Roxin’ Palace: welcome to the Rock Sin Palace!

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Anche se i suoi componenti non sono esattamente dei “novizi” (con Revoltons ed Elvenking nel curriculum) i Roxin’ Palace rappresentano sicuramente uno dei nomi “nuovi” più interessanti della scena street-rock contemporanea.
Non ho volutamente aggiunto una caratterizzazione geografica, perché il gruppo, “accidentalmente” italiano, è animato dallo stesso tipo di “carica elettrica” che alimenta i suoi più autorevoli colleghi scandinavi o americani, figli adeguatamente “degenerati” di una stirpe di maestri difficilmente, e non solo per ragioni “artistiche”, eguagliabili.
Ed ecco che la voglia di andare oltre una sterile emulazione, assieme all’ispirazione e alla freschezza diventano le caratteristiche distintive di una band che non potrà che, fatalmente, “crescere” ancora, superando le sporadiche sfocature di un debutto comunque già molto godibile e promettente.
Ora, cari sleaze rockers “all’ascolto”, volete anche voi saperne di più? Niente paura, la parola passa direttamente a Elvis “HELL” Ortolan, drummer della formazione friulana e nell’occasione nostro affabile interlocutore per questo doveroso approfondimento …

Ciao Elvis, grazie per il tempo concessoci, benvenuto su Metal.it e complimenti per il vostro disco! Direi d'iniziare con una breve scheda di presentazione del gruppo, non prima di averci svelato dove possiamo trovare quest’allettante “Rock Sin Palace” …
Ciao Marco e grazie a te per l’opportunità, per noi è un piacere visto che siamo tutti abituali frequentatori di metal.it! Allora, i Roxin’ Palace nascono nel 2010 con il nome di Modern Middle Ages su idea di Alex, il chitarrista. All’inizio la band era dedita a una fusione tra l’hard rock di stampo americano e l’heavy metal più classico, registrando anche un promo di quattro pezzi. Con il mio ingresso all’inizio del 2011 abbiamo deciso di reimpostare un po’ il progetto, adottando l’attuale nome e vertendo verso uno stile più sleaze rock influenzato dai vari Skid Row, Motley Crue, L.A. Guns ecc. Il secondo chitarrista Emanuele era già della partita, anche se in qualità di bassista, mentre durante l’anno successivo si sono uniti a noi Enos e Axel rispettivamente al basso e alla voce, con i quali abbiamo registrato il nostro debut album. Riguardo al Rock Sin Palace, è più che altro una filosofia che ci siamo posti all’inizio di questa nuova avventura, cioè fare le cose per noi stessi e per il gusto di farle, rimanendo al di fuori di un certo sistema sociale e musicale fatto d’ipocrisia, falsità e negatività che già in passato ci ha logorato e creato problemi. Ovviamente, nella canzone abbiamo utilizzato argomenti più accattivanti e “rock ‘n’ roll”.
Arriviamo al contenuto di “Roxin’ Palace”, un lavoro che ho trovato molto intrigante per il suo essere al tempo stesso “tradizionalista” e “fresco”, grintoso e seducente, in un ambito espressivo in cui far convivere molte suggestioni (dai Motley Crue ai Megadeth, passando per bagliori di Alice In Chains, Who, Mr. Big, Hinder e Hardcore Superstar …), assemblate in maniera spontanea e personale. Raccontateci tutto del vostro background “formativo” e di un approccio alla materia che sembra piuttosto variegato …
La varietà della nostra proposta musicale credo sia data dal fatto che tutti e cinque possiamo contare su una certa versatilità sia come musicisti, grazie alle nostre esperienze passate, sia come ascoltatori, in quanto le nostre preferenze spaziano parecchio, anche al di fuori dell’ambito hard rock o heavy metal.
La maggior parte di noi ha vissuto il periodo a cavallo tra gli anni 80 e i 90, quando la situazione musicale era differente, il metal era ancora mainstream, le bands storiche erano ancora al top e noi le ascoltavamo in quanto grandi bands e non prediligendo un genere specifico come magari avviene oggi. Per noi è una cosa molto naturale ascoltare e quindi ispirarci gruppi apparentemente distanti, che si chiamino Motley Crue o Megadeth, Maiden o Skid Row, Guns o Queensryche.
Come nasce un pezzo dei Roxin’ Palace? Quanto tempo avete impiegato per la loro stesura e qual è il modus operandi che avete utilizzato durante la fase compositiva?
La gestazione di questo disco è durata più di un anno ed è stata parecchio anomala. Quando sei una band all’inizio devi mettere in preventivo un periodo di assestamento, trovandoti ad aver a che fare con parecchi personaggi che vanno e vengono e tutto questo rischia di frenarti o demoralizzarti. Conoscendo queste situazioni io, Alex ed Emanuele ci siamo posti l’obiettivo primario di realizzare l’album, indipendentemente da quale sarebbe stata la formazione definitiva. Vista la nostra esperienza, sapevamo quello che volevamo fare e come farlo, quindi siamo partiti dalle nostre idee e abbiamo cominciato a svilupparle. Abbiamo lavorato parallelamente, sia nella realizzazione del disco che nella ricerca di membri stabili nella line-up e alla fine siamo riusciti a reclutare Enos e Axel che hanno dato un contributo fondamentale sia in fase compositiva, sia di arrangiamenti. Come accade per molte bands, partiamo dall’idea di un singolo e poi la elaboriamo assieme, scegliendo le soluzioni che convincono pienamente tutti. Ci teniamo particolarmente affinché tutti contribuiscano con idee al fine di mantenere la nostra proposta sempre varia.
Scandagliando la track-list, mi piacerebbe che approfondissi brevemente alcuni momenti del Cd che considero particolarmente significativi: la title-track, “Relaxin' shok 108”, “Collapsin' park” e “Tears on the road” …
“Roxin’ Palace” è una delle prime canzoni che abbiamo scritto con questo nome e, come ti ho accennato in precedenza, descrive una filosofia di vita “out of the system” attraverso liriche più “rock”. “Relaxin’ Shock 108” invece è stata scritta quando ancora la band si chiamava Modern Middle Ages, riarrangiandola nel ritornello. Titolo e testo si riferiscono alla medicina cinese. “Collapsin’ Parks” e “Tears on the road” sono invece le sorprese del disco, in quanto scritte dal secondo chitarrista, Emanuele. Devi sapere che di tutti e cinque lui è quello che meno ha a che fare con l’hard rock. I suoi ascolti vanno dal Black Metal, ai Meshuggah oppure al thrash ottantiano. Ha sorpreso tutti presentando due brani validissimi pur senza avere un background tale da ispirarlo. “Collapsin’” ha un feeling molto metal, in alcuni tratti può ricordare i Megadeth più melodici, mentre “Tears” ha delle atmosfere più “wild and free” ed è dedicata a quelli che se ne vanno da una band per motivi più o meno futili, magari pentendosi poi per un’occasione persa.
“We are loosing both” e “Modern middle ages”, sono senza dubbio altri due brani importanti di “Roxin’ Palace”, anche per la presenza di graditi ospiti come di Davide “Damna” Moras e Demian Von Dunkelwald, rispettivamente. Personalmente ritengo, come già saprete dalla recensione, il primo un appassionante e versatile concentrato d’influenze, mentre valuto il secondo una sorta di piccolo “esperimento” abbastanza intrigante, ma forse non completamente convincente … come sono nate queste collaborazioni? Vi ritenete pienamente soddisfatti dei frutti ottenuti da tali partnership?
Damna è un grande amico, abbiamo suonato una vita assieme negli Elvenking, quindi, avendo anche lui un progetto Hard Rock è stata una cosa piuttosto naturale chiamarlo. Il contrasto tra la sua voce più selvaggia e spigolosa e quella più morbida ed educata di Axel è una delle cose migliori che si sentono nel disco.
Anche con Demian sono amico da tempo e spesso abbiamo parlato di fare qualcosa insieme, nonostante i nostri backgrounds totalmente differenti. A “Modern Middle Ages” volevamo dare un taglio più moderno e aggressivo e quindi abbiamo pensato subito alla sua voce. Il risultato finale può risultare un po’ audace, almeno nel nostro genere, ma lui si è dimostrato un vero professionista con una grande inventiva a livello di arrangiamenti.
Questione live show … la vostra biografia cita alcune importanti esperienze da questo punto di vista al fianco di Phantom X, Salamandra e Jettblack ... com’è andata? Quali sono le prospettive future sul fronte concerti?
Le date che hai citato sono state una buona occasione per tornare in pista e ritrovare il feeling con il palco. Sono state esperienze un po’ estemporanee con molte incognite in quanto non avevamo ancora pubblicato l’album, ma tutto sommato la risposta del pubblico è stata più che positiva, soprattutto in Repubblica Ceca con i Salamandra. La fase live che ci stiamo preparando ad affrontare a breve invece riguarderà la vera promozione del disco. Abbiamo già delle date confermate ed alcune in via di conferma, fino a fine anno saremo impegnati più che altro nella nostra zona, mentre per il prossimo stiamo lavorando per ritornare all’estero.
Anche se il Cd è uscito da poco, state già lavorando a nuove composizioni? Ci puoi dare qualche anticipazione sul come si evolverà il vs. suono?
Le idee ci sono e a breve cominceremo anche a svilupparle assieme. Non ci siamo prefissati una particolare direzione stilistica, ma quello che è certo è che lavoreremo molto sul suono e sulla produzione, cercando di essere attuali e moderni mantenendo comunque l’aspetto melodico che ha caratterizzato il nostro debutto.
State, come ogni band “moderna” che si rispetti, sfruttando le possibilità di promozione e diffusione offerte dai social network & C. … che rapporto avete con la “tecnologia” applicata alla musica e con la Rete come mezzo di divulgazione? Forzata necessità o reale interesse e fiducia in tali strumenti?
Direi entrambe le cose. Al giorno d’oggi attraverso i social network è possibile raggiungere un’infinità di persone, in ogni angolo del mondo e lo si può fare in prima persona, in breve tempo, provando e riprovando più volte. Visto che la maggior parte dei contratti discografici odierni è diventata più che altro un servizio a pagamento, che varia in base a quanto spendi, diventa importante ingegnarsi e sapersi muovere in rete per darsi almeno qualche possibilità in più per promuoversi.
Durante le recenti vacanze estive mi è capitato di rileggere “The dirt”, l’avvincente e controversa autobiografia dei Motley Crue … da bravi “Crue Head” la conoscerete nel dettaglio, presumo … quali sono le tue considerazioni sull’opera?
Quando ho terminato la lettura, la prima sensazione è stata quella di sentirmi piccolo ed insignificante! Mi sono chiesto più volte se veramente è potuto accadere tutto ciò che viene raccontato, anche se magari qualche episodio può sembrare forzato. Per noi piccoli mestieranti del rock è come leggere un manuale o un libro di storia ci fa rendere conto di un mondo che non abbiamo mai nemmeno sfiorato.
Qualche tempo fa un sondaggio realizzato tra gli ascoltatori di una famosa stazione radiofonica britannica ha eletto i Led Zeppelin come la rock band più influente di tutti i tempi, seguita da Queen, Black Sabbath e Pink Floyd … condividi questa playlist? Quale sarebbe la tua personale classifica?
Qualcuno di noi potrebbe citare i Beatles come i più influenti di tutti eh, eh … Per quel che mi riguarda credo che i Led Zeppelin siano stati il prototipo della rock band moderna sotto molti aspetti, creatività, sperimentazione sonora, intensità di esecuzione. Ogni singolo membro poi ha avuto un ruolo importante nell’economia della band e può essere considerato un capostipite nel suo ruolo, basti pensare a uno come John Bonham. Inoltre con tutti i loro eccessi hanno contribuito ad accrescere la fama poco raccomandabile del rock nell’ideologia comune … più influenti di così …
Nel concludere la mia disamina dell’album vi ho definito una band “destinata a restare” … ora, visto che mi sono “esposto”, non vorrete mica deludermi! Tranquillizzami con i dettagli del piano strategico che avete previsto per ottemperare a tale auspicio! Quali sono le prossime tappe del programma?
Allora, come detto in precedenza, al momento stiamo pianificando la stagione live per la promozione dell’album, che durerà almeno fino alla prossima primavera. Entro fine anno poi lanceremo on line il nostro sito internet e gireremo anche un videoclip. Naturalmente inizieremo anche a comporre il nuovo album che verrà registrato non prima di un anno. Le idee ci sono e ci prenderemo tutto il tempo necessario per creare qualcosa d’importante che ci permetta di “restare” come dici tu.
Siamo alla fine … nel ringraziarti nuovamente per aver “sopportato” le curiosità e le eventuali “sciocchezzuole” di quest’intervista e rinnovando gli apprezzamenti per il vostro lavoro, vorrei considerassi questa ultima “domanda” una sorta di spazio “autogestito” … sfruttalo come meglio credi …
Innanzitutto siamo noi che ringraziamo per quest’opportunità e ci auguriamo che sia solo l’inizio di una lunga avventura, un saluto a tutti!
Intervista a cura di Marco Aimasso

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