Copertina 6

Info

Anno di uscita:2002
Durata:non disponibile
Etichetta:Surfdog Records
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. KICKBACK
  2. PUNKASS BITCH
  3. BODY SLAMM 2001 (BIG BROTHER BOOTSY MIX)
  4. DOGBOY BLUES
  5. YOU AND I
  6. SHAKEN NOT STONED
  7. A DEDICATION TO YOU
  8. CRACKSTAR
  9. BRING IT ON
  10. SUPER PRIME MOVER
  11. A LULLABAY OF WISHES
  12. SUPERBALL
  13. ALWAYS CRASHING THE SAME GEAR
  14. WORDS CANNOT SAY

Line up

Non disponibile

Voto medio utenti

Dalla bio di Stevie Salas, leggo che questo Signore nel corso della sua carriera, ha prestato la sua mano e la sua 6 corde a bands del calibro di Was Not Was (chi è un fan della musica ’80 non può non ricordarsi di ‘What Up Dog’), al Signor Rod Stewart, seguendolo in un tour mondiale, e ad niente poco di meno di Mr. Mick Jagger! Eh, si, il buon Stevie ne ha fatta di esperienza, anche perché questo ‘Shapeshifter’ non è il suo primissimo album, ma bensì il terzo. Musicalmente, questo ‘Colui che cambia forma’ si muove attraverso uno sporchissimo spirito Rock’N Roll, lidi Hard Rock, numerosi inserti elettronici, uno sguardo al Classic Rock ed uno al Funk, tra Bootsie Collins, Van Halen e gli Aphex Twin…con radici fortissime radicate alla scena Seventies, soprattutto verso la sponda LedZeppeliniana, e con la foto di Hendrix nel portafoglio…penso che abbiate capito, quindi, che l’album non è assolutamente di facile assimilazione…anche perché questo guitar hero ha avuto la bella idea di inserire tra le prime sette tracks i sette brani più brutti di tutto il disco, songs che sembrano tutti riempitivi e messi li per caso, delle quali si salva solo l’opener Kickback; ma vi è anche l’altro lato della medaglia…dall’ottava track alla quattordicesima (anzi alla quindicesima, visto che vi è una ghost song) l’album prende quota e si possono ascoltare bellissime perle come ‘Crackstar’, sporca e rockin’fuckin roll, oppure ‘Super Prime Mover’, con quel songwriting di reminiscenza Beat, o ancora ‘A Lullaby Of Wishes’, la ‘Superball’ in perfetto stile Peppers o la splendida ballad ‘Always Crashing The Same Car’ o la conclusiva acustica ‘Words Cannot Say’. Un album dunque a due facce: una da dimenticare ed una da amare…che volete che vi dica…non posso che essere su un 6/10…in quanto, se da un lato siamo da 5 scarso, dall’altro siamo da 7 abbondante.
Recensione a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli

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