Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:31 min.

Tracklist

  1. HEADSTRONG
  2. FIRE BELOW
  3. STAY THE NIGHT
  4. THE LOSER SONG
  5. CHAOS
  6. FOR ALL THE TIME WE WASTE
  7. NOT ENOUGH
  8. LITTLE DEVILS SCRATCHED MY EARS
  9. BAD GROWING

Line up

  • Chris: vocals
  • Guarro: guitar
  • Kina: guitar
  • Lava: bass
  • Boe: drums

Voto medio utenti

Sono di Rivoli (gloriosa provincia sabauda!) e anche senza sapere nulla della loro storia, la prima cosa che si percepisce durante la fruizione di “Fake mistake” è che i membri dei Waste Pipes non sono esattamente degli sprovveduti e che di musica ne hanno ascoltata tanta.
Scoprire che si tratta di un gruppo nato nel 2003, che da allora non ha mai subito modifiche di line-up e che questa è la loro quarta fatica discografica non fa che avvalorare l’idea di una formazione affiatata, la quale, grazie alla sua esperienza, ha verosimilmente compreso quanto sia importante possedere un background ampio e variegato per affrontare con l’approccio “giusto” una scena musicale costipata e livellata come quella attuale.
Tanti influssi artistici (Led Zeppelin, The Cult, Gluecifer, The Music, Hardcore Superstar, Royal Blood, …) e stilistici (dall’hard-rock all’alternative, passando per street metal e punk), dunque, amalgamati con innato gusto e misura, in modo da comporre un mosaico sonoro composito e non per questo poco omogeneo.
Con i suoi nove godibilissimi frammenti l’albo dimostra le qualità espressive di una band piuttosto abile nel costruire canzoni sempre “a fuoco”, spaziando con disinvoltura dalle suggestioni umbratili di “Headstrong” e della sorprendente “Chaos” (con un pizzico di “fantasia”, si potrebbe parlare di una specie di jam session tra Skid Row e The Doors!) all’evocativo roots-rock di “Fire below”, per poi rimescolare il tutto con inalterata spigliatezza e andando a lambire, attraverso le trame vaporose di “Stay the night”, talune atmosfere care al pop-punk.
The loser song” accentua la componente “stradaiola” del sound, “For all the time we waste” combina melodia e grinta e la bellissima “Not enough” ha i mezzi per conquistare i musicofili di ogni generazione (magari pure i fans dei Linkin’ Park!).
Ancora scosse elettriche dall’irresistibile groove funky di “Little devils scratched my ears”, mentre la cangiante “Bad growing” sembra un po’ il compendio di quanto abbiamo ascoltato finora, ovvero una brillante trascrizione delle tante sfaccettare del “Grande Vecchiorock n’ roll.
E bravi Waste Pipes … in un colpo solo avete messo a tacere quelli che sostengono che l’underground è ormai oltremodo pavido e privo di ogni slancio propulsivo e chi ritiene che nel 2016 in certi generi non si possa trovare il modo di essere propositivi e non banali.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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