Blitz Kids: The Good Youth Launch Party - Red Bull Studios, 30/01/2014 Londra

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Pubblicato il:04/02/2014
Il 30 Gennaio è stato un giorno importante per i Blitz Kids, quello del launch party per l’uscita di The Good Youth, e la Red Bull Records (sì proprio quella Red Bull) ha fatto le cose in grande, chiamando a raccolta tutta la stampa musicale e di tendenza nei suoi bellissimi studios londinesi nei pressi del London Bridge per ascoltare l’album in anteprima e raccogliere commenti a caldo. Location d’eccezione per la serata più hot della settimana. Questa giovane band è esplosa nel 2010 con il mini cd Scavangers, seguito l’anno dopo dal full lenght Vagrants and Vagabonds e dall’ep Never Die nel 2013, tutti riconducibili ad un pop punk misto all’emo di nomi come Dashboard Confessional, Jimmi Eat World e Fall Out Boy e al nu metal. Mangiando ottima pizza e sorseggiando birre e cocktails abbiamo prima ascoltato il nuovo album, poi la band ha suonato quattro pezzi in versione acustica. I punti di forza dei Blitz Kids sono diversi, a partire dalla voce di Joe James, che si sente deve essersi applicato per sviluppare le sue doti innate. Pur non essendo dei virtuosi, sanno suonare e intelligentemente scelgono di mantenere un sound rock e pulito, semplice ma dalle melodie azzeccate, senza andare ad impastarsi in distorsioni elettriche o composizioni pretenziose. Per una disamina approfondita di The Good Youth vi rimando in sede di recensione; qui mi limito a rilevare una crescita dal punto di vista compositivo ed un accostarsi a territori rock alternative, pur mantenendo cori pop e la matrice emo. Nonostante la giovane età, Joe James, il chitarrista Jono Yates e il bassista Nic Montgomery sono stati estremamente seri e professionali, hanno ringraziato la Red Bull per il lavoro svolto e si sono equamente divisi fra gli amici e la stampa che affollava i locali, ho avuto, quindi, l’opportunità di fare due chiacchiere per far conoscere meglio la band a voi lettori. Un saluto ai ragazzi di Red Bull Italia, presenti anche loro alla serata!
Parliamo di come è nato The Good Youth…
Abbiamo iniziato a lavorarci prima ancora di iniziare a scrivere Never Die. Abbiamo avuto un sacco di tempo per comporre fra Vagrants and Vagabonds e The Good Youth e ci siamo resi conto che stavamo cambiando. Così abbiamo fatto uscire Never Die intendendolo come pausa fra due full lenght, per far abituare le persone al sound che stavamo sviluppando. Il nuovo album è completamente diverso dal precedente, mentre è una naturale evoluzione di Never Die.
Come componete i vostri brani?
(Jono) Joe ha quaderni pieni di cose scritte da lui. Nic ed io abbiamo buttato giù qualche linea vocale o dei versi ma nemmeno lontanamente tanti quanto i suoi. Parte col mandarmi qualcosa, poi insieme costruiamo lo scheletro di un brano con una chitarra acustica, gli accordi e la melodia; infine ci chiudiamo tutti in una stanza, impariamo questa versione base ed ognuno rifinisce e modifica la propria parte. Il risultato a volte è piuttosto fedele all’idea originale, altre completamente diverso.
Quali artisti vi hanno maggiormente influenzato?
(Nic) Durante la composizione dell’album abbiamo cercato di non ascoltare altre rock bands, per paura di suonare in modo troppo simile al loro e diluire le nostre caratteristiche. Solo che, essendo sempre in giro con la radio accesa, le nostre orecchie si sono ritrovate a seguire una rigida dieta a base di One Direction, Taylor Swift e Bruno Mars. Grazie al cielo non direi che il nostro album ne abbia risentito, ma sicuramente abbiamo preso spunto dai loro cori a tutto campo.
On my own, uno dei singoli estratti dall’album, ha un video che in apparenza sembra mostrare solo un gruppo di adolescenti depressi, perché si annoiano, e che per questo si danno all’alcool. Invece so che il testo della canzone è autobiografico…
Parla di un periodo in cui lavoravamo tutti in un bar, per guadagnare soldi nostri, e, quando staccavamo, andavamo a bere e ad ubriacarci. Non avevamo aspirazioni o mete ne il desiderio di fare qualsiasi cosa: ci limitavamo a lavorare dietro il bancone del bar e a bere ogni notte, senza saltarne una. Potevamo osservare i clienti del bar, gente che aveva passato quarantanni della propria vita lì e abbiamo iniziato a pensare che saremmo finiti così anche noi, se non fossimo usciti da quella spirale ne saremmo stati risucchiati. Quindi il video riguarda proprio qualcuno che tenta e ritenta di scappare da una situazione di stallo, ma non riesce.
A Giugno suonerete al Download Festival…
(Jono) E’ il più grande concerto della nostra vita: apriremo la giornata sul secondo palco ed i Limp Bizkit saranno gli headliner! Non avrei mai pensato che sarebbe successo, è un onore!
Quale artista vi ha fatto decidere di metter su una band?
(Jono) Personalmente il primo album rock che ho comprato è stato Nevermind dei Nirvana, un classico. Gli adolescenti della mia generazione che si avvicinavano al rock sono partiti tutti dai Nirvana. Sono sicuro di non essere ne il primo ne l’ultimo a metter su una band perché Kurt Cobain ha infranto le regole e mandato il messaggio che non devi essere un virtuoso dello strumento per diventare un artista. Puoi essere chiunque tu voglia essere.
Articolo a cura di Laura Archini

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