Orphaned Land - The Never Ending Way Of ORwarriOR

Copertina 9,5

Info

Anno di uscita:2010
Durata:78 min.
Etichetta:Century Media

Tracklist

  1. SAPARI
  2. FROM BROKEN VESSELS
  3. BEREFT IN THE ABYSS
  4. THE PATH - TREADING THROUGH DARKNESS
  5. THE PATH, PT. 2 - THE PILGRIMAGE TO OR SHALEM
  6. OLAT HA'TAMID
  7. THE WARRIOR
  8. HIS LEAF SHALL NOT WITHER
  9. DISCIPLES OF THE SACRED OATH, PT. 2
  10. NEW JERUSALEM
  11. VAYEHI OR
  12. M I ?
  13. BARAKAH
  14. CODEWORD: UPRISING
  15. IN THY NEVER ENDING WAY (EPILOGUE)

Line up

  • Kobi Farhi - Vocals, Chants, Growls, Narrations, Choirs, Backing Vocals
  • Yossi Sassi Sa'aron - Lead Guitars, Acoustic Guitars, Saz, Bouzouki, Oud,
  • Chumbush, Piano, Backing Vocals
  • Matti Svatizky - Rhythm Guitars, Acoustic Guitars
  • Uri Zelcha - Bass, Fretless Bass, Acoustic Bass

Voto medio utenti

Non era per niente facile riuscire ad eguagliare la spinta innovativa di un album intenso come "Mabool", il cui unico difetto poteva essere sintetizzato in una produzione leggermente impastata ed in una approssimativa cura in fase di arrangiamento. Ma gli Orphaned Land sono nel frattempo diventati una realtà importante, se non fondamentale, per l'evoluzione del metal moderno, ed era almeno prevedibile che "Never Ending Way Of ORwarriOR" colmasse quell'unica, comunque veniale lacuna. Ma al di là di una certosina attenzione a livello di suono, la band israeliana si produce in un lavoro altamente spettacolare che, fin dai suoi più palesi propositi, cerca di individuare un trait d'union tra le principale religioni monoteiste (Ebraismo, Cristianesimo ed Islam). Si sa, da sempre la musica è considerata linguaggio universale, capace di mettere d'accordo persone ai lati opposti del globo o del pensiero, ed indubbiamente il melting pot culturale di "Never Ending Way Of ORwarriOR" consente di avere una visione "obliqua" della realtà, individuando in ciascuna cultura la sua ragion d'essere, al di là di fanatiche chiusure mentali ed intolleranze varie. Dal punto di vista prettamente stilistico, se i puristi del progressive inorridiranno nel vedere accostato questo aggettivo ad una band dalle saltuarie pulsioni Opeth-iane, mi sembra che ci sia ben più sostanza avant-guardistica in questo sontuoso platter che in qualunque replica neoromantica dei vari Genesis, Yes o delle loro derivazioni metalliche (Dream Theater ed "alunni" vari). Oggi come oggi, gli Orphaned Land sono un gruppo assolutamente unico, ed in un'epoca di atroce piattume e sterile fossilizzazione su tematiche già trite e ritrite, questa constatazione deve essere considerata un piccolo evento. Album dell'anno (2010), senza nè se nè ma.
Recensione a cura di Alessandro Ariatti

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 16 gen 2011 alle 12:51

FInalmente è arrivata! Album stupendo in ogni sua parte, di difficile assimilazione ( richiede molti ascolti, all'inizio può sembrare prolisso infatti), ricchissimo di atmosfere mediorientali e di una sana, metallica potenza! Concordo pienamene sul voto

Inserito il 15 gen 2011 alle 19:59

forse non ha la stessa carica dirompente/innovativa/schizoide di Voivod (e del loro mega-classico "Dimension Hatross), ma è indubbio che siamo davanti ad una band dalle caratteristiche uniche e difficilmente replicabili.

Inserito il 15 gen 2011 alle 15:30

Alla buon ora! Comunque io arrangiamenti approssimativi in quel capolavoro di "Mabool" non ne ho sentiti.

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