Copertina 6

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2021
Durata:43 min.
Etichetta:Transcending Obscurity Records

Tracklist

  1. 01011000
  2. THE MAW
  3. PARALLAX DESCENDS
  4. HE WHO MASTERED SHAPES
  5. MAJESTY OF THE VOID
  6. TERMINAL ODYSSEY
  7. BEYOND THE CELESTIAL VEIL

Line up

  • Joshua Alvarez: bass
  • Rod Quinones: drums
  • Bryant Quinones: guitars
  • Sergio Soto: vocals, guitars

Voto medio utenti

Dopo la pubblicazione del precedente "Cipher", gli americani Imperialist tornano con il nuovo album "Zenith" che vede la band immergersi completamente nel regno della fantascienza, mettendo insieme canzoni più lunghe ed articolate rispetto al lavoro precedente, sempre imperniate sull'infinito fascino del cosmo.
La proposta del gruppo, che fonde riffing Thrash ad un Black Metal di scuola Dissection, quindi con alcune inflessioni di scuola Death, risulta essere molto compatta, nitida nei suoni, quasi matematica nella sua costruzione, ma piuttosto fredda ed asettica perché incapace di trasmettere emozioni, per lo meno al sottoscritto.
Intendiamoci, "Zenith" è un album suonato benissimo, ben bilanciato tra momenti più violenti ed altri più "melodici", ricco di intrecci tra gli strumenti molto ben strutturati, arrangiato con cognizione di causa e, di certo, molto violento e ben equilibrato tra le sue due componenti essenziali citate in alto, ma ciò che manca è l'anima, quel "qualcosa" che ci spinga a riascoltarlo una volta che i sette brani giungono al termine e che ci faccia ricordare questo e quel passaggio.
In sostanza, un album formalmente perfetto, ma che si perde nella massa di un mercato che, per la mole delle uscite, necessiterebbe di ben altra ispirazione per permettere ai nostri di emergere e farsi notare.
Al di là delle mie considerazioni, che sono mie e basta, posso immaginare che "Zenith" sia comunque in grado di trovare il suo giusto pubblico, soprattutto tra coloro i quali apprezzano le buone prestazioni strumentali e, di conseguenza, lascio agli americani la sufficienza e vi invito ad ascoltarli e, magari, ad insultare la mia ignoranza musicale.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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