Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:45 min.
Etichetta:Elevator Records
Distribuzione:Goodfellas

Tracklist

  1. I WANT YOU
  2. CURE ME BABY
  3. SUICIDE
  4. ANOREXIA
  5. SO FAR
  6. THE BEGINNING OF THE END
  7. DEEP TREASON
  8. LIKE EGGS
  9. YOU IN THE FIRE
  10. ANOTHER FUCKING BALLAD
  11. DWYWD
  12. SMILE WITH YOU
  13. NO LIES

Line up

  • Claudio Pisciottano: vocals, guitar
  • Giuseppe Cavuoto: guitar
  • Alessandro Guccione: drums, backing vocals
  • Simone Franco: bass

Voto medio utenti

Alla base di tutto c’è il grunge, e poi anche generi più autoctoni come il punk, la psichedelia e il blues, ma forse la descrizione più corretta per il materiale assemblato dai torinesi Klinefelter nel loro full-length “Throat” è quella che riferisce di una forma di hard rock moderno a 360° (o rock post-atomico, come ironicamente autodefiniscono il loro approccio stilistico, in un crogiolo dove vengono fusi AIC, Creed, Violent Femmes, QOTSA, The Black Keys e la Blues Explosion di Jon Spencer …), capace di filtrare attraverso il prisma di una notevole sensibilità ed eclettismo espressivo la solida base formativa che la contraddistingue.
Dura, accattivante, mutevole o malinconica a seconda delle atmosfere, la musica del Cd propone un variegato campionario di vicende soniche assai appaganti, in cui è sempre la “forma canzone” a prevalere, in un oculato equilibrio tra impatto, furbizia melodica e creatività.
Nei quarantacinque minuti del disco troverete le linee armoniche dirette e spigliate di “I want you” (brano di cui esiste anche un divertente videoclip), che diventano vagamente oblique in “Suicide” (con bagliori dei Blur nell’impasto!), "Deep treason” e “Smile with you”, l’approccio irrequieto e catartico di “Cure me baby”, “Anorexia”, “Like eggs” (che mi ha ricordato addirittura qualcosa dei Think Tree) e "You in the fire” e ancora l’intensità palpabile delle ballate visionarie e magnetiche “So far”, “The beginning of the end”, "Another fucking ballad” e “No lies”, un settore in cui il gruppo pare eccellere in modo particolare, scontando modesti eccessi di ruffianeria e di prevedibilità solo nella comunque piacevole “Dwywd”.
La voce di Claudio modula le varie interpretazioni con misura, calore e vitalità, e assieme alle specificità esecutive dei suoi abili sodali costruisce con dovizia le brillanti trame sonore dell’albo, ostentando una coesione collettiva (da considerare un autentico punto di forza della band, del resto citato come tale anche nel volantino promozionale offerto a supporto dell’opera) davvero significativa, in grado, a mio modo di vedere e “sentire” le cose, di portare lontano i nostri Klinefelter, per i quali limito gli entusiasmi attendendomi, come solitamente accade agli emergenti maggiormente promettenti, un pizzico di ulteriore coraggio nell’osare qualche soluzione ancora più carismatica e persuasiva.
Per ora, impressioni ampiamente positive, che trascendono in modo abbastanza perentorio una “normale” ammirazione per la scena underground attuale: piuttosto ricca, valida e livellata.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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