Tryptamin: neurotrasmettitori di libertà sonica …

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Esistono progetti artistici che sembrano perfetti per stimolare la curiosità dei musicofili, pungolati, al di là delle definizioni di “genere”, da una forma di acuta e visionaria sensibilità espressiva, di un tipo però che non rinuncia al potenziale “commerciale” di un suono che sa essere tanto accattivante e passionale quanto irrequieto.
È questo il caso dei Tryptamin, formazione italica pilotata da Pietro Beltrami, nostro graditissimo ospite per conoscere meglio la situazione attuale della band e approfondire i contenuti del nuovo album "Piacenza, Wisconsin".

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Ciao Pietro, complimenti vivissimi per il nuovo lavoro dei Tryptamin e benvenuto su Metal.it! Cominciamo dall’inizio … presenta la tua band ai nostri lettori e raccontaci da dove proviene questa denominazione così “particolare” …
Ciao Marco, ti ringrazio di cuore! I Tryptamin si formano nel 2008, fondati e guidati da me (voce e tastiere), a partire da mie composizioni, arrangiate poi assieme come band. Il nome lo decisi io il giorno in cui presi l'iniziativa di aprire un profilo Myspace, ispirato dai miei studi in chimica e la mia passione di allora per la psichedelia, dopo mesi di infruttuose discussioni per trovare un monicker decente. Pubblichiamo 2 ep ispirati a sonorità progressive metal ed alternative metal (influenze - solo per citarne alcune - Porcupine Tree, Tool, Mastodon, Opeth, Isis, Faith No More, The Police, King Crimson, Ozric Tentacles). Successivamente vede la luce "Monday Hangover", il nostro primo full length autoprodotto, che amplia ulteriormente la paletta sonora includendo sia elementi sperimentali quali jazz e ambient, sia influenze alternative rock (dai Nine Inch Nails ai Radiohead, dai TV on the Radio agli Slowdive) che rendono i brani meno prolissi e più orientati alla forma canzone. Successivamente ci sciogliamo per poi ritrovarci dopo 10 anni e pubblicare "Piacenza, Wisconsin". La psichedelia intrinseca al nome della band permane nel concetto di "viaggio" che è una sorta di trademark comune ad ogni nostro lavoro.
Sono dunque passati ben dieci anni da “Monday hangover”, il vostro precedente album … come mai avete avuto una “pausa di riflessione” così lunga e quali sono state le circostanze che vi hanno spinto a tornare all’attività discografica con l’eccellente “Piacenza, Wisconsin”?
La produzione di "Monday Hangover" fu un autentico parto, soprattutto per la maniacale attenzione ai dettagli, condivisa col sound engineer Cristiano Sanzeri, e all'uscita del disco ero ormai mentalmente ed emotivamente scarico, pur essendo come il resto della band pieno di aspettative. Dopo alcuni intoppi nella promozione decisi che ne avevo abbastanza ed abbandonai la band, in sostanza sciogliendola, per dedicarmi ad altri progetti. Durante il lockdown del 2020 ho ritrovato la giusta ispirazione per riprendere in mano il pallino Tryptamin, sia con materiale composto ex novo sia riarrangiando brani inediti che avevo composto quando la band era in attività, aggiornandoli alla versione "2.0" del nostro sound.
Già che ci siamo, ti andrebbe di spigarci cosa si “nasconde” dietro al titolo del disco?
Il titolo è a metà strada tra il concept e una sorta di "inside joke". Veniamo da una città di provincia di un paese come l'Italia, in cui cantare in inglese suonando un genere così ibrido non è esattamente il segreto del successo, magari se fossimo stati di Piacenza, ma in Wisconsin, chissà. Il tema della sensazione a volte opprimente data dal vivere in una piccola città di provincia si ritrova anche nelle lyrics. L'inside joke è che molti nostri amici e conoscenti su Facebook hanno scelto per scherzo Piacenza, Wisconsin come città di residenza.

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Rispetto al passato, in “Piacenza, Wisconsin” assistiamo ad un maggiore avvicinamento alle sonorità synth-pop e new-wave … a cosa è dovuta tale variazione espressiva e quali sono stati i principali riferimenti utili a questa transizione?
Durante la mia infanzia ascoltavo a ripetizione la cassetta di "Nothing like the Sun" di Sting e i CD della serie "New Age" della Les Folies che mia madre, insegnante in conservatorio come mio padre, acquistava in edicola, mentre ai tempi delle medie bighellonando per il centro storico mi portavo a casa decine di vinili di elettronica, dalla trance alla techno più acida.
A 16 anni rimasi folgorato da "Mezzanine" dei Massive Attack e "Ultra" dei Depeche Mode, poi arrivarono il metal, il grunge e tutto il resto.
Sono sempre stato musicalmente onnivoro a 360° ma l'elettronica e certe sonorità 80s le ho nelle vene sin dalla tenera età, passioni condivise anche con il resto della band.
Il prossimo disco comunque potrebbe suonare ancora diverso. :)
Apprezzo veramente molto la passionale irrequietezza artistica, non scevra di potenzialità “radiofoniche”, che contraddistingue le composizioni dei Tryptamin … se dovessi scegliere un brano che rappresenta pienamente tutte le sfumature del vostro suono, quale sarebbe e perché?
Penso che il brano più rappresentativo del nostro sound attuale sia "Way Back Home", scelta anche come singolo, che nei suoi 6 minuti racchiude tutti gli elementi chiave nel nostro attuale sound.

Ritengo la tua voce un classico “valore aggiunto” di una prestazione strumentale collettiva di gran classe, perizia ed inventiva … anche qui ti chiedo di rivelarci qualcuno dei capisaldi della tua “formazione” come cantante …
Tra i cantanti che più mi hanno ispirato nel trovare un mio stile potrei citare sicuramente Mike Patton, Trent Reznor, Layne Staley, Sting, David Sylvian, Brendan Perry. Lavoro costantemente sul mio timbro cercando di spaziare il più possibile tra i vari registri e di mantenere sempre la massima naturalezza, privilegiando l'espressività piuttosto che un'eccessiva impostazione.
Come anticipato, il comparto esecutivo di “Piacenza, Wisconsin” è assai accurato e maturo, così come appare molto efficace la sua resa sonora … com’è nata la collaborazione / sinergia con Riccardo Demarosi (responsabile anche della registrazione, del mix e del mastering dell’albo), che affianca te e gli “storici” Michael Fortunati e Federico Merli nel conseguimento di tale ottimo risultato?
Riccardo "Ric" Demarosi è il fonico che ha preso l'eredità di Cristiano allo storico studio Giardini Sonori di Piacenza, nonché ottimo musicista e compagno di band (coi Søndag prima e coi The Arvik poi) di Marcello Lega, nostro ex-membro ed amico, perciò il suo ingresso nella band era quasi destino. Il suo lavoro è stato fondamentale nella realizzazione di "Piacenza, Wisconsin" e lo è tuttora nel live, dal momento che si occupa della gestione delle sequenze oltre che di basso, synth e cori.
Ho gradito parecchio la scelta di includere i testi nel materiale promozionale di “Piacenza, Wisconsin” … quanto sono importanti le liriche nell’economia complessiva della vostra proposta artistica? E nascono prima, dopo o in contemporanea con le stesure musicali?
Le lyrics sono senz'altro un elemento fondamentale dei nostri brani. Le linee vocali solitamente si evolvono di pari passo alla stesura dei brani, in un secondo momento nascono i testi, che si devono tendenzialmente adattare alle linee e non viceversa.

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Mentre preparo quest’intervista, in televisione stanno trasmettendo uno spot di X-Factor … cosa ne pensi di questo tipo di show? Sono effettivamente un’occasione di valorizzazione e di visibilità del talento o soltanto l’ennesima sterile finzione mediatica (magari pure un po’ “diseducativa” …)? Hai mai pensato di intraprendere questa strada?
Ti risponderei con una citazione: "la seconda che hai detto". Mi basta guardarne pochi secondi per provare quella sensazione che i giovani d'oggi definiscono "cringe" e cambiare canale. Non biasimo assolutamente i tanti artisti, a volte talentuosi, che vi hanno partecipato - come Federico Pagani aka An Harbour, amico al cui disco ho avuto il piacere di lavorare - e può essere una buona vetrina attraverso cui farsi conoscere, ma il format non fa davvero per me.
Dopo la fase critica della pandemia da Covid (che speriamo di aver accantonato per sempre …) c’è molta “voglia di live” … com’è la situazione da questo punto di vista? Quanto è importante per un gruppo come il vostro poter prendere contatto diretto con il pubblico?
Nel periodo della pandemia e in quello immediatamente successivo mi sono isolato a comporre e sono rimasto abbastanza fuori dal mondo dei concerti. "Piacenza, Wisconsin" è un disco nato e pensato in studio, e solo dopo la sua uscita è stata messa insieme la band, che ha visto anche l'ingresso di Tommaso Moiraghi alla chitarra. Parte integrante del nostro live sono le proiezioni di video creati da me e gestiti da Riccardo, e la data di presentazione di "Piacenza, Wisconsin" ai Giardini Sonori ha aggiunto quel tassello che ha dato un senso ultimo a tutto il nostro lavoro, perciò speriamo di poterne aggiungere molte altre nei mesi a venire.
Il 2023 è vicino alla conclusione e per i musicofili è praticamente impossibile non indulgere nella pratica della classifica consuntiva annuale … ti chiedo di condividere con noi quelli che ritieni i tre dischi migliori e, se ti va, anche la delusione dell’anno …
Tre dischi che mi sono piaciuti:
Godflesh - "PURGE", M83 - "Fantasy" e Ryuichi Sakamoto - "12".
Come delusione ti direi "Memento Mori" dei Depeche Mode.

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Siamo alla fine e a questo punto, come di consueto, lascio a te, dopo averti ringraziato per la disponibilità, le ultime parole dell’intervista …
Io ringrazio te per l'intervista e la recensione, nonché lo staff di Metal.it, saluto i lettori e vi invito a seguirci sui nostri canali social, in arrivo un nuovo avveniristico videoclip e altre succose novità. A presto!
Intervista a cura di Marco Aimasso

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