SHADOWS FADE: Kevin Chalfant (cantante)

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Kevin Chalfant (vocalist “extraordinaire”, dall’estensione spettacolare senza sacrificare la melodia e l’espressività) e Alex De Rosso (uno di quei musicisti che tengono alto il vessillo tricolore e le cui qualità sono riconosciute a livello internazionale) uniscono le loro forze nell’interessante progetto Shadows Fade.
Si tratta, come vedremo, di un’iniziativa praticamente nata “a tavolino” e fortemente voluta dalla Frontiers, etichetta per la quale viene pubblicato l’omonimo disco, ma allo stesso tempo una “scommessa” che gli artisti hanno voluto affrontare, lavorando ognuno per proprio conto, uno negli USA e l’altro in Italia, scambiandosi i files musicali sui quali operare.
Una scommessa, a mio parere, che si può dire vinta, poiché, nonostante alcune piccole pecche, che ne limitano un po’ la spontaneità e la freschezza, si può tranquillamente parlare di un ”signor” disco … è innegabile, però, vista la personalità dei protagonisti, che l’esigente fan di hard melodico si potesse tranquillamente aspettare qualcosina in più!
Ma vediamo come la pensa Mr. Chalfant …

Hai “sconvolto” il mondo dell’hard rock melodico con due bands fantastiche, The Storm e Two Fires … Ora questi Shadows Fade … Come definiresti questo nuovo progetto? Quali sono le differenze tra quei gruppi e questa nuova esperienza?
Beh, è molto facile … The Storm e Two Fires erano progetti molto “people oriented”. Gli Shadows Fade sono un esperimento sul quanto realmente siamo consapevoli delle nostre capacità musicali. Eravamo in due “mondi” differenti (USA e Italia) e abbiamo collaborato “a distanza”.

Hai lavorato a lungo con il talentuoso chitarrista Josh Ramos ed ora hai collaborato con il “nostro” Alex De Rosso … Cosa ci puoi dire di questa collaborazione? Conoscevi il suo lavoro prima del contributo di Alex nei Dokken?
No, non lo conoscevo affatto. Serafino (Perugino, presidente della Frontiers N.d.A.) chiese ad entrambi di partecipare a questo CD. Noi abbiamo accettato e questo disco è ciò che abbiamo “partorito”.

Quali sono, secondo te, le differenze tra il modo di suonare di Josh e quello di Alex?
Josh è un chitarrista completamente indirizzato al feeling, all’”anima” e lo stesso si può dire anche di Alex, che però è anche un po’ più attento alla tecnica. E’ difficile comparare i loro stili in quanto sono due tipi di musicisti completamente diversi.

Parliamo ora del metodo di lavoro che avete utilizzato per la realizzazione del disco, separati da migliaia di chilometri … Sei soddisfatto dei risultati ottenuti da questo “strano” modo di collaborare?
E’ stato molto divertente. Una vera e propria sfida nell'essere impossibilitati a scambiarsi le idee in maniera veloce, come invece sono abituato a fare e così abbiamo dovuto mettere in mostra le qualità più “etiche” del nostro modo di fare musica.
Non ho ancora ascoltato la versione definitiva del disco con il mixaggio finale; dovrei avere la possibilità di farlo molto presto, a meno che la Frontiers stia cercando di nascondermi qualcosa (scherzo ...).

Chi ha composto il materiale per questo CD?
Hanno contribuito molti songwriters. Ho collaborato con Alex in parecchie melodie tra quelle contenute nel disco. Come dicevo, è stato un modo, per me, completamente nuovo di realizzare un CD.

Quali sono le tue canzoni preferite dell’album?
Tra le altre, adoro “First love song”, “Won’t look back” e “Run to me”.

Quali sono le tue aspettative in merito all’album?
Non provo neanche ad indovinare quali potranno essere le reazioni del pubblico. Credo sia molto meglio aspettare e vedere cosa ne pensano gli altri.

C’è un significato particolare dietro al nome Shadows Fade?
Questa domanda deve essere posta al Sig. Perugino, visto che è stata una sua scelta.

Consideri gli Shadows Fade un side project da studio da “una volta sola” o qualcosa di più?
Bisognerà aspettare e vedere che cosa succederà. Il successo del gruppo è ora nelle mani degli ascoltatori, il mio lavoro, per il momento, è finito.

Il tuo stile vocale è stato spesso paragonato a quello di Steve Perry e le bands di cui hai fatto parte ai Journey. Consideri i Journey come la tua fonte d’ispirazione musicale principale? T’infastidiscono questi continui confronti?
Non sono affatto dispiaciuto di essere paragonato ai Journey; in effetti, i nostri stili hanno alcune cose comuni. I Journey sono tutti miei amici, anzi fratelli. Ho suonato dal vivo con tutti loro e credo che anche i ragazzi vedano positivamente questi raffronti … e poi sempre meglio essere paragonati a Steve Perry che a "Frog Man" Henry (credo che Kevin si riferisca al musicista R&B Clarence Henry, attivo negli anni ’50/'60, che si meritò questo soprannome per il suo particolare stile vocale “gracidante” N.d.A.) non credi?

Tu sei un grandissimo cantante … nella scena attuale ci sono degli artisti che apprezzi particolarmente per le loro abilità vocali o qualche nome “nuovo” che consideri come un “pericoloso concorrente”?
Non entro in competizione con nessun altro, oltre a me stesso. Credo sia un ottimo modo per sforzarsi nel rimanere lucidi e distaccati. Lascio agli altri la competizione, mi rilasso e canto le canzoni come so fare. Non sarebbe leale nei confronti dei miei colleghi ed amici se volessi misurarmi con questo o con quello.

“Megaforce” dei 707 è stato recentemente ristampato e, in questo modo, tutti gli estimatori di hard rock melodico hanno ora l’opportunità di deliziare le proprie orecchie con questo piccolo capolavoro. Cosa ricordi di quel periodo?
Ricordo i lunghi tour in compagnia dei grandi nomi dell’hard rock. Ricordo di quanto fu eccitante incontrare e parlare con Ritchie Blackmore. Ero un suo fan da molti anni e si comportò da vero gentleman con me. Fu piacevole vivere in California in quegli anni. Ho degli splendidi ricordi di quel periodo. Ricordo anche il lavorare con un mio caro amico d’infanzia, George Tucko, che produsse quel disco. Siamo cresciuti entrambi nell’Illinois e ci rincontrammo in California per la realizzazione di “Megaforce”.

Qual è la situazione attuale in merito ai Two Fires e The Storm e alla tua partnership con Ramos?
Continuo ad esibirmi quando ha senso farlo. Faccio in modo di tenere la mia band ben “allenata” e pronta a suonare, in Illinois. Occasionalmente suoniamo come Two Fires, con Josh e altre volte lo facciamo con Gregg Rolie e Ron Wisko, solo non tutti assieme e non come The Storm. Con il permesso dei componenti del gruppo originali, sto facendo un tour utilizzando il monicker The Storm, con una line-up diversa. Ho mantenuto ottimi rapporti con tutti loro e ci sentiamo per telefono, quando ne abbiamo l’occasione.

Quali sono i tuoi interessi al di fuori della musica?
La mia famiglia, le corse automobilistiche, viaggiare senza fretta (evitando di fare le cose di corsa spostandosi con un bus turistico e, alla fine, non vedere nulla).

Per terminare l’intervista, hai un messaggio speciale per i fans italiani di rock melodico?
“Amore” (in italiano N.d.A.) a tutti voi. La mia famiglia ha lontane origini italiane e io sarò lì da voi non appena avrete convinto i vostri promoters a riportarmi in Italia.

Grazie ancora per il tempo che ci hai concesso e non vedo l’ora di poter ascoltare la tua splendida voce direttamente in un live show qui in Italia (appello ai promoters … che cosa state aspettando?).
Ciao amici. Possa Dio mantenervi tutti al sicuro, felici ed in salute!

Intervista a cura di Marco Aimasso

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