Copertina 7

Info

Anno di uscita:2022
Durata:38 min.
Etichetta:Argonauta Records

Tracklist

  1. THE FORTUNE TELLER
  2. LOOSE LIPS
  3. THE GRASS
  4. ECHOES OF OBLIVION
  5. IMPACT OF AVIATION
  6. NO IMPUT SIGNAL
  7. CLIT EASTWOOD
  8. VOIDCATCHER

Line up

  • Jozz: guitar, vocals
  • Bobysan: bass, backing vocals
  • Michael: drums

Voto medio utenti

Il trio spagnolo dei Blues Weiser (gioco di parole riferito alla famosa birra Budweiser) è una onesta formazione che pensa soprattutto a suonare, divertirsi, bere e produrre buon rock stoner-settantiano. Il loro obiettivo non è cambiare il corso della musica, ma realizzare canzoni che trasmettano una certa freschezza, grinta, energia ed all'occorrenza una ventata di neo-psichedelia dal retrogusto oppiaceo. Questo "Obey the booze" presenta come slogan promozionale il motto "no time to think, time to drink!", che chiarisce in modo definitivo l'orientamento del lavoro.
All'inizio troviamo il groove caldo e dinamico di "The fortune teller", pezzo carico ed aspro che ricorda nomi come Atomic Bitchwax, Nebula, Duel, grazie al tiro hard molto distorto ma anche assai orecchiabile. C'è un evidente tocco Hendrixiano nella chitarra di Jozz (anche cantante della band) che trova il suo pieno sviluppo nella saltellante e bluesy "Loose lips", uno di quei brani che riescono a coniugare piacevolmente ritmo e sensualità.
Diciamo che gli iberici appaiono non come semplici clonatori, ma come appassionati di un rock dallo spettro ampio che certamente si ricollega al passato. Ad esempio "The grass" è un mid-tempo che profuma di southern 70 lontano un miglio, una sorta di omaggio ai Lynyrd Skynyrd dei tempi d'oro.
Il gruppo possiede anche una propensione al psych-sound riflessivo ed avvolgente: "Echoes of oblivion" è un percorso onirico dai contorni quasi prog-acidi e funziona davvero bene. C'è una sottile venatura orientale-mediterranea unita ad un apporto vocale post-rock intrigante, testimonianza che questi ragazzi hanno un solido ventaglio di idee da mettere sul piatto.
Lo strumentale "Impact of aviation" riprende in parte il tema panoramico del pezzo precedente, con alternanza di parti robuste e passaggi onirici, ma alla fine non è incisivo come dovrebbe. Anche "No imput signal" mostra un incedere un poco trattenuto, molto blues-roots ma è una di quelle canzoni gradevoli che sembrano non decollare mai completamente.
Più eccitante "Clit Eastwood" (occhio al titolo, non ho sbagliato battitura), uno stoner grezzo e punkeggiante da rigurgito alcolico senza fronzoli e bello cafone, così come la raffinata "Voidcatcher" che invece riprende l'attitudine psycho-prog e la sviluppa in maniera elegante e trippy. Episodio lento e sinuoso, una ballad dall'atmosfera nebbiosa che introduce alcune sperimentazioni per scatenarsi nella seconda parte in modo massiccio e profondamente stoner. Un brano davvero riuscito ed efficace.

Un buon disco per gli amanti dello stoner più allargato alle contaminazioni. Troviamo elementi blues, altri settantiani, altri ancora psichedelici, comunque intrecciati in maniera tutt'altro che banale. Gli spagnoli non faranno gridare al miracolo, ma questa è una prova più che dignitosa e può rappresentare la base per la futura crescita.

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