Lena’s Baedream - Self Attack And All The Following Facts

Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2009
Durata:35 min.
Etichetta:Lost Sound Records
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. I LOVE MY SON
  2. RE-COVER OUTSIDE
  3. THE PARASITE
  4. IUS PRIMAE NOCTIS
  5. CLEVER (INDIOTS AND HAEMOPHILIACS)
  6. B-612
  7. SAFFOCATE (WE CAN ONLY LOSE)

Line up

  • Nicola Briganti: lead guitar, backing vocals
  • Gabriele Anversa: drums, percussions
  • Cristian Ferrari: vocals
  • Francesca Alinovi: bass
  • Carlo Alberto Morini: rhythm guitar

Voto medio utenti

La prima bella sorpresa del 2009 nell’ambito del cosiddetto rock alternativo (o Rock Globale, come amano autodefinire il loro stile i protagonisti di questa disamina) è italiana (della zona di Parma, per la precisione) e si presenta con il nome di Lena’s Baedream.
Il gruppo in questione, dopo una piuttosto lunga (e a quanto si evince assai formativa!) gavetta giunge a deliziare le nostre orecchie grazie all’autorevole patrocinio di Carlo Belotti e della sua Alkemist Fanatix, con un disco convincente, dove talento, personalità e tecnica sono gli elementi fondamentali di una musica intensa e volubile, capace di mescere la malinconia onirica e trascinante degli A Perfect Circle con la scaltrezza “commerciale” di bands come Incubus, Flaw e (primi) Hoobastank, aggiungendo all’impasto pure un barlume dei crescendo drammatico/esistenzialistici dei Muse (sono loro a venirmi in mente, per esempio, in qualche passaggio di “Ius primae noctis”).
Quello che sorprende davvero in “Self attack and all the following facts” è sia il carisma con cui la band nostrana gestisce le sue influenze sia la cura che essa applica alle sue composizioni, fatte di accelerazioni e rallentamenti, scatti e pause, claustrofobie e distensioni, piccole e avvolgenti onde elettroniche e pulsanti flussi ritmico/chitarristici, il tutto maturato secondo un’evoluzione spontanea e coerente.
Il risultato è un prodotto ricco di tensione, profondità e freschezza, vitale nei suoi contrasti e intelligente nelle sue costruzioni sonore, in cui a farla da padrona è una sostanziosa forza espressiva, proprio quella che rende la potente “I love my son” e le bellissime e vibranti “The parasite”, “Ius primae noctis” e “B-612”, i momenti migliori di un lotto complessivamente parecchio ispirato e molto gradevole.
Un debutto “ufficiale” che è già da considerare come ben di più che un solido punto di partenza.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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