Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2020
Durata:45 min.
Etichetta:Inverse Records

Tracklist

  1. BLACK HOLE
  2. THE WATCHERS
  3. A THOUSAND YEARS IN HELL
  4. DEATH WISH
  5. GOAT
  6. VIRAL BLOODLUST
  7. INCINERATE ME
  8. THE USUAL CATASTROPHE
  9. FREE FALL FROM WOMB TO GRAVE

Line up

  • Manne Ikonen: vocals
  • Juuso Raatikainen: all instruments

Voto medio utenti

Gli Endless Forms Most Gruesome nascono dall’unione di Juuso Raatikainen degli Swallow The Sun e Manne Ikonen dei Ghost Brigade al fine di mettere in musica le infinite battaglie di una mente stressata, in difficoltà.
Non so cosa voglia dire precisamente questa cosa, ma che i nostri siano in difficoltà appare palese dall’ascolto di questo omonimo debutto, e non è un male, anzi.
Musica pesante, pachidermica, ruvida, vetriolica, ricca di dissonanze e riff acidi, tra influenze stoner e drone doom. La particolarità è che ogni tanto fanno capolino influenze aliene, come alcune strutture groovy o riffs che sembrano partoriti dai Korn o dai Deftones, come ad esempio in “Death Wish” o “Viral Bloodlust”.
Quando avevo letto questa cosa nella loro info sheet mi era sembrata una esagerazione ma il risultato, sebbene strano, convince, anche se la componente principale del sound tende a nascondere queste influenze estranee, anche grazie alla barbarica voce di Manne Ikonen, molto simile a quella di Jens Kidman dei Meshuggah.
Talvolta la musica si fa apocalittica, soprattutto nelle atmosfere di “Goat”, pezzo molto pesante che però vede anche l’uso di clean vocals, che quando fanno la loro comparsa rimandano, ancora una volta, alle influenze esterne di cui sopra.
Una particolarità del disco è la sua capacità di suonare denso, la capacità di aggregare la materia sonora attorno a riff di chitarra pesanti, a volte pesantissimi come su “Incinerate Me”, con la particolarità di non suonare monocorde, anche se, inevitabilmente, lungo i 45 minuti del disco qualche senso di dejà vù sovviene di tanto in tanto.
Uno dei pezzi migliori è sicuramente “The Usual Catastrophe” che ha un inizio letteralmente deflagratorio, viatico a una struttura musicale più movimentata e veloce.
Chiude il disco “Free Fall From Womb To Grave”, dal titolo immaginifico, con un incipit fatto di chitarra acustica e violini, prima dell’inevitabile deriva vetriolica del sound, inframmezzata da un assolo pulito e crepuscolare.
La band ci prova a non risultare troppo ripetitiva e prolissa e di questo gliene va dato atto, così come va dato atto che “Endless Forms Most Gruesome” è un dischetto davvero niente male.

Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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