Copertina 7

Info

Anno di uscita:2023
Durata:24 min.
Etichetta:Century Media Records

Tracklist

  1. HAMARTIA
  2. AXIS MUNDI
  3. HEMOCLYSM
  4. VENGEANCE (THE PATH) (BLUE ÖYSTER CULT COVER)

Line up

  • Johannes Andersson: bass, vocals
  • Adam Zaars: guitars
  • Oscar Leander: drums
  • Joseph Tholl: guitars

Voto medio utenti

Tempo di tagliando per i Tribulation, che giocano l’astuta carta dell’EP per saggiare il proprio stato di forma, a due anni di distanza dal magistrale “Where the Gloom Becomes Sound” e ad uno dal singolone “The Dhampir”.
Ebbene, come siamo andati?
Se ci tenete a conoscere l’opinione del sottoscritto -non penso proprio, ma tant’è- direi che i Nostri stanno benone.

L’addio del chitarrista Jonathan Hultén, in seno alla band dal lontano 2004, poteva sulla carta apparire arduo da digerire; nondimeno, all’ennesimo ascolto di “Hamartia” (vocabolo che ai tempi dell’antica Grecia significava “errore” o “fallimento”, ma anche “peccato”), mi sento di poter affermare che il colpo sia stato incassato in modo tutto sommato indolore.
La compagine svedese, infatti, suona come la migliore versione di se stessa sin dalle prime note della title track: macabra e catchy, subliminale ed irruente al tempo stesso, con quell’irresistibile blend di black, gothic, occult rock e NWOBHM che li rende distinguibili e unici all’interno di una scena sempre più sovraffollata da inutili cloni… Poco da dire, se non “bentornati”.

La successiva “Axis Mundi”, benché piacevole, viaggia un po’ col pilota automatico, e finisce così per risultare senz’altro piacevole, ma non memorabile.
Più interessante, a mio umile avviso, “Hemoclysm”, col suo incipit errabondo e le sue spirali melodiche dal taglio quasi psichedelico.
Sorprendente anzichenò, da ultimo, la cover di “Vengeance (The Path)” dei Blue Öyster Cult, in cui Adam Zaars e soci si baloccano, per ovvie esigenze di copione, con arrangiamenti dal sapore seventies e ampie porzioni di clean vocals.
Sorprendente come detto, ma anche riuscita e godibilissima; più che i Tribulation vi sembrerà di ascoltare i Ghost, ma per il sottoscritto ciò non costituisce peccato mortale.

Hamartia”, in ultima analisi, non farà saltare dalla sedia, né sconvolgerà il mercato di riferimento, ma si rivela prodotto di grande qualità, e può essere inquadrato alla stregua di ottimo antipasto in attesa di portate più corpose. Ciò che più conta, conferma la granitica affidabilità dei Tribulation, nei quali possiamo continuare a riporre incondizionata fiducia.
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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