Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:55 min.
Etichetta:429 Records

Tracklist

  1. WHO NEEDS THE YOUNG
  2. GOING ALL THE WAY (A SONG IN 6 MOVEMENTS)
  3. SPEAKING IN TONGUES
  4. LOVING YOU IS A DIRTY JOB (BUT SOMEBODY'S GOTTA DO IT)
  5. SOUVENIRS
  6. ONLY WHEN I FEEL
  7. MORE
  8. GODZ
  9. SKULL OF YOUR COUNTRY
  10. TRAIN OF LOVE

Line up

  • Meat Loaf: vocals
  • Ellen Foley: vocals
  • Karla DeVito: vocals
  • John Miceli: drums
  • Paul Crook: guitars, loops, synths
  • Randy Flowers: guitars, vocals
  • David Luther: sax, organ, strings, horn arrangements
  • Justin Avery: piano, synth, strings, backing vocal arrangements
  • Danny Miranda: bass guitar
  • Stacy Michelle: vocals
  • Cian Coey: vocals
  • Alicia Avery: backing vocals
  • Rickey Medlocke: guitars

Voto medio utenti

Mi accingo a scrivere una recensione poco oggettiva e ancor meno imparziale, come poche volte mi è capitato finora. Questo perché, da un lato, per me Meat Loaf è sempre stato irraggiungibile da molti punti di vista (dalla caratura artistica alla massa corporea) così come avrei (forse?) venduto l'anima al diavolo per avere un briciolo della creatività, della follia e del talento compositivo di Jim Steinman.

C'è chi ha detto che "Braver Than We Are" è un disco di cover (cosa abbastanza vera, di "nuovo" non c'è praticamente nulla se non buona parte degli arrangiamenti), c'è chi lo ha etichettato come peggior album del 2016 (ed è uscito solo a settembre) e c'è chi è semplicemente rimasto indifferente dopo averlo ascoltato. Io, una volta tanto, voglio fare la voce fuori dal coro.

Questo full-length è pieno zeppo di momenti discutibili e/o imbarazzanti (soprattutto dalla metà in poi, vedasi "Skull Of Your Country" con alcuni stralci di "Total Eclipse Of The Heart" o la conclusiva "Train Of Love", traccia da brividi nel senso peggiore del termine) ma, come spesso Meat Loaf mi/ci ha abituato, è in grado anche di toccare delle vette inarrivabili per chiunque. La voce non è più quella di un tempo, è vero, e lo si capisce già dall'iniziale e disorientante "Who Needs The Young", a cavallo tra rock'n'roll, cabaret, circo e teatro. "Going All The Way" (una "I'd Do Anything For Love" del nuovo millennio) potrebbe venire da un disco della Trans-Siberian Orchestra o degli ultimi Avantasia, ma la verità è che Paul O'Neill e Tobias Sammet hanno saccheggiato in più di un'occasione la discografia di Steinman (probabilmente quasi quanto solo Steinman ha fatto con sé stesso), ed è commovente sentire le voci di Ellen Foley e Karla DeVito ancora una volta (le cantanti di "Paradise By The Dashboard Light", la prima nella versione in studio, la seconda nei tour di supporto a "Bat Out Of Hell"). "Speaking In Tongues" fa tornare alla mente i momenti più pacati di "Dead Ringer", mentre "Loving You Is A Dirty Job" è il primo mezzo passo falso dell'album, un tentativo un po' goffo di ammodernare un sound già caratteristico ed elaborato di per sé. "Souvenirs" è un altro apice, un brano dall'arrangiamento incentrato sui sassofoni carico di groove e di atmosfere da locale lounge di Manhattan. "Only When I Feel" fa intuire da dove Jon Oliva ha mutuato un certo tipo di interpretazione, mentre "More" (ma solo io ricordo la versione degli Shaman di Matos presente su "Reason" oltre a quella dei Sisters Of Mercy? ndr) soffre in parte del trattamento riservato a "Loving You...", anche se suona molto più riuscita ed heavy per gli standard del "polpettone". "Godz" è un po' troppo sfaccettata considerando la sua breve durata (musical, un po' di hard rock, qualcosa della Disney più avventurosa e chi più ne ha più ne metta) e prelude al finale, non proprio all'altezza, di cui ho scritto all'inizio.

L'augurio (e la speranza) è che Meat Loaf sia abbastanza lungimirante da chiudere qui la sua carriera: francamente non credo che possa andarsene a testa più alta di così.
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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