Copertina 7

Info

Anno di uscita:2006
Durata:63 min.
Etichetta:Frontiers
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. TWO LEGGED SHEEP
  2. NOT HERE TO BE YOUR FRIEND
  3. SAME OLD STARS
  4. AIN'T CRYING FOR THE MOON
  5. PERFECT CITIZEN
  6. THIS IS MY LIFE
  7. BON SCOTT
  8. REMOVED THE STING
  9. FRIENDS IN SPIRIT
  10. DARKROOM
  11. LOOK AT YOU
  12. ACROSS THE UNIVERSE
  13. GET IT ON (2006 VERSION)

Line up

  • Lenny Wolf: all instruments

Voto medio utenti

Credo che la storia dei Kingdom Come sia cosa piuttosto nota tra gli appassionati di hard-rock; una vicenda fatta di supponenza, talento, invidie varie, provocazioni e di un disco d’esordio straordinario, perfetto nella sua "illuminata" derivazione di marca Zeppeliniana.
Seguirà una produzione caparbia e di pregevole qualità (direi soprattutto il secondo "In your face" e "Hands of time" del 1991) pur senza raggiungere lo stato di grazia del debutto.
La "scomodità", il carisma e il carattere complesso del leader Lenny Wolf ha trasformato progressivamente una formazione affiatata in una sua "creatura personale", con il vantaggio di avere il controllo assoluto della situazione, ma probabilmente pagando lo scotto di una certa eccessiva omogeneità nelle composizioni, frutto esclusivo di un’unica mente e tradotte in musica praticamente da un unico "braccio".
E’ questo probabilmente il difetto principale di "Ain't crying for the moon", vicino da questo punto di vista al suo predecessore "Perpetual" (sempre su etichetta Frontiers) dal quale però eredita anche gran parte degli aspetti positivi, quali intriganti melodie e un gradevole tocco "attualizzato", inseriti oggi in un clima che vede a tratti accentuati il nerbo e il temperamento melodrammatico.
La voce di Lenny, mantenendo gli ormai inconfondibili registri di natura Plant-esque, dimostra maturità e un eccellente stato di forma generale, e canzoni come "Two legged sheep", "Not here to be your friend", l’umorale e intensa title-track, la deliziosa ballata "Removed the sting" e "Friends in spirit", contraddistinta da un misurato arrangiamento elettronico, rappresentano un perfetto scenario per le sue innegabili doti tecnico-emozionali.
Altrove il disco s’appiattisce leggermente, mantiene un certo pregio, ma forse tende a sfruttare oltremodo una struttura musicale che alla lunga può stancare anche il più devoto dei KC soldiers.
Da segnalare inoltre un energico e diretto hard number denominato "Bon Scott", dedicato ovviamente al compianto storico vocalist degli AC/DC, la discreta cover dei Beatles "Across the Universe" (ma allora c’era del "vero" in quella famosa dichiarazione "non ascoltiamo i Led Zeppelin, preferiamo i Beatles" resa dalla band, secondo quanto riportano le cronache, ai tempi di "Kingdom Come" come difesa nei confronti dei molti critici che la accusavano di plagio e ricordata come una delle affermazioni più "spudorate" e probabilmente anche controproducenti della recente storia del rock!) e inevitabilmente la riedizione della splendida "Get it on", ancora capace di procurare vibrazioni di piacere scacciando quella brutta sensazione di "raschiamento del barile".
Tutto sommato si tratta di una conferma del giudizio espresso nel disco precedente, anche se per poter arrivare a questa conclusione è stato necessario ricorrere altresì ad un certo sforzo d’immaginazione, tenuto conto di quei "safety cuts" (in pratica l’effetto del disco che "salta") voluti dall’autore e inseriti sistematicamente nelle singole tracce allo scopo di "avoid illegal sales and internet downloading", come recita il warning sul retro copertina del promo.
Ecco, quindi, manifestarsi un altro di quegli esecrabili espedienti, inutili peraltro, che danneggiano esclusivamente l’attività di chi invece dovrebbe contribuire a conferire visibilità al lavoro degli artisti musicali.
La stima che nutro per la Frontiers e pure quella che riservo a Mr. Wolf (appena un po’ diminuita, dopo questa "abile" mossa) mi "costringono" ad arrivare comunque ad una valutazione, sperando vivamente che questo tipo d’atteggiamento non si ripeta e non faccia ulteriori proseliti.
Un buon disco Lenny, ma questa non mi è proprio piaciuta!
Recensione a cura di Marco Aimasso

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