Manacle - No Fear to Persevere...

Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2018
Durata:28 min.
Etichetta:No Remorse Records

Tracklist

  1. FIGHT FOR YOUR LIFE
  2. TEARS OF WRATH
  3. JOURNEY'S END
  4. LIVE FAST, DIE FAST
  5. WITCHES HALLOW
  6. STAND TALL

Line up

  • Inti Paredes: guitars, vocals
  • Kevin Pereira: vocals
  • Shawn Vincent: bass

Voto medio utenti

#nofilter

Può un disco di classico heavy metal, pieno di piccoli difetti, lungo solamente 28 minuti, con una copertina di merda essere un gran bel disco?
Sì, cazzo!

Durante l'ascolto di "No Fear To Persevere", debutto dei canadesi Manacle (nome orrendo) mi sentivo come un allenatore che a bordo campo urla le correzioni ai propri giocatori: "ma porca puttana, può una canzone finire in quel modo, proprio sul più bello?", oppure "peché due pezzi su sei iniziano con la sola batteria che rulla? Ma cosa cazzo state facendo, un soundchek?" o ancora, "ma nooo nooo! Che ritornello fiacco, spingi di più con quella voce, stronzo! Dai che si vola!".

#selfcontrol

Tutto vero, perché con qualche accortezza in più sarebbe potuta uscire una bomba. Ma non disperate, il disco c'è eccome!
I Manacle hanno un fuoco pazzesco dentro, hanno la fiamma dell'heavy metal accesa a manetta (ma che bel gioco di parole...) e pazienza se ci sono diverse imperfezioni nei pezzi, l'energia e la convinzione ci sono tutte. Agent Steel, Priest, Omen, insomma, tutto quello che è metal classico, melodico, potente e suonato velocemente lo potete trovare dentro "No Fear To Persevere". Una delle armi più efficaci della band è sicuramente la buonissima voce di Pereira, uno in grado di andare sì in alto ma senza ostinarsi, sa infatti variare registro e interpretare bene i pezzi, dando davvero una marcia in più.
Quando le sei canzoni del disco finiscono, si ha subito voglia di riascoltarle, sintomo di una scrittura efficace, lineare ma non banale, che riprende l'operato dei grandi del genere ma senza copiare nessuno in particolare.
La produzione è buona, così come le abilità dei musicisti, anche se si sente in parte la mancanza di una seconda linea di chitarra e quella di Paredez, negli assoli più veloci o complicati, pasticcia un po'. Buono lo spazio riservato al lavoro di basso che sa prendersi anche qualche momento da protagonista.

Troppo semplice? Un disco già fatto centinaia di altre band? Non sono innovativi? Non potete farci nulla, questo è heavy metal.
Non mi resta da aggiungere altro se non suggerire agli amanti delle sonorità classiche di tenere d'occhio le nuove leve che stanno uscendo da USA (Visigoth, Eternal Champion, Khemmis, Sumerlands...) e Canada (Emblem, Gatekeeper, Spell...).
Il sottobosco è più vivo che mai, tenetelo in vita, non calpestatelo con i soliti nomi.


Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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