Copertina 6,5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2015
Durata:51 min.
Etichetta:Despotz Records

Tracklist

  1. RUNNING FROM THE TYRANT
  2. IWO JIMA
  3. MASTERS AND CROWNS
  4. BEHIND THE WALLS
  5. ATON
  6. CHILDREN OF THE STORM
  7. STEELBREAKER
  8. EYES OF THE LIAR
  9. FOOLS MARCHES ON

Line up

  • Isak Stenvall: vocals
  • Peter Ellström: guitars
  • Fredrik Kelemen: guitars
  • Emil Öberg: bass
  • Sebastian Pedernera: drums

Voto medio utenti

Gli svedesi Lancer si sono conosciuti alla Music Academy di Ingesund e la lezione imparata sui banchi di scuola non sembra essere andata sprecata. Il loro secondo album, "Second Storm", li vede, infatti, spaziare senza alcuna apparente difficoltà tra il Power Metal di Hammerfall, Helloween o Gamma Ray, ed il più classico Heavy Metal a tempo debito già istituzionalizzato da Iron Maiden e Judas Priest.

Con "Running from the Tyrant" rimandano proprio a quei loro connazionali autori di "Glory to the Brave", un paragone supportato dalla voce di Isak Stenvall non troppo lontana da quella di Joacim Cans, anche se con accenni maideniani e soluzioni vocali alla Edguy. Su "Iwo Jima" i Lancer ossequiano apertamente gli insegnamenti del Professor Steve Harris (avete presente "22 Acacia Avenue") pur con un trattamento che ci si sarebbe potuto aspettare dagli Enforcer. Il tempo di sottilineare l'apprezzabile lavoro svolto dalla coppia Per-Owe Solvelius e Fredrik Kelemen, che i nostri fanno un salto fino in Germania sulle traccie dei cuginetti Helloween & Gamma Ray con "Masters and Crowns" e quindi con la speedy "Behind the Walls". Maggiormente ponderata e fin troppo leziosa "Aton", che nel passo e nei suoi chiaroscuri vocali ricorda non poco i primi Edguy, e se è il basso di Emil Öberg a dettare i tempi della scattante "Children of the Storm" tocca poi ai Judas Priest (sempre che non abbiano delegato i discepoli Primal Fear) dare le coordinate per far decollare "Steelbreaker".
Rimangono solo un paio di episodi prima di concludere il disco, con "Eyes of the Liar" che prova a confondere le acque con un inizio cinematografico, poi il sipario si alza e le influenze si svelano puntando il dito verso gli Helloween, cui guarda anche "Fools Marches on", brano dai pochi fronzoli e subito lanciato a discrete velocità.

Lezioni imparate a dovere e messe a frutto in maniera più che positiva.
Chi mi spiega però che c'entra uno struzzo, stavolta in versione terminator, sulla copertina del disco? Sempre che non sia solo una risposta low-cost all'aquila di "Screaming for Vengeance"...




You want it all, but you can't read it
It's in your face, but you can't read it
What is it? It's it
What is it? ... it's the review
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 21 mag 2015 alle 00:23

Album carino, sembra la brutta copia di un album di Tobias Sammet!

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