Copertina 6

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2023
Durata:49 min.
Etichetta:Reaper Entertainment

Tracklist

  1. CADENCE OF LIFE
  2. MADNESS IS KING
  3. QUEEN OF FIRE AND WIND
  4. THE DARKEST SHADOW OF LIFE
  5. FORETOLD STORY
  6. KINGDOM OF EXILES
  7. THE REALM OF THE FOREST
  8. GHOST LIGHT
  9. MEMORY OF MAN

Line up

  • Clara Held: vocals, violins
  • Pablo Heist: vocals (guest)
  • Kim Fritz: drums
  • Eric Tobian: bass
  • Roman Willaredt: guitars
  • Christian Spöri: guitars

Voto medio utenti

"The privateer is watching, the moon provides the only light... "

Per quanto il nome adottato della band della Foresta Nera, sembri rimandare all'omonima canzone di "Black Hand Inn" e vengano riproposte tematiche e ambientazioni piratesche, non sono poi molte le similitudini tra i The Privateer e i Running Wild, anzi. Infatti, il loro è un Folk-Power che è maggiormente in debito con gli Alestorm e con richiami assortiti tra Ensiferum, Eluveitie, Sabaton, Arch Enemy, Skyclad, e oggi, dopo più di cinque anni alle catene su qualche galea... danno un seguito a "The Goldsteen Lay".

Sul nuovo "Kingdom of Exiles" si è fatto ancor più centrale il ruolo della violinista Clara Held, passata anche dietro al microfono dove è ancora affiancata alla sua storica controparte maschile, quel Pablo Heist giunto però al termine della navigazione con i The Privateer, dato che era già stato sostituito prima da Jonas Piraterie e infine da Pascal Streb.

Introdotte da "Cadence of Life", le briose schitarrate di Roman Willaredt e Christian Spöri menano subito le danze di una "Madness is King" ben declamata dal duo Held e Heist, nel classico stile dei The Privateer, che puntano sempre ad espandere i confini del canonico Power Metal. Così come fanno pure sulla seguente "Queen of Fire and Wind", un po' caciarona e scombinata, con troppe cose ficcate dentro il pezzo, una spolverata di Viking, Folk, Power, Celtic, Death, gli immancabili "ohohohoh" e pure un piano, con l'idea che di per sé non sarebbe male, ma andrebbe sviluppata meglio, in maniera più armonica e meno caotica.
"The Darkest Shadow of Life" riprende da dove ci aveva lasciato il pezzo precedente, per inasprire i toni, che si fanno caldi sotto le scudisciate di Clara Held, peccato che i cori e anche le linee vocali soliste (che ricordano certe rincorse forsennate di Martin Walkyier ai tempi dei Sabbat) complichino la scorrevolezza del brano. Un delicato arpeggio apre poi in maniera ariosa e saltellante un episodio dove è Heist a prendere il timone, mentre il resto dell'equipaggio si muove in maniera scomposta cercando, comunque, di dare il proprio contributo alle atmosfere romantiche e darkeggianti di "Foretold Story".

Siamo ormai oltre al mezzo giro di chiglia, e non mi è ancora riuscito di entrare del tutto in sintonia con l'album, tocca quindi alla titletrack provare a cambiare il mood, e grazie alla maggior compattezza qualche risultato in più lo porta a casa. Interlocutorio il tentativo acustico (quasi alla Simon & Garfunkel) di "The Realm of the Forest" ma decisamente più soddisfacente il deciso assalto al limite dello Scandinavian Death Metal da parte di "Ghost Light" che viene addolcita dalle note del violino prima di un finale ad alta intensità. Infine, con la conclusiva "Memory Of Man" si torna su regimi più moderati, qualcosa tra i Blind Guardian acustici e i Dark Tranquillity di "Therein".

Tante idee. Pure troppe. Alcune riuscite, altre meno. Diciamo che su "Kingdom of Exiles" fanno pari e patta.




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Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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