Eclipse: Continuous Improvement – The Swedish way.

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Gruppo:Eclipse

Il concetto di “fare bene le cose e renderle migliori anche se funzionano”, in un processo di miglioramento costante e inarrestabile il quale non si colloca in “contrapposizione col passato ma di esso si nutre per perfezionare il presente e il futuro”, che sta alla base di quella strategia di management di origine giapponese poi mutuata dalle aziende di tutto il mondo, sembra aderire perfettamente alla parabola artistca degli Eclipse, un gruppo capace di crescere disco dopo disco fino all’ultimo magistrale “Bleed and Scream”, un Cd da inserire senza timore di smentita tra i migliori dell’intera annata nel suo settore di competenza.
Ora il “problema” potrebbe essere come mantenere e incrementare ulteriormente uno standard espressivo tanto entusiasmante, tuttavia la convinzione e la dedizione (anche queste vagamente “nipponiche” … il culto del lavoro, la meticolosità nella cura dei dettagli … e vai con i luoghi comuni!) ostentata da Magnus Henriksson (lo straordinario chitarrista della band) nell’intervista che ci ha gentilmente concesso, consentono di confidare nelle possibilità di progressione creativa dei nostri anche per il futuro … nel frattempo consumate intensivamente il prodotto attuale di questa favolosa S.p.E. (Società per Emozioni …) svedese … non ve ne pentirete …

Ciao Magnus! Innanzi tutto, complimenti vivissimi per la vostra ultima fatica discografica …“Bleed and Scream” è finito direttamente nella mia top playlist personale dell’anno! E poi, ovviamente grazie per la disponibilità e benvenuto su Metal.it! Parlaci un po’ del nuovo disco … come lo descriveresti? Per quanto mi riguarda ritengo che presenti tutte le principali peculiarità dei dischi precedenti, ma “elevate all’ennesima potenza”!
Grazie! E’ un piacere essere ospitati dalla vostra webzine. Il progetto di massima che avevamo per quest’album, quando l’abbiamo pensato, era sostanzialmente allineato a quello stilato a suo tempo per “Are you ready to rock”, ma con qualche piccolo miglioramento. Prima di tutto l’intento era di ottenere un suono più potente e “attuale” e a questo scopo abbiamo utilizzato una nuova strumentazione, chitarre, amplificatori, microfoni, ecc. E questo è stato l’inizio.
Poi abbiamo lavorato un sacco sui suoni di batteria, che volevamo più heavy e diretti.
Insomma, l’obiettivo era fondamentalmente quello di migliorare al massimo tutti gli aspetti produttivi e ottimizzare la resa sonora, e personalmente credo proprio che l’abbiamo raggiunto!
Oltre alle questioni tecniche, volevamo creare un disco vario, che gli astanti potessero apprezzare dall’inizio alla fine senza annoiarsi, completamente coinvolti nell’intera “esperienza d’ascolto”.
E infine, ma non meno importante, abbiamo cercato di dare davvero il meglio nelle prestazioni individuali … è sufficiente ascoltare Erik! Non ha mai suonato e cantato così bene! Credo veramente che la sua performance sia degna dei fuoriclasse del settore!
Assolutamente d’accordo … anche tu non scherzi, comunque … passiamo ora al titolo del disco … un po’ “strano”, se vogliamo … qual è il suo significato? Cosa ci puoi dire, inoltre, sull’artwork selezionato per “Bleed and Scream”?
Non significa nulla di speciale. E’ solo il titolo di una nostra canzone a cui è “capitato” di rappresentare l’intero album. E’ stata la nostra prima scelta per un singolo, e così abbiamo pensato che il disco poteva avere lo stesso nome. E anche per quanto riguarda l’artwork non ci sono molte cose da dire. Volevamo semplicemente una copertina con cui gli estimatori dell’hard rock “classico” potessero facilmente “relazionarsi” e che lasciasse trasparire il tipo di musica contenuta nel disco. In aggiunta, non c’è nessuna connessione particolare tra titolo e copertina.
Ti va di raccontarci qualcosa delle fasi di stesura e registrazione di canzoni così esaltanti?
Mi piacerebbe avere una bella storia da raccontare in merito, ma in realtà non è successo nulla di particolarmente “spettacolare”: m’incontravo con Erik nel suo studio tutti i giorni alle nove e prima di tutto accendevamo la macchina del caffè. Scrivevamo musica fino alle quattro del pomeriggio e poi lui andava a prendere i suoi figli alla scuola materna. Andavamo a casa ad ascoltare i risultati dell’attività svolta nella giornata. Il giorno dopo, tutto da capo. Puro e semplice “duro lavoro”. Questa è stata l’unica “ricetta”.
Nella track-list non c’è l’ombra di un “riempitivo”. Scegliere un pezzo, o anche più di uno, che possa essere in qualche modo rappresentativo dell’intero disco, è praticamente impossibile … e allora proviamo a svolgere un’utile opera di “divulgazione” … come siete riusciti ad ottenere un livello compositivo così elevato? C’è qualcosa che ti senti di consigliare ai “neofiti” per tentare di seguire le vostre orme?
Non ci sono scorciatoie. Bisogna soltanto lavorare duramente fino a che non si è completamente soddisfatti. Non ci si può accontentare di un buon prodotto, tutto deve essere grandioso! Ogni parte della struttura delle canzoni, ogni riff. Il fattore tempo è essenziale. Più tempo dedichi a perfezionare le tue composizioni, migliore è il risultato. E alla fine, usa le orecchie! Sii sincero con te stesso e chiediti costantemente: “potevo fare meglio?”
In realtà, qualcosina sulle canzoni, vorrei chiedertela comunque, orientando la mia scelta su quelle che aggiungono una diversa prospettiva allo straordinario standard hard n’ heavy del Cd … parlo dei fascinosi bagliori celtici di “Battlegrounds” e del vitale tocco “moderno” di “S.O.S.” …
Come hai appena detto, entrambi i pezzi che hai citato rappresentano il tentativo di aggiungere al disco un pizzico di “piacevole diversità”. Per quanto riguarda “Battlegrounds”, tutto è iniziato come una jam in studio di registrazione e la melodia è scaturita in maniera naturale proprio durante questa fase. E’ stata realizzata nel periodo in cui Gary Moore ci ha lasciato e così è diventato un modo per celebrarlo! Dio ti benedica Gary! E, infatti, si possono sentire assonanze con il suo favoloso modo di fare musica.
Con “S.O.S.” volevamo ottenere una canzone pop e malinconica, che avesse anche un riff di chitarra importante e le potenzialità di un hit … il risultato è esattamente quello che c’eravamo prefissi di fare, niente di più e niente di meno.
Whitesnake, Europe, Rainbow e Dokken sembrano essere gli influssi principali riscontrabili in “Bleed and Scream”. Condividi le mie valutazioni? Come sono cambiate, se lo sono, le vostre influenze durante gli anni?
Whitesnake, Europe e Rainbow sono, in effetti, tre delle nostre influenze principali. La loro musica era probabilmente già nel latte materno con il quale siamo stati svezzati. Non siamo mai stati grandi fans “storici” dei Dokken, anche se oggi apprezziamo parecchio il loro lavoro. I nostri influssi sono fondamentalmente europei. I gruppi citati, insieme a Deep Purple, Yngwie Malmsteen e Scorpions sono quelli con cui siamo cresciuti. Continuiamo ad ascoltarli e ad apprezzarli, ma oggi stimiamo anche formazioni “nuove” come Muse, The Darkness, Bad City, Arch Enemy, Children of Bodom e molte altre.
La vostra carriera potrebbe essere utilizzata come uno spot per la filosofia del “miglioramento continuo”. Considerate, in qualche modo, “Bleed and Scream” come l’apice della vostra parabola artistica o siete convinti di avere delle potenzialità ancora inespresse? In quale settore potreste migliorare ulteriormente? Insomma, dove sentite di poter arrivare?
Beh, credo che lo sapremo con sicurezza solo dopo aver realizzato il prossimo disco, giusto?
Tutto quello che posso dirti, è che non faremo mai niente che non sia all’altezza del lavoro precedente, cercando sempre di proseguire nel nostro processo evolutivo! Finché non avremo l’impressione netta di essere riusciti a migliorarci non ci sarà un nuovo disco degli Eclipse … tutto molto semplice.
Su Metal.it avete conquistato l’ambitissima classificazione di Top Album e sul vostro conto ho solo sentito sperticati elogi … soddisfatti di come siete stati accolti dalla “comunità” dei rockofili?
Non per vantarmi, o robe simili, ma le reazioni finora sono state nientemeno che sconvolgenti.
Abbiamo ottenuto giudizi straordinari nelle recensioni di ogni parte del mondo. Non ce l’aspettavamo e siamo stati veramente colti di sorpresa da quello che sembra qualcosa di molto simile ad un “jackpot”. Anche le vendite sono molto soddisfacenti, abbiamo scalato le classifiche svedesi per due settimane consecutive e il nostro video è uno dei più visti su youtube.
Quali saranno le prossime mosse degli Eclipse? Avete già programmato le date di un live tour? Verrete a suonare in Italia?
Gireremo nelle prossime settimane il video di un altro pezzo tratto dal disco, ma ancora non “posso” rivelare di quale canzone si tratterà. Stiamo anche pianificando alcuni concerti per l’anno prossimo, sebbene nessuna data sia stata confermata al momento. Ovviamente cercheremo di venire in Italia … l’ultima volta che l’abbiamo fatto, a Bologna, è stato davvero divertente e gratificante.
La scena musicale contemporanea è sempre più affollata e convulsa. A tuo modo di vedere le cose, quali sono le peculiarità che possono rendere “unica” una band anche in un mercato tanto “congestionato”?
Se sei onesto con te stesso, avrai sempre qualcosa di “unico” da offrire al pubblico. Non credo ci sia un’altra band che suoni "veramente" come gli Eclipse. E questo è il modo con cui possiamo occupare un nostro spazio anche in questo mercato. Abbiamo le nostre influenze, ma abbiamo fatto qualcosa di “personale” al di fuori di esse. Devi imparare dal “vecchio” per creare qualcosa di “nuovo”.
Cosa ti piace ascoltare per ritemprarti dalle “fatiche” degli Eclipse? C’è un “collega”, magari emergente, che apprezzi particolarmente e che vuoi consigliarci?
Ascolto un po’ di tutto … rockabilly, musica classica, thrash-metal, blues, ecc. Tenete d’occhio i Bad City! Grande gruppo!
Ok, siamo arrivati alla fine … grazie ancora e come da nostra consolidata tradizione, a te le ultime parole dell’intervista …
Spero di “scendere” in Italia molto presto. Sono un grande estimatore di tutto quello che è italiano: musica, cibo, vino, cinema, cultura. Ci vediamo lì da voi, magari davanti ad un drink ghiacciato!! Vi auguro tutto il meglio, ragazzi!
Intervista a cura di Marco Aimasso

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