Copertina 6

Info

Anno di uscita:2022
Durata:45 min.
Etichetta:Svart Records

Tracklist

  1. DEFEATED
  2. SOLID EARTH
  3. GONE
  4. A SUBMARINE
  5. BABYLON
  6. ONCE MORE
  7. THE AI
  8. FOR MY SINS

Line up

  • Chris Travers: bass
  • Micheal Ross: drums
  • Tom Vane: vocals
  • Martin Emmons: guitars
  • Tom Ross: guitars

Voto medio utenti

Un disco più che sufficiente, ma pieno di chiaroscuri, come l’affascinante artwork che lo rappresenta, quello partorito dagli inglesi Famyne, provenienti da Canterbury, intitolato II: The Ground Below.

La band, operativa dal 2014, prende il nome da “Famine” un brano degli Opeth più recenti; tuttavia curiosamente, il suo sound non ha nulla a che spartire con quello degli svedesi, piuttosto si basa su un classico heavy-doom con ritmiche massicce e cadenzate, dall’andamento ipnotico, che potrebbero richiamare, a grandi linee, quello dei connazionali Pagan Altar.

L’album in questione è comunque il classico lavoro che, come si è soliti dire, tende a crescere con il passare degli ascolti. Al primo impatto infatti, il disco potrebbe anche essere facilmente etichettato come noioso e privo di nervo, anche perché, ad essere sinceri, non è che tutto giri alla perfezione all’interno della macchina britannica.
La prima pecca è rappresentata dalla voce di Tom Vane che, in alcune circostanze, appare debole e poco evocativa (un delitto per chiunque si voglia cimentare in un genere come il doom-epic metal) e inoltre, altro "neo" del disco, le prime 3-4 tracce di The Ground Below, nonostante qualche riffs azzeccato, presentano un andamento eccessivamente regolare, ma soprattutto troppo ripetitivo, che rischia inevitabilmente di tediare.

Poi, esattamente a metà album, in corrispondenza di Babylon, si registra un primo sussulto, che sembra “risvegliare il can che dorme”, in quanto ci si trova al cospetto di un brano leggermente più articolato rispetto ai precedenti, caratterizzato da atmosfere oniriche, che sembra segnare un’inversione di tendenza rispetto al percorso seguito fino a quel momento. Questa vera e propria sterzata sarà presente anche nelle successive tracce, dalla malinconica Once More, alla “sabbathiana” The Ai, fino alla conclusiva For My Sins.

La seconda fatica discografica dei Famyne si rivela quindi un lavoro, sebbene nel complesso positivo, riuscito solo per metà, caratterizzato da composizioni eccessivamente scontate e ripetitive all’inizio, molto più convincenti e dalle soluzioni multiformi quelle della seconda parte.
In questi ultimi casi infatti, gli assoli e i riffs di Martin Emmons e Tom Ross si fanno nettamente più incisivi ed articolati, ed anche la sezione ritmica di Michael Ross (batteria) e Chris Travers (basso) diventa più elaborata; peccato solamente, come già detto, che la voce di Tom Vane si dimostri non sempre all’altezza e finisca per penalizzare leggermente anche le tracce più riuscite.


Recensione a cura di Ettore Familiari

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 12 mag 2022 alle 12:56

Mi farebbe piacere un commento di Stonerman...

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