Sodom - The Final Sign Of Evil

Copertina 6

Info

Anno di uscita:2007
Durata:50 min.
Etichetta:SPV

Tracklist

  1. THE SIGN OF SODOM
  2. BLASPHEMER
  3. BLOODY CORPSE
  4. WITCHING METAL
  5. SONS OF HELL
  6. BURST COMMAND 'TIL WAR
  7. WHERE ANGELS DIE ]
  8. SEPULCHRAL VOICE
  9. HATRED OF THE GODS
  10. ASHES TO ASHES
  11. OUTBREAK OF EVIL
  12. DEFLORATION

Line up

  • Tom Angelripper: Vocals, Bass
  • Grave Violator: Guitars
  • Chris Witchhunter: Drums

Voto medio utenti

Release strategica in un periodo di calma per i Sodom, tra le band fondamentali del filone thrash teutonico assieme ai ben noti Kreator e Destruction, ed altre svariate band che non hanno avuto la loro fortuna (o bravura, decidete voi).
A ventitre anni dalla release di "In the Sign of Evil", un EP storico che segnava un nuovo episodio nel metal per brutalità e velocità, il buon Tom Angelripper fiuta il colpaccio e butta fuori un album che pretende di essere quello che l'EP originale non è stato. Ebbene sì, perchè effettivamente "In the Sign of Evil" nacque come album integrale, ma per esigenze ed obblighi di etichetta, si tramutò in un EP di una manciata di brani soltanto.
Quei pezzi mancanti sono qui recuperati ed inclusi per la prima volta su disco; ma i Sodom non finiscono di stupire, perchè a risuonare i cinque classici pubblicati (tra cui song storiche quali "Blasphemer" e "In the Sign of Evil"), è la stessa identica line-up di ventitre anni or sono.
A chiudere il quadro, la copertina ottima del solito Marshall, che richiama quella storica del 1984 con il boia.
Che dire? Difficile recensire un album del genere. Indubbiamente si tratta di un acquisto valido per i fan della band e per gli oltranzisti della scena '80 thrash. Dobbiamo però dire che i brani inizialmente esclusi non sono all'altezza degli altri, ma con così tanti anni di distanza, e in un diverso contesto storico culturale, è assai difficile giudicarli per quel che sono realmente.
Certo è che le pallide rivisitazioni dei brani "originali" non sanno assolutamente reggere il confronto con la cacofonia low quality e approssimativa delle versioni 1984 sulle quali tanto abbiamo scapocciato. Non che siano suonate bene, anzi il drumming di Chris Witchunter è tanto imbarazzante quanto lo era ventitre anni fa, ma manca completamente la magia irripetibile di quel disco.
Che dire, un prodotto... diciamo tiepido. E' un buon riempitivo e fa piacere che i Sodom vogliano ribadire con fermezza chi sono e da dove arrivano, continuando sulla stessa strada dopo tanti anni. Ma è un lavoro che può fare la gioia solo dei fedelissimi della band tedesca; tutti gli altri possono passare oltre e piuttosto rimediare, se già non l'hanno, con la versione originale e storica del 1984.
Recensione a cura di Lorenzo 'Txt' Testa
the final sign of evil

ascoltabile, pensavo peggio... le canzoni non sono state rovinate con una produzione troppo moderna

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