Wehrmacht - Shark Attak (Reissue 2021)

Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2021
Durata:34 min.
Etichetta:Hammerheart Records

Tracklist

  1. SHARK ATTACK
  2. BLOW YOU AWAY
  3. S.O.P.
  4. JABBERJAW
  5. B.O.S. (BARRAGE OF SKANKERS)
  6. UNITED SHOEBROTHERS
  7. CONCRETE MEAT
  8. PUKE
  9. PART II (NIGHT OF SAMHAIN)
  10. ANTI
  11. NAPALM SHOWER
  12. CRAZY WAYS PEOPLE DIE
  13. FRETBOARD GYMNASTICS
  14. TERMINATION

Line up

  • Tito Matos: vocals
  • Marco Zorich: guitars
  • John Duffy: guitars
  • Shann Mortimer: bass
  • Brian Lehfeldt: drums

Voto medio utenti

Questa è la nuova ristampa di un piccolo album di culto; si può proprio parlare di culto dato che questo debut è stato ristampato più volte anche in maniera clandestina.
Questa band ha fatto parte sul finire degli eighties di una frangia di band definite crossover che amava mixare la potenza del thrash metal con l’urgenza dell’hardcore come Nuclear Assault, Cryptic Slaughter, D.R.I, S.O.D, ecc.
La band a differenza di molte formazioni del genere che usava proclami e critiche sociali ha sempre adoperato un registro ironico e caciarone, tanto da ribattezzare il proprio stile come “beercore”, ecco che la Hammerheart ristampa questo album abbinando anche un secondo CD includendo un demo e un live registrato nel 1986.
Lo stile dei nostri non brilla per ultratecnicismi, anzi il contrario; qui abbiamo brani ultraveloci con un blast beats inchiodato come l’opener e titletrack a brani iperveloci come “Blow you away”.
Jabberjaw” per esempio, ha dei vorticosi cambi di tempo con dei riff talvolta volutamente sgangherati e sopra le righe mentre “Barrage of skankers” è un anthem hc perfetto con cori, riff serrati salvo aggredire sul finale con un’accelerazione caotica.
Il singer Tito Matos non è uno screamer, anzi è più un velocista della parola tant’è vero che piuttosto che cantare parla velocemente per stare dietro ai compari.
Puke” è un intermezzo di poco meno di un minuto dove i cinque fanno ben capire che al loro proposta musicale è all’insegna della demenzialità tipica del periodo.
Altra mazzata sulle gengive è “Part II (Night of samhain)"; brano della durata di poco più di tre minuti velocissimo con riffing iperserrati, ritmi vorticosi con inserti in blast beats e un solo lancinante sul finale.
La produzione non è delle migliori, purtroppo è mediocre e spesso la batteria è troppo avanti agli strumenti con eccesso di eco ma questo lo si può imputare al budget non proprio ricco dell’etichetta dell’epoca ovvero la New Renaissance Records anche se la label olandese ha cercato di mettere una toppa pulendola un pochino.
Ecco “Napalm shower” è un brano che fa vedere che i nostri sapevano anche usare la melodia, basta sentire i riffing ed ha anche rallentamenti pesanti come un mattone sui piedi mentre i solos sono lancinanti.
Un disco che è un manifesto dell’epoca; velocità e devastazione sono i suoi dogmi in poco più di mezz’ora scarsa ma ne vale veramente la pena, perché questa band ha confeziona un gioiellino; da avere.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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