Nevermore (Jeff Loomis e Warrel Dane)

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Gruppo:Nevermore

A tre anni di distanza dal loro ultimo album, gli ormai celebri Nevermore sono pronti a darci un’ulteriore prova della propria potenza sonora con il nuovo “Enemies Of Reality”, il loro quinto disco (sesto se si conta l’EP “In Memory”, del 1996). Dopo aver ammaliato il pubblico metal con le atmosfere insieme heavy e progressive di lavori come “Dreaming Neon Black” (1999) e “Dead Heart In A Dead World (2000), questa volta Warrel Dane e soci hanno deciso di mostrare il loro lato più aggressivo con un album potente e senza compromessi, ai confini con un certo tipo di thrash moderno ed evoluto. Un importante contributo al nuovo sound del gruppo arriva dal nuovo produttore, Kelly Gray, come del resto ci rivelano gli stessi Warrel Dane (voce) e Jeff Loomis (chitarra), che si sono prestati con molta disponibilità a rispondere alle nostre domande…

Ad un primo ascolto, il vostro nuovo “Enemies Of Reality” suona come il vostro album più heavy, che ne dite?
(Jeff Loomis): “Direi che sono d’accordo con te, effettivamente credo che sia il disco più potente che abbiamo mai realizzato. E’ un po’ più corto rispetto ai nostri lavori precedenti, ma in ogni caso si tratta di 41 minuti di puro assalto sonoro!”

Credo che il solo “The Politics Of Ecstasy” possa essere paragonato a questo disco, in termini di potenza…
JL: “Davvero? Beh, ci fa piacere…”
(Warrel Dane): “Questa è una buona cosa. Sicuramente potrà fare molto felici alcuni fra i nostri fans, visto che ce ne sono parecchi che considerano ‘The Politics Of Ecstasy’ come il nostro capolavoro assoluto.”
JL: “Certo, ognuno poi ha la propria opinione riguardo ai nostri album, il che è comunque positivo. Tu ci hai detto che consideri ‘Enemies Of Reality’ come il nostro lavoro più heavy insieme a ‘Politics’ e in effetti noi ci troviamo d’accordo, però non ci siamo mai messi a discutere su quale direzione intraprendere col nuovo disco, semplicemente ci è venuto naturale realizzarlo in questa maniera. Quando componiamo seguiamo l’ispirazione del momento e questo può portarci a completare dischi come questo, oppure meno aggressivi.”

Il vostro stile è sempre stato in bilico fra il metal classico e un certo tipo di thrash, voi come lo definireste?
WD: “Direi che si tratta di una descrizione abbastanza adeguata, comunque noi, nel nostro sound, abbiamo sempre incorporato caratteristiche di molti diversi tipi di heavy metal. Che si chiamasse speed, thrash o death, alla fine aveva poca importanza, per cui direi che non ci siamo mai curati più di tanto delle definizioni.”

Tornando a parlare del nuovo disco, sinceramente mi aspettavo un sound meno aggressivo, visto anche che il vostro precedente produttore, Andy Sneap, è famoso per aver realizzato album estremamente heavy. Invece, il suono partorito da Kelly Gray è risultato perfino più tagliente. Come vi siete trovati a lavorare con lui?
WD: “Per dirla con le parole immortali di Chuck Schuldiner: ‘expect the unexpected’! [tradotto: ‘aspettatevi l’imprevisto’, Nda]”
JL: “Lavorare insieme a Kelly è stato un po’ diverso rispetto alla nostra esperienza con Andy, soprattutto per quanto riguarda la fase di registrazione. Appena finita la base di una canzone, infatti, Warrel era subito chiamato a registrarne le parti vocali: stavolta non abbiamo aspettato di avere inciso tutte le basi di tutti i brani, per iniziare a registrare la voce, ma abbiamo invece completato le canzoni una per una. Secondo me è un modo intelligente di registrare, che ci consente di concentrarci al massimo su ogni singolo brano.”
WD: “Infatti, dal mio punto di vista posso dire che questo sistema mi ha aiutato a preservare la voce senza rischiare di sforzarla troppo. Si è trattato di un approccio del tutto diverso, rispetto alle tecniche tradizionali: ogni volta dovevo registrare una sola canzone e poi per un po’ potevo stare tranquillo. Mi sono trovato indubbiamente molto a mio agio e penso che questa tecnica abbia reso il nostro lavoro più semplice e scorrevole.”
JL: “E’ stato un processo del tutto graduale, per ogni brano: generalmente, veniva prima completata la base ritmica, poi Warrel si occupava di registrare la parte vocale principale e dopo di che si procedeva ad aggiungere gli assoli e i cori. Per noi è stato interessante lavorare in questo modo, andando un passo alla volta fino al completamento di una canzone. C’è anche da dire che questa volta abbiamo potuto lavorare comodamente nella nostra città, Seattle, in tre studi diversi; in precedenza, invece, avevamo quasi sempre registrato in Texas nel bel mezzo del deserto, quindi in una condizione molto diversa!”

Il sound particolare di “Enemies Of Reality” è il risultato di una vostra scelta precisa?
JL: “Credo che Kelly volesse fin dall’inizio cercare di ottenere un suono che fosse il più possibile diverso da quello ‘classico’ degli album metal. Voleva arrivare in pratica ad un sound di grande impatto, per certi versi vicino all’industrial, che si distinguesse da quello chiaro e pulito di ‘Dead Heart…’. In un primo momento non eravamo del tutto convinti della sua scelta, ma poi abbiamo visto che avremmo potuto ottenere dei buoni risultati ed abbiamo deciso di seguire questa strada. Devo dire che alla fine siamo soddisfatti, sicuramente si tratta di un suono diverso da quello dei nostri album precedenti, ma pensiamo si adatti bene al nuovo materiale.”
WD: “C’è comunque da dire che il promo che hai ascoltato non è in realtà il prodotto finito, in quanto c’è stata un’ulteriore fase di mastering prima di arrivare alla stampa definitiva del cd. Nel disco che verrà distribuito ai negozi, il suono sarà un po’ più definito, sempre molto aggressivo ma di sicuro meno compresso e più nitido rispetto a quello del promo.”

Riguardo ai testi, anche questa volta non ci troviamo di fronte ad un concept album, ma le canzoni sembrano comunque seguire lo stesso filo conduttore…
WD: “Certo, esiste un legame fra tutti i brani del disco, ma non si tratta assolutamente di un tipico concept, poiché le canzoni hanno un senso anche se prese singolarmente. E’ lo stesso tipo di approccio che avevo avuto componendo i testi di ‘The Politics Of Ecstasy’, anche in quel caso si trovavano, nei vari brani, degli argomenti comuni che potevano poi rimandare ad un unico tema. In quanto a ‘Enemies Of Reality’, ho voluto fare in modo che l’album fosse un’esperienza unica per chi lo ascolta, non semplicemente una raccolta di canzoni da mettere come sottofondo: in ogni brano, la musica e le parole sono strettamente legate in modo da dare qualcosa di più all’ascoltatore. In un certo senso potremmo dire che tutti i nostri album rappresentino un unico concept in costante evoluzione: ognuno di essi potrebbe infatti rappresentare una parte del grande piano segreto che ho in mente, e di cui ancora nessuno sa niente all’infuori di me!!! [sogghigna beffardo, Nda]”

A giudicare dai testi, dalla copertina e dai titoli dell’album, sembra evidente che la vostra intenzione sia quella di puntare il dito contro qualcuno, o qualcosa; possiamo chiedervi di chi o di cosa si tratta?
WD: “Se hai intenzione di chiedermi di rivelarti l’identità del ‘Nemico’, mi dispiace deluderti ma non puoi avere questa informazione! [Ride, Nda] Posso solo dire che il Nemico è qualcosa di molto specifico e ben definito, e la mia intenzione è altrettanto chiara. Però non rivelerò niente a nessuno, fino a quando non ci sarà qualcuno che riuscirà a capire da solo di cosa si tratta. Essendo l’autore dei testi, sono in grado di scriverli in modo tale che tu, leggendoli, ti possa fare un’idea precisa ed interpretarli in un certo modo, mentre un’altra persona potrebbe invece interpretarli in maniera del tutto diversa. Entrambe le interpretazioni potrebbero essere giuste o sbagliate. Il fatto è che io, che li ho scritti, so benissimo cosa significano questi testi, ma vorrei che ognuno traesse le proprie conclusioni in proposito. L’obbiettivo che mi pongo quando scrivo i testi di un album è proprio quello di costringere chi li legge a pensare, a riflettere sul loro significato e non solo a sedersi in una stanza a fare headbanging! Credo che riuscire nell’intento di scrivere parole che inducano chi le legge a riflettere, sia uno dei risultati più difficili ma anche più gratificanti che si possano ottenere.”

Ci potete dire due parole sulla copertina, che sembra particolarmente “forte”?
WD: “E’ opera del nostro disegnatore di fiducia, Travis Smith. Di solito si presenta con cinque o sei immagini e noi poi scegliamo quella che ci sembra più adatta a rappresentare il disco. Nel caso specifico, gli ho consegnato tutti i testi del nuovo album, chiedendogli di realizzare un’immagine che li interpretasse nel modo migliore. Quando ho visto il risultato del suo lavoro, ero letteralmente entusiasta, credo infatti che abbia creato una copertina perfetta per gli argomenti trattati nelle canzoni. E’ raffigurata una grossa maschera che ha praticamente le sembianze di un mostro, e se fai attenzione al numero di corna che possiede [sette, per la cronaca, Nda], potresti avere un indizio per capire meglio i testi…”

Fra le canzoni, si distinguono “Tomorrow Turned Into Yesterday” e “Noumenon”; quest’ultima, in particolare, ha un’atmosfera decisamente ipnotica…
WD: “La nostra intenzione era esattamente quella: creare un brano il più possibile avvolgente e ipnotico, che circondasse l’ascoltatore con un falso senso di sicurezza, prima di aggredirlo con l’assalto thrash di ‘Seed Awakening’!”
JL: “E’ stato un esperimento interessante da fare, ci abbiamo lavorato prevalentemente in studio e direi che ci siamo divertiti a sviluppare un brano diverso dal solito. Fra le altre cose, in quel pezzo abbiamo anche usato un sitar.”

Vi siete serviti di altri strumenti particolari per realizzare il disco?
WD: “Jeff ha addirittura usato una chitarra a sei corde in un paio di brani!”
JL: “Sì, è vero, precisamente su ‘Create The Infinite’ e ‘Seed Awakening’. L’ho fatto per bilanciare un po’ le cose, in effetti componendo le canzoni su una chitarra a sette corde si ha la tendenza ad usare sempre di più le tonalità basse, col rischio far suonare tutti i brani allo stesso modo. Per questo ho voluto tornare ad utilizzare una chitarra tradizionale, in modo da coprire tonalità diverse dal resto.”

Jeff, in qualità di chitarrista, cosa pensi del fatto che sempre più gruppi stiano usando le chitarre a sette corde?
JL: “Sinceramente non so per quale motivo questa tendenza si stia diffondendo a tal punto. Comunque so che ci sono gruppi che hanno cominciato ad usare chitarre con otto corde! Voglio dire, non so se ci rendiamo conto che se suonassimo chitarre a otto corde potremmo tranquillamente licenziare il bassista! Renderebbe tutto molto più semplice! [Risate generali, Nda] Scherzi a parte, a me, delle sette corde, piacciono proprio le tonalità più basse, che rendono il suono più pesante e corposo.”
WD: “A mio parere il suono di queste chitarre è molto valido, anche se ormai cominciano ad esserci fin troppi gruppi che si mettono a suonarle senza un motivo preciso. Molto dipende anche dall’accordatura stessa della chitarra: il modo in cui Jeff accorda la sua non è per niente lo stesso in cui i Korn accordano le loro! Una band come i Korn tende ad usare un’accordatura bassissima in generale, mentre in realtà la chitarra a sette corde non è altro che una normale chitarra con in più una corda più bassa del normale MI.”
JL: “A me non piace la tendenza che ha certa gente, di pensare che se una band suona con delle chitarre a sette corde, allora automaticamente debba suonare come i Korn o come qualsiasi altro gruppo di quel genere. Se ascoltassero ‘Dead Heart…’, che è il primo album che abbiamo realizzato con l’ausilio delle sette corde, si renderebbero facilmente conto che non c’è nessun paragone fra quel disco e il nu metal.”

L’ultima domanda riguarda il prossimo tour: avete già pianificato qualcosa?
JL: “Inizieremo in Europa a settembre, con un tour da headliners che ci terrà impegnati per circa due mesi. Ancora non sappiamo chi avremo come gruppi di supporto…”
WD: “A dire il vero lo sappiamo già, ma non possiamo ancora ufficializzare niente perché mancano le conferme da parte dei gruppi interessati. Per il resto, una volta finito il tour europeo, andremo negli Stati Uniti verso la fine dell’anno, insieme a Dimmu Borgir, Children Of Bodom e probabilmente Hypocrisy.”

Intervista a cura di Michele 'Freeagle' Marando

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