Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2021
Durata:40 min.
Etichetta:Pure Steel Records

Tracklist

  1. ATOMIC ASCENDING
  2. EGYPTIAN BRIDE
  3. DISOBEYING THE GODS
  4. SOAR
  5. A THOUSAND YEARS
  6. SCISSORS
  7. THE LAST DAY
  8. FEED
  9. SEE YOU IN HELL

Line up

  • Chris Barwise: bass
  • Robert Brandt: drums
  • Matt Schostek: guitars
  • Dave Kirk: guitars
  • Chris Harn: vocals

Voto medio utenti

Debut album interessante quello degli statunitensi Hell And Back che, muovendosi su terreni tipicamente Priestiani, pubblicano "A Thousand Years", un concentrato di puro e incontrastato heavy metal. In questi ultimi anni si ha avuto un po' di revival da tutte le parti, dal thrash, all'epic, e sempre più prepotentemente, anche nell'heavy. Certo è che gli Hell And Back, seppur con una proposta certo non innovativa, dimostrano di avere le unghie ben affilate sin dalle prime note del platter.

Dicevo più sopra che vi sono chiari riferimenti Priestiani, ma non solo nelle chitarre dirette e che richiamano un po' ai riff di "British Steel" con un tocco di modernità, ma anche nella voce di Chris Harn, grintosa e rabbiosa, che non solo assomiglia tremendamente al Tim "Ripper" Owens che fu, ma riprende anche un po' Bruce Dickinson sulle tonalità medio-basse. Direi che messo così, "A Thousand Years" sembrerebbe un acquisto imprescindibile per tutti gli amanti del vero metallo.

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Diciamo che per 3/4 del disco, la risposta è assolutamente positiva. La prima parte del disco è sicuramente quella che regge meglio e difficilmente annoia, tra l'energia di "Atomic Ascending", con uno dei ritornelli migliori del disco, l'oscura "Soar", una sorta di mid tempo che coinvolge non poco dove vi sono anche dei piccoli richiami ai migliori Grave Digger, o la Titletrack, una semi ballad dove nella prima metà Harn dà sfoggio di una prestazione veramente da applausi, mentre nella seconda metà le chitarre di Kirk e Schostek danno battaglia nel creare un assolo davvero ispirato. Fino a qui, nulla da dire. Proseguendo nell'ascolto però, già "The Last Day" riporta alla mente tanti, tantissimi pezzi già sentiti, "Scissors" sembra essere sul punto di scoppiare da un momento all'altro, ,ma non succede mai, "Feed" ha degli ottimi riff, ma potrebbe risultare migliore se tagliata di un minuto e mezzo, mentre invece lodevole e molto riuscita è la cover di "See You In Hell" dei Grim Reaper.

Queste piccole ombre comunque non fanno di "A Thousand Years" un disco da ignorare, anzi, il mio consiglio è di buttarci assolutamente l'orecchio e passare una quarantina di minuti in compagnia di un Heavy/Power Metal assolutamente ben fatto che sarà capace di coinvolgere. Di questi tempi, mica è poco.

Recensione a cura di Francesco Metelli

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