Copertina 6

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2003
Durata:37 min.
Etichetta:Osmose
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. THE DAWN
  2. NO SALVATION
  3. BEAST RISING
  4. THE SOURCE OF THEE
  5. INCINERATE
  6. TO THE NEW LIGHT!
  7. SOUL HUNGER
  8. LORDS OF ENDEAVOURS
  9. APEIRON
  10. ADORATION OF VIOLET
  11. THE ONE YOU SEEK
  12. THE CROWN

Line up

  • Jacek Grecki: guitars, vocals
  • Piotr Ostrowski: guitars
  • Krzysztof Artur Zagorowicz: bass
  • Adam Sierzecega: drums

Voto medio utenti

Spesso per un gruppo che si affaccia sulla scena metal da un paese che abbia già generato uno o più illustri predecessori è difficile emergere. Basti pensare ad un gruppo italiano che suona power metal, oppure ad uno norvegese dedito al black metal! I Lost Soul arrivano da un'area non molto prolifica per il metal, ma se vi dico "Polonia"... a cosa pensate? Certamente ai Vader, e infatti i Lost Soul non suonano altro che death metal sulla scia dei loro connazionali e anche in un certo modo delle atmosfere sulfuree degli dèi Morbid Angel. Il problema è come al solito la sensazione di già sentito, a cui pure i nostri non riescono a sfuggire. I continui cambi di tempo, le chitarre iper-tecniche, una batteria pulsante quasi perennemente su tempi forsennati non aiutano di certo a raggiungere uno status di quasi-originalità e tutto il lavoro rischia di scivolare nel banale. Non bastano un paio di tastierine in aggiunta (roba che comunque i Morbid Angel facevano già tanto ma tanto tempo fa) qua e là come sottofondo per cambiare le cose... è triste da dirsi, ma Ubermensch è un album prettamente inutile. Qualche spunto positivo lo traiamo nel sentire qualche assolo alla Slayer con le chitarre che urlano, o qualche passaggio che suona quasi come un tributo a Chuck Schuldiner e ai suoi death... Non sono riuscito a leggere i testi, ma il titolo di Nietzschiana memoria mi fa pensare a qualcosa di grandioso o alle solite immense cagate. E' difficile emergere quando si sta nell'ombra dei Vader, sì... ma anche la povertà di un songwriting trito e ritrito non aiuta certo a farsi ricordare nel tempo.
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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