Copertina 9

Info

Genere:Guitar Hero
Anno di uscita:2020
Durata:46 min.
Etichetta:Legacy Recordings

Tracklist

  1. SHAPESHIFTING
  2. BIG DISTORTION
  3. ALL FOR LOVE
  4. ALI FARKA, DICK DALE, AN ALIEN AND ME
  5. TEARDROPS
  6. PERFECT DUST
  7. NINETEEN EIGHTY
  8. ALL MY FRIENDS ARE HERE
  9. SPIRITS, GHOSTS AND OUTLAWS
  10. FALLING STARS
  11. WAITING
  12. HERE THE BLUE RIVER
  13. YESTERDAY’S YESTERDAY

Line up

  • Joe Satriani: guitars
  • Kenny Aronoff: drums
  • Chris Chaney: bass
  • Eric Caudieux: keyboards

Voto medio utenti

Carissimi amici di Metal.it eccoci qui con il nuovo lavoro di Joe Satriani, disco pieno di sorprese e novità, ma non voglio svelare tutto subito.
Partiamo con il primo brano “Shapeshifting” , dove Satriani parte subito a bomba mettendo in risalto la sua nuova lineup utilizzata per le session di registrazione.

Aprono le danze il batterista Kenny Aronoff con una mega rullata iniziale e il basso di Chris Chaney, intrecciandosi in un riff basso/batteria vorticoso, pronto per essere surfato da “Satch”.
Cavalcando l’onda “Shapeshifting” e per nulla intimorito dall'altezza , Satriani inizia a dominare tutta la scena con la sue melodie cariche di enfasi, orientaleggianti, creando una dimensione altalenante di tecnica, unita ad un sound classico ma moderno allo stesso tempo.
Proseguendo nella surfata, si passa a “Big Distortion”, dove Satriani con il suo sound carico di octaver (per essere precisi usa un POG della Electro Harmonix), ci delizia con delle parti melodiche molto orecchiabili, riproponendo parti soliste vecchio stampo, bending precisi e frasi che restano impresse nella mente.

Passiamo ad uno dei miei brani preferiti del disco “All for Love”, dove Satriani inizia a dare davvero il meglio di se': una ballad ricca di enfasi e pathos, le linee melodiche del solo colpiscono dritto al cuore, alternando dei passaggi estremamente carichi di forza, a delle note lunghe e taglienti, che stringono lo stomaco in una morsa, lasciandoci letteralmente senza fiato, immersi in questo vortice di emozioni.
Satriani non si limita ad emozionarci con le sue ballad, infatti nel brano successivo “Ali Farka, Dick Dale, an Alien and Me” torna nel mood del vecchio stile “Satch”, creando in questo pezzo un racconto, un'avventura ambientata nel lontano oriente.
L’introduzione percussiva del brano ricorda i suoni della “Darabouka”, amalgamati alla perfezione con synth che richiamano voci aliene, tutto sempre ben legato alle note della chitarra, con un sound molto più ruvido carico di fuzz.
I riff di Satrani surfano sulle dune sabbiose, tra scale minori armoniche, melodiche e accentuando tutte le sfumature ritmiche del brano.
Proseguendo con “Teardrops” quinto brano del disco, Satriani ci riporta in una dimensione più rilassata, ritrovando un stile più ambient, dove le note della chitarra esaltate da un sound molto caldo ruotano sulle note del basso, accentuate da un drumming leggero ma deciso nella parte dei colpi al rullante.
La parte finale del brano è caratterizzata da una melodia molto forte, emotivamente potente, quasi come una sorta di invito a sperare e rialzarsi dopo una sofferenza.
Con “Perfect Dust”, sesto brano del disco, rientriamo in una dimensione più rock, partendo con un mood classico del Satch, andamento blues rock veloce e riff pentatonici che mettono la firma su ogni passaggio armonico.
La cosa che colpisce maggiormente di questo brano è la variazione sul mood che andiamo a trovare in più parti.
Nel stile blues rock del brano Satch, tira il freno dopo qualche battuta, inserendo questa parte quasi eterea accompagnata da una tastiera e synth, che porta il brano ad un cambio radicale di forma, riuscendo appieno in questo gioco di metamorfosi.
Con “Nineteen Eighty” settimo brano del disco e primo singolo rilasciato, Satriani ci trasporta in un’ulteriore dimensione spazio temporale, cavalcando l’onda del passato con una grande dose di soluzioni moderne.
Tecnicamente troviamo una serie di riferimenti alle sue frasi chitarristiche storiche, anche a livello melodico, ma la caratteristica di questo brano è il suo tema principale che parte da una serie di arpeggi che giocano tra le tonalità maggiori e minori, portando sempre a chiusura tutto con le sue note lunghe...

Continuando questo viaggio con “All My Friends Are Here”, ottavo brano, l’atmosfera iniziale gioiosa, rilassante predomina il brano, con una scelta sonora sempre curata.
Pur non essendo un brano veloce, la tecnica magistrale di Satriani risalta e predomina, con dei dettagli per addetti ai lavori molti interessanti, tipo l’utilizzo di hybrid picking su alcune parti, rendendo il brano perfettamente scorrevole.
Ma come già accennato, la metamorfosi nel brano è sempre dietro l’angolo, infatti sul finale ritroviamo una variazione che trasforma l’atmosfera rendendola cupa.

Questo contesto altalenante crea aspettative, attese, emozioni molto forti , lasciando l’ascoltatore frastornato dalle diverse sensazioni.
Passando alla nona traccia, “Spirits, Ghosts and Outlaw”, torniamo ad un Satriani più classico, ritrovando rock veloce, bending potentissimi e variazioni pentatoniche che riportano agli albori della sua carriera, con sfoggio di grandi melodie e note lunghe e alte, che dominano il brano, ma questo è l’ennesimo brano che ti porta su, per poi riscendere vorticosamente sul decimo “Falling Star”.
In questo brano ci ritroviamo in una ballad, molto melodica e armoniosa, con un carattere sempre un po’ dark, atmosfere cupe e riflessive ruotano su arrangiamenti di pianoforte molto soft e caratterizzano il brano, che fa da porta all'undicesimo brano ("Waiting").
E’ il brano che adoro di più e che mi ha colpito fin dal primo ascolto.
Un brano di solo pianoforte e chitarra, dove l’eleganza di Satriani nel creare note estremamente struggenti si fa stupefacente, lasciando a bocca aperta l’ascoltatore.
La delicatezza di questo brano è assoluta, e il nostro Satch tira fuori tutto quello che ha dentro, portando l’ascoltatore in una dimensione sospesa e rarefatta.
Con gli ultimi due brani, “Here the Blue River” dodicesima traccia e “Yesterday’s Yesterday” tredicesima, si chiude il nuovo lavoro di Satriani.
Due brani in stili completamente differenti che non ci si aspetta.
Nel dodicesimo troviamo un sorprendente sound “reggae” e nel tredicesimo in uno stile più “country”.
Satriani riesce comunque a padroneggiare egregiamente anche queste variazioni, riuscendo a rendere unico e personale lo stile di esecuzione di due generi difficili da personalizzare.

Questo disco è un lavoro che merita molta attenzione, ritroviamo un Satriani vecchia scuola, con influenze moderne e sonorità differenti su ogni brano.

Recensione a cura di Francesco Corapi

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 11 apr 2020 alle 20:59

Si fa ascoltare veramente con piacere, una buona alternativa all'ultimo lavoro dei Nightwish (che delusione) per questi giorni chiusi in casa.

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