Copertina 5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2003
Durata:37 min.
Etichetta:Black Lotus
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. THE FIRE BURNS
  2. SUNYA - BINDU
  3. MENTAL IRRUPTION
  4. OBVIOUS INEXISTENCE
  5. PURITY'S FAILURE
  6. HORRENDA NOX
  7. REQUIEM OH HATRED
  8. WAITING'S REWARD
  9. CRYPTIC PARANOIA
  10. THY DOWNFALL
  11. THE FIRE GOES OUT

Line up

  • Necro: guitar
  • Psychaos: guitar
  • Snegodron: vocals
  • Diastropheus: bass
  • VitastNemesis: drums

Voto medio utenti

Esattamente un anno fa, in conclusione alla recensione del debutto degli Enshadowed, avevo scritto queste testuali parole: "Gli E. sono uno dei pochi gruppi emergenti che ho sentito negli ultimi mesi, su cui scommetterei per il futuro!". Fortuna che nessuno mi ha contattato per siglare la scommessa, ed esco pulito da questa pesante sconfitta. 365 giorni dopo la line-up è praticamente cambiata del tutto (solo il chitarrista Necro è rimasto al suo posto) e la direzione musicale è quanto di più diverso mi sarei mai potuto aspettare rispetto al precedente "Messengers Of The Darkest Dawn": a dire il vero quel disco conteneva già qualche riff orientato verso il death, e l'avevo anche sottolineato nel corso della recensione, ma lungi da me pensare che il gruppo greco sarebbe finito per passare da un furioso black in stile scandinavo al death metal old-school! Tagliati tutti i ponti con il passato, vediamo di analizzare cosa ci riserva il presente. Se prima i punti di riferimento erano Mayhem e Satyricon, ora non ci resta altro che prendere atto dell'amore dei nostri nei confronti di Morbid Angel e Suffocation, in un mix (che spesso non risparmia neanche qualche puntatina di ritorno verso il black) che mi ha ricordato per certi versi il lavoro degli Zyklon di Samoth. Un sound potente, aggressivo, intenso (e non potrebbe essere altrimenti, visto il titolo dell'album), che non disdegna a volte qualche decelerazione a scopo recupero del respiro. La tecnica dei singoli musicisti è più che adeguata, e anche le capacità non troppo precise del batterista vengono nascoste sapientemente da un drumming molto vario e fantasioso. Dove stanno allora i problemi? Il primo è di natura affettiva: purtroppo non sentirò più un'altra stupenda "Northbound", e questo mi dispiace moltissimo. Il secondo è di natura commerciale: gli Enshadowed si lasciano alle spalle il mercato black in cui avevano ricevuto enormi consensi, vista l'attuale crisi del settore, per buttarsi in una nuova avventura nello scaffale death dove però, per loro sfortuna, l'affollamento è ai massimi storici e i soliti nomi rischiano di farli presto scomparire nel dimenticatoio. Improponibile un confronto con i nomi storici, ma anche tra chi arriva adesso c'è chi sa fare di più e di meglio (ad esempio i Blood Red Throne, oppure i Bloodbath). Veramente un peccato.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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