Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2022
Durata:22 min.
Etichetta:Fighter Records

Tracklist

  1. STEELBOUND
  2. CALL OF THE HAWK
  3. DEMON STAR
  4. SHATTERED HEART
  5. TAKE THE THRONE

Line up

  • Rev Taylor: vocals
  • Darin Wall: bass
  • Jesse Berlin: guitars
  • Jacquelynn Ziel: guitars
  • Nate Butler: guitars

Voto medio utenti

Dopo aver catturato le mie attenzioni e i miei ascolti ai tempi del loro album d'esordio, "Keepers of the Flame" (2020), i Greyhawk si ripresentano con questo EP, sempre per la Fighter Records, che riprende esattamente da dove li avevamo lasciati.

Cinque brani ispirati dal più classico Heavy Metal, sempre ben articolato, mai banale, con intuizioni da non sottovalutare ed un cantante che - grazie al suo cantare su bassi registri e dai toni evocativi - riesce a dare ulteriore personalità alla proposta dei Greyhawk. A proposito, iniziamo a segnalare che su "Call of the Hawk" la formazione di Seattle prima si presenta con una nuova chitarrista, Jacquelynn Ziel, poi apre le danze con "Steelbound", US metal d’annata e con pochi fronzoli, dove i Greyhawk mostrano i muscoli... o meglio gli artigli. "Call of the Hawk" è una bella cavalcata metallica tipicamente eighites, dal pathos e dal chitarrismo neoclassico in grande spolvero, mentre su "Demon Star" gli statunitensi shakerano epicità, Yngwie Malmsteen e Paul Gilbert, oltre ad una spazzolata di "The Rocky Horror Show". Ancora due brani, l'up tempo "Shattered Heart", spinto dal drumming di Nate Butler e sferragliata da un tagliente assolo di Jesse Berlin, e infine il gioiellino epico "Take the Throne", dove i Greyhawk danno il meglio di loro, letteralmente ispirati dal cantato cangiante e solenne di Rev Taylor.

A quasi due anni dall'esordio mi sarei aspettato un nuovo lavoro sulla lunga distanza e non soltanto un EP, "Call of the Hawk" è comunque è un'uscita scevra di riempitivi (cover, versioni live o rifacimenti vari...) e si propone con una manciata di ottime canzoni che avrebbero potuto fare da nucleo per il loro secondo album, che a questo punto è stato evidentemente pianificato più avanti nel tempo.

Come dicevano i Griffin: "Travelling in Time..."


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Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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