Magnum - Lost On The Road To Eternity

Copertina 8

Info

Anno di uscita:2018
Durata:67 min.
Etichetta:Steamhammer / SPV

Tracklist

  1. PEACHES AND CREAM
  2. SHOW ME YOUR HANDS
  3. STORM BABY
  4. WELCOME TO THE COSMIC CABARET
  5. LOST ON THE ROAD TO ETERNITY
  6. WITHOUT LOVE
  7. TELL ME WHAT YOU’VE GOT TO SAY
  8. YA WANNA BE SOMEONE
  9. FORBIDDEN MASQUERADE
  10. GLORY TO ASHES
  11. KING OF THE WORLD

Line up

  • Tony Clarkin: guitars
  • Bob Catley: vocals
  • Rick Benton: keyboards
  • Al Barrow: bass
  • Lee Morris: drums

Voto medio utenti

Considero i Magnum un po’ alla stregua di un “vecchio amico”. Quello su cui puoi sempre contare, che difficilmente ti deluderà e del quale, ahimè, qualche volta, ti dimentichi, distratto dall’affannosa ricerca d’inedite relazioni musicali.
Un “errore” che emerge a ogni nuova uscita e che mi costringe puntualmente ad attingere alla mia preziosa collezione e rispolverare i passi salienti di una carriera discografica che dal 1978 non ha in pratica mai avuto evidenti cedimenti.
Lost on the road to eternity” è l’ennesima (la ventesima in studio, per la cronaca) dimostrazione dell’innata efficacia del tipico suono dei britannici, un’elegante e personale mistura di prog, pomp, hard e AOR, dal dosaggio evolutosi nel tempo e mai “appassita” grazie alla tensione emozionale della voce di Bob Catley, alla sensibilità e alla perizia della chitarra di Tony Clarkin e a un songwriting talmente ispirato da non temere in alcun modo fenomeni d’inesorabile ossidazione.
Al risultato contribuiscono poi anche Al Barrow, Lee Morris (Ten, Paradise Lost) e il tastierista Rick Benton (a cui va un plauso particolare per la brillante prestazione), abilissimi nell’assecondare con spiccata attitudine i due storici leader della band, confezionando un albo dove ancora una volta si combinano in maniera impeccabile melodie cristalline, enfasi barocca e pulsante forza espressiva.
Impreziosita dallo splendido artwork firmato Rodney Matthews (un altro artista, nel suo campo, davvero inossidabile …), l’opera offre delizie di raffinata immediatezza cardio-uditiva come “Peaches and cream”, "Storm baby” e "Without love”, splendide composizioni maggiormente elaborate del calibro di "Welcome to the cosmic cabaret” e “King of the world” e frammenti di pura arte Magnum-esca intitolati “Show me your hands” e “Tell me what you’ve got to say”.
Il resto del programma, compresa una magniloquente title-track a cui collabora fattivamente lo special-guest Tobias Sammet, è un concentrato di classe e mestiere, forse leggermente meno intenso e tuttavia da inserire nel novero di quel “convenzionalismo di livello superiore” proprio di molti monumenti della storia del rock.
Complessivamente siamo dunque di fronte a un altro disco di grande valore dei Magnum, un gruppo invidiabile per coerenza e vitalità, che non merita di essere dato per “scontato”, e a cui, pur conservando la loro imprescindibile curiosità, tutti i musicofili si devono rivolgere con entusiasmo ogni qualvolta desiderino cogliere il senso più autentico dei termini talento, stile e catalizzante suggestione emotiva.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 26 gen 2018 alle 17:12

Dopo la rinascita degli Orphaned Land, oggi mi godo pure questa ennesima grande conferma. Sempre ispirati e interessanti, grandissimi Magnum.

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