Keel: sindacalisti sulle strade del rock!

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Gruppo:Keel

Negli anni ’80 si sono simpaticamente “battuti” per una cosa forse oggi, all’apparenza, un po’ “infantile” come il “diritto al rock” (ma attenzione, perché la censura e i rigurgiti reazionari sono, com’è noto, sempre in agguato, anche nei nostri “modernissimi” tempi attuali!), con un’energia francamente sconosciuta alle nostre corporazioni (almeno nei tempi recenti sempre meno incisive nel patrocinare le nostre ben più importanti prerogative di lavoratori!), e oggi non si sono accontentati solamente di licenziare una pregevole riedizione celebrativa del lavoro che inneggiava a tale inalienabile spettanza, pubblicando anche un disco nuovo di zecca, intitolato “Streets Of Rock & Roll”, veramente valido, energico e raffinato, apparentemente (come vedremo!) non “premeditato” e, probabilmente anche per questo, assolutamente fresco e competitivo anche in un mercato congestionato e distratto come quello del 2010. Loro sono i Keel, amati alla follia (soprattutto in USA) ai tempi del loro successo e poi a rischio di “dimenticatoio”, se non ci fosse stata un’etichetta lungimirante e competente come la Frontiers a offrirgli una meritata possibilità di “rilancio” in grande stile.
Al timone del gruppo c’è sempre lui, Ron Keel, il lucido, intraprendente, disponibile e schietto interlocutore di questa lunga e piacevole “chiacchierata”.

Innanzi tutto, la prima cosa che mi viene da dire è … Bentornati in azione e benvenuto su Metal.it! Cosa ci puoi dire di questa favolosa reunion?
E’ stato davvero incredibile riuscire a tornare così forti e ringrazio di cuore tutti i fans dei Keel e, più in generale, del rock di ogni parte della Terra per la calorosa accoglienza. Nonostante io sia un performer, un musicista e un compositore da tutta una vita, non posso dire qual è il segreto per far funzionare veramente questo tipo di situazioni, in un business folle come quello attuale, ma dal momento che abbiamo preso la decisione di tornare, siamo fortemente determinati a fare le cose nel migliore modo possibile, divertendoci con la nostra musica e con i nostri sostenitori.
Per questo come-back avete scelto una label italiana, la Frontiers. Quali sono le ragioni di tale scelta?
Quando abbiamo annunciato la reunion dei Keel, avevamo l’intenzione di tornare insieme solo per qualche importante festival dal vivo, per celebrare adeguatamente venticinque anni di musica e amicizia tra noi e nei confronti dei nostri fans, senza pensare che ci sarebbe venuta la voglia di realizzare anche un nuovo album.
Durante le nostre discussioni preliminari, Bryan Jay ed io cominciammo a scrivere un paio di canzoni indirizzate al mercato televisivo e cinematografico: questi brani finirono per diventare “Lookin’ For A Good Time” e “Hit The Ground Running”.
Fu fin da subito abbastanza ovvio che nonostante la loro “destinazione”, avevamo ingranato la marcia giusta realizzando delle vere “canzoni” in pieno spirito Keel. In seguito Marc Ferrari e Bryan s’incontrarono e m’inviarono la musica di “Come Hell Or High Water” sulla quale aggiunsi i testi e le linee melodiche.
All’improvviso ci trovavamo ad avere tre canzoni molto forti, capimmo che queste avrebbero potuto essere le basi per un nuovo disco e decidemmo di realizzarlo. Il passo successivo fu cercare una “casa” per la nostra musica e la scelta della Frontiers era la più ovvia: sono i leaders nel campo dell’hard rock commerciale e noi volevamo la migliore delle situazioni possibili per il nostro lavoro.
Avete realizzato in contemporanea il vs. nuovo album "Streets Of Rock & Roll” e la ristampa celebrativa “The Right To Rock – 25th Anniversary Edition” … Iniziamo da quest’ultima … Ci racconti qualcosa di questa nuova edizione di uno del vs. bestseller e in particolare sulla nuova versione della potente title-track del disco?
Tentavamo da anni di assicurarci i diritti di “The Right To Rock” e nel 2009, finalmente, tutti quegli sforzi hanno avuto successo. La notizia che la Frontiers aveva deciso di pubblicarlo in contemporanea con il nuovo album, esattamente dopo venticinque anni dalla sua prima pubblicazione nel Gennaio del 1985, ci ha resi felici ed eccitati.
Per me, come per molti dei nostri fans, la title-track del disco è uno degli anthem più grandiosi del genere, e sono molto fiero del fatto che questo pezzo sia diventato un po’ la nostra “firma”. Ho ritenuto corretto includere una nuova versione della canzone nella riedizione poiché, nonostante io la consideri “senza tempo”, l’incisione originale risultava un po’ datata e francamente sognavo da sempre la possibilità di “rinnovarla” con una nuova sessione vocale in studio.
La eseguo dal vivo da un quarto di secolo e questa canzone meritava una seconda vita che fosse in grado di farla suonare alla grande anche per i prossimi venticinque anni. Rifare qualcosa che può essere considerata “sacra” per noi e per i nostri fans, cercando di “aggiornarla” senza tentare di riscrivere la sua storia originale, non è mai una cosa facile, ma personalmente adoro la nuova versione del pezzo e spero che la gente possa apprezzarla come me.
Un’altra cosa simpatica di quest’allestimento del brano è che, attraverso internet e la tecnologia dei nostri giorni, siamo riusciti a coinvolgere direttamente i nostri sostenitori, che hanno avuto la possibilità “virtuale” di cantare con noi nello studio di registrazione. Abbiamo pubblicato una traccia guida sul nostro sito, lasciando uno spazio vuoto dove i fans potevano inserire il loro personale grido “The Right To Rock!” e poi inviarci i loro MP3. Abbiamo miscelato le voci dei fans alle nostre durante il mixaggio, e così la band e i suoi affezionati sostenitori hanno cantato tutti assieme il ritornello della canzone.
“The Right To Rock” fu un grande successo … Cosa ricordi di quegli anni presumibilmente “folli e selvaggi”?
Ricordo le cose belle, i sogni che diventavano realtà. Il passaggio da una vita sulla “strada”, con pochissimi mezzi a disposizione, a quel successo per il quale avevamo lottato così tanto e per il quale avevamo fatto moltissimi sacrifici, fu più inebriante di qualunque droga. Certo, ci siamo divertiti un sacco, ma per noi la musica aveva sempre la priorità; senza di essa nient’altro era possibile. C’erano molte donne e molte bottiglie, ma quello che ricordo di più sono le sessioni di registrazione, i concerti, le prove e il duro lavoro.
“The Right To Rock” e il suo successore “The Final Frontier” furono prodotti da Gene Simmons. Cosa ci puoi dire sul tuo “rapporto” con il più famoso “Demone” del rock n’ roll?

E’ evidente che avere un alleato come Gene, sia in studio, sia per la nostra carriera in generale, fu per noi una cosa enorme; è una delle grandi icone della storia del rock e ci ha aiutato in molti modi. Il mio primo concerto rock fu uno show dei Kiss, ero lì tra le prime file a ricevere tutto il corredo di “blood spitting” tipico di Gene: ritrovarlo sette anni più tardi a condividere con me lo studio di registrazione, fu una circostanza incredibile. In più, Gene era sempre circondato da donne bellissime e devo dire che questo era un bel contributo all’ispirazione.
Già da un po’ di tempo stiamo assistendo ad una grande rinascita del rock degli anni ottanta, con tanti veterani che decidono di tornare nel business e moltissime bands “giovani” che si dimostrano affascinate da questa “vecchia” attitudine musicale. Cosa ne pensi di questa situazione e della scena attuale, anche confrontandola con quella degli eighties?

Il più forte sopravvive e se dovessi scegliere una parola sola per descrivere questo suono sarebbe proprio “FORTE”. Il genere ha avuto dei periodi difficili, ma la buona musica continua a vivere per moltissime ragioni diverse. Penso che un fattore importante in questo rinnovato interesse possano essere videogiochi come “Rock Band” e “Guitar Hero”, che hanno portato all’attenzione delle nuove generazioni quella musica che aveva influenzato ragazzi come me trent’anni prima, con formazioni fondamentali come AC/DC, Led Zeppelin, Van Halen e Aerosmith. Inoltre, molti rock fans degli anni ottanta, diventati adulti e avendo oggi dei bambini, hanno trasmesso loro la passione per la musica con la quale sono cresciuti.
Il mondo è cambiato, così come la maniera in cui lo viviamo. Posso scrivere un pezzo, cantarlo nel microfono del mio telefono e mandartelo un minuto dopo … possiamo fare uno show in Texas e domani i nostri fans giapponesi potranno vederlo su YouTube. Abbiamo sacrificato un po’ di “brivido” ed “eccitazione”, ma abbiamo guadagnato nuove modalità per intrattenere i nostri sostenitori.
Alcune band “classiche” di “ritorno”, si sono dimostrate un po’ “reticenti” nel realizzare dei dischi nuovi, preferendo la soluzione, forse più “sicura”, degli spettacoli dal vivo. Voi avete scelto di tornare con entrambe le soluzioni artistiche … apprezzati concerti e un albo nuovo di zecca. Cosa ne pensi dei tuoi colleghi che preferiscono affidarsi unicamente all’affidabilità consolidata dei loro “vecchi” successi?

Non spetta a me giudicare le altre bands e le loro decisioni, hanno il diritto di “rockare” (“l’anglicismo” è bruttino, ma mi piaceva porre l’accento in questo modo sull’espressione “the right to rockfatalmente utilizzata da Ron per esprimere il suo pensiero! N.d.A.) nella maniera che preferiscono.
Come detto prima, non ci siamo riuniti con l’intenzione di fare un disco nuovo, abbiamo preso questa decisione solo dopo aver composto le prime canzoni ed esserci buttati a capofitto nella fase creativa. Forse è proprio per questo motivo che l’album è così speciale: non è stato concepito come l’integrazione di un tour con scopi squisitamente commerciali. L’unico impulso che ci ha spinto a realizzarlo è stata la necessità di seguire l’ispirazione e la voglia di creare qualcosa di bello in maniera pura e semplice, proprio come quando eravamo ragazzi.
Abbiamo accennato ai vostri concerti in USA. Avete programmato delle nuove date, magari in Europa e in Italia?
Torneremo in Europa ad aprile come headliners dello Stockholm Rock Out Festival e spero di aggiungere qualche altra data a quel concerto. Mi auguro di fare tanti viaggi in Europa quest’anno e con una label come la nostra avente base in Italia, avrebbe perfettamente senso esibirsi là. Ho vissuto in Italia per un anno, dal 1999 al 2000, in Sicilia vicino a Catania e adoro davvero il tuo paese: la passione della gente per la buona musica è davvero straordinaria.
Ci hai già raccontato alcune cosette molto interessanti sulla genesi di “Streets Of Rock & Roll”, ma, se sei d’accordo, mi piacerebbe che approfondissi ulteriormente la materia del nuovo album. Dove lo avete registrato? Quanto tempo è stato necessario per ultimarlo? Come è cambiato il vostro approccio alla composizione?
L’album è stato scritto quasi tutto durante l’anno passato, catturando l’eccitazione e l’energia stimolate dalla reunion. Il processo creativo è stato molto diverso da quello che eravamo soliti utilizzare. Anche se ognuno di noi vive in luoghi diversi, abbiamo lavorato congiuntamente sulle canzoni addirittura in misura maggiore di quanto avveniva in passato, grazie alle potenzialità di internet. Credo sia stata, probabilmente, la “tempesta creativa” più violenta di tutta la mia carriera, con le canzoni che sgorgavano in modo copioso e naturale. Mi sono immerso completamente nel processo di creazione del disco, dalla prima tazza di caffè del mattino fino a notte inoltrata, scrivendo i testi per la musica che Bryan e Marc stavano creando e componendo in autonomia alcune delle canzoni. Marc venne a casa mia a Las Vegas per un paio di giorni e durante quel breve periodo scrivemmo “Does Anybody Believe” e “Hold Steady” e per quanto mi riguarda, questo è stato un grandissimo risultato … creare due canzoni così buone, praticamente in una sola giornata … a volte devi aspettare anni per vedere nascere dei pezzi come quelli. Successivamente andai a Los Angeles per alcuni giorni e, assieme a Marc e Bryan, conferimmo i ritocchi finali alla stesura dei brani.
Abbiamo iniziato le registrazioni il 18 giugno del 2009, a Los Angeles, e fondamentalmente abbiamo impegnato i primi giorni dell’attività suonando i pezzi in studio, incidendo le parti di batteria, quelle di basso e le chitarre ritmiche. Sono tornato a Las Vegas per registrare le parti vocali con il contributo di Paul Shortino, un buon amico che ne ha curata la fase di produzione e d’ingegnerizzazione: è stato grande lavorare con lui, è un cantante strepitoso e sa cosa ci vuole per registrare delle tracce vocali speciali. Mi sono preso i miei tempi, facendo esperimenti con il mio timbro nelle varie melodie, cercando approcci differenti. Talvolta ho dovuto cantare la stessa canzone due o tre volte, prima di raggiungere la piena soddisfazione nel suono e nel calore della mia voce. Durante questo lasso di tempo Bryan e Marc stavano registrando i solos di chitarra a L.A., e la band al completo ha poi ultimato il lavoro, aggiungendo le background vocals, a Las Vegas. L’intera vicenda si è rivelata davvero entusiasmante e sono certo che per il resto della mia vita ricorderò l’ispirazione che sottende la realizzazione di queste canzoni, a mio modo di vedere veramente riuscite.
Il nuovo Cd sembra essere una sorta di “espansione” del favoloso feeling melodico di “Keel”, ma con l’energia dei vostri esordi. Il risultato e il vs. tipico sound arricchito da un approccio leggermente più “maturo” e consapevole. Si tratta di un semplice caso di naturale “crescita” o di una scelta precisa e meditata?
Sono d’accordo con te, suona selvaggio e divertente, ma possiede anche una maturità che riflette a che punto sono arrivati oggi i Keel nelle loro vite. Non penso che tu possa “scegliere” di maturare, o lo fai o non lo fai, e noi abbiamo riversato due decadi di esperienza come musicisti e compositori in quest’album. I musicisti sono tutti migliorati nel corso degli anni ed io stesso penso di essermi perfezionato parecchio come cantante. Abbiamo conservato un pizzico di sana “ruvidità” e questo ci piace, ma ritengo che “Streets Of Rock & Roll” sia sufficientemente raffinato per competere dal punto di vista sonoro con gli standard attuali.
Tra i pezzi dell’ultimo lavoro, quali sono quelli che ritieni maggiormente rappresentativi dei Keel nel 2010 e perché?
Non c’è verso che io possa operare una scelta. Ogni canzone è molto importante per me, ognuna di esse è bella e incisiva e rappresenta un diverso aspetto dei Keel. Penso alla ballata, “Does Anybody Believe”, che è un brano significativo per noi e particolarmente per me che l’ho scritto, ma penso anche a “No More Lonely Nights”, “Live”, “Brothers In Blood” e “Gimme That”. La title-track è, poi, una sorta di nuova “firma” della band, così come penso che la potenza e l’energia pure e semplici che caratterizzano “Come Hell Or High Water” siano di certo qualcosa di molto speciale.
Dopo essersi affidati alle mani sapienti di Simmons e di Michael Wagener, per la produzione del vs. disco oggi avete scelto quelle altrettanto competenti di Pat Regan. Cosa puoi dirci di questa scelta? Sei soddisfatto del risultato finale?
Volevo lavorare con Pat da circa vent’anni, ogni cosa da lui prodotta suona in maniera micidiale.
Sapevo che con Pat in cabina di regia, ci saremmo garantiti un album assolutamente perfetto dal punto di vista della resa sonora. Ha un “orecchio” incredibile e ovviamente una grande preparazione, ma la sua caratteristica migliore risiede nella capacità d’incorporare una moderna perfezione tecnica in una filosofia di stampo old-school.
Il risultato è addirittura superiore ai miei migliori auspici e spero che i fans possano divertirsi con il nostro lavoro almeno quanto noi ci siamo divertiti nel crearlo.
Ricordo che ai “tempi d’oro” i vs. video-clip erano assai efficaci e divertenti. Avete in programma di girarne di nuovi a supporto di “Streets Of Rock & Roll”?

Mi piacerebbe realizzare un nuovo video e speriamo di riuscire a concretizzare questo desiderio. Tutti i nostri clips possono essere visti su internet, sul nostro canale YouTube.
Ieri la critica musicale era appannaggio esclusivo di più o meno autorevoli giornalisti della carta stampata, mentre oggi con il fenomeno della rete e l’uso di strumenti come webzines, blogs, forums, ecc., il fruitore di musica ha un sacco di fonti d’informazione (qualcuno sostiene addirittura “troppe”) a sua disposizione, per orientare i suoi eventuali acquisti. Cosa ne pensi di questa situazione?
Penso che sia un’ottima cosa, le informazioni e i pareri non sono mai troppi, anche se nessuno può realmente conoscere i gusti degli altri. Quelli che pensano di conoscermi e stanno sempre a dirmi quale film dovrei vedere, quale canzone dovrei ascoltare o quale libro dovrei leggere, qualche volta hanno ragione e qualche altra hanno torto. Finora le recensioni di “Streets Of Rock & Roll” sono state estremamente positive, ma i fans hanno la possibilità di giudicare da soli: potete scaricare gratuitamente una nuova canzone dei Keel, in formato MP3 dal nostro sito web e anche ascoltarne alcune altre e prendere in autonomia la vostra decisione.
Grazie davvero per il tempo che ci hai dedicato e spero di vedervi quanto prima in un live-show qui da noi! Qual è il tuo messaggio “finale” dedicato a tutti i vs. fans italiani?
E’ stato un piacere, grazie a voi per avermi dato l’opportunità di parlare del nostro gruppo e della nostra musica. Vogliamo ringraziare tutti i Keel-aholics in Italia per il grande riscontro, i messaggi, il supporto e per essersi divertiti insieme con noi … spero di poter venire a suonare lì da voi molto presto. Ci vediamo sulle STRADE DEL ROCK & ROLL!
Intervista a cura di Marco Aimasso

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