AA.VV. - The Tapestry of Delights

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2002
Durata:78 min.
Etichetta:Black Widow
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. FANFARE-FIRE POEM (THE CRAZY WORLD OF ARTHUR BROWN)
  2. BLACK SNAKE (ATOMIC ROOSTER)
  3. MISLEADING COLOURS (GODS)
  4. WHY ARE WE SLEEPING? (SOFT MACHINE)
  5. BRAIN (ACTION)
  6. THE JOKE (HIGH TIDE)
  7. RUMBLING SPIRES (TYRANNOSAURUS REX)
  8. EVIL WOMAN (BLACK SABBATH)
  9. UNCLE HARRY (PINK FAIRIES)
  10. WE TOOK THE WRONG STEP YEARS AGO (HAWKWIND)
  11. RED SUN (JANUS)
  12. POOR LADY (ARCADIUM)
  13. JEWEL (TYRANNOSAURUS REX)
  14. EVENING OVER ROOFTOPS (E. BROUGHTON BAND)
  15. SOUL THING (ARZACHEL)

Line up

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Grande passione e profonda conoscenza di un fondamentale momento storico della musica rock sono le motivazioni che hanno spinto le menti della Black Widow a mettere in cantiere questa produzione. Non vi sono dubbi sull’importanza degli sconvolgimenti sociali, politici, culturali, artistici, verificatisi a partire dalla metà degli anni ’60 e proseguiti con intensità decrescente fino a buona parte del decennio successivo. Mutamenti che, piaccia o meno, hanno contribuito alla formazione della società attuale e che personalmente ho vissuto in diretta pur se all’epoca poco più di un ragazzino. Altrettanto indiscutibile che il suolo musicalmente più fertile sia stato ai tempi quello britannico, là dove una miriade di nuovi gruppi cominciò uno straordinario discorso di sperimentazione, innovazione, frantumazione delle regole (su tutte l’abbandono frequente della forma-canzone), che possiamo oggi inquadrare come movimento “progressive & psychedelic rock”. L’ottima idea della label genovese è stata quella di attivare quattro gruppi di culto ad essa collegati per lasciarli liberi di rivisitare e reinterpretare una serie di brani di quel periodo in un ottica e con vibrazioni contemporanee. Esperimento da cultori e storici del rock assolutamente meritevole e riuscito, grazie a formazioni che da anni propongono uno stile fortemente influenzato da queste sonorità, ed interessante sia per chi apprezza e mastica il sound in questione sia per coloro che hanno mancato per motivi anagrafici quegli anni frementi. La scelta dei brani, lasciata ai musicisti, non è certo banale dato che spazia da tracce piuttosto conosciute fino a dimenticate gemme note solo ai più esperti ed il livello esecutivo risulta di assoluta rilevanza. Vista la folta scaletta inutile proseguire con lunghi elenchi di merito, preferisco limitarmi ad alcuni accenni condensativi. I fiorentini Standarte, per me la migliore espressione nostrana di prog-hard rock, tanto bravi quanto avari nelle uscite (io sono fermo allo stupendo “Stimmung” datato 1998), aprono le danze con il loro raffinato retrò-sound che splende in particolare nell’ammaliante “Black snake”, capolavoro degli Atomic Rooster di Vincent Crane ai quali gli Standarte sono stati più volte accostati non senza ragione. Piacevolmente hard la versione dei Gods, nei quali militavano Ken Hensley e Lee Kerslake pre-Uriah Heep. A seguire i loro labelmates, i britannici Beggars Farm alle prese con uno psycho-space rock che va a nozze con i brani di Hawkwind ed High Tide (la sognante “The Joke” con struggente parallelo violino – chitarra acida), ma anche col classico Sabbathiano “Evil woman” (in realtà coverizzato a loro volta da Ozzy e soci). Terzo gruppo i tedeschi Fantasyy Factoryy che si cimentano con canzoni da archeologia guidati dai ricami del chitarrista Alan Tepper, pescandole dai misconosciuti Janus ed Arcadium e rendendo omaggio a Marc Bolan (T-Rex) dando un taglio ultralisergico alla sua “Jewel”. Finale addirittura strepitoso con “Soul thing” degli oscuri Arzachel (che l’avevano clonata da un pezzo ancora più antico) dilatata in una immensa jam ultraterrena dai seminali ed eccellenti Sun Dial, band in giro da più di un decennio di orgoglioso anti-business. Dieci minuti d’imperdibile magia psycho-rock che chiudono al meglio questo disco. Bello l’artwork Malleus con futuro e passato che s’incontrano sotto un cielo Union Jack, esauriente il booklet dove Vernon Johnson, autore del libro-bibbia “Tapestry of delight” al quale tutta l’operazione s’ispira, sintetizza gli eventi di quell’era così intensa. Per i malati di collezionismo esiste una versione in doppio vinile. Che si può volere di più? Un’uscita colta, istruttiva e, nello stile Black Widow, al di fuori delle mode.

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