Abrahma - In Time for the Last Rays of Light

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2019
Durata:50 min.
Etichetta:Small Stone Recordings

Tracklist

  1. LOST FOREVER
  2. LUCIDLY ADRIFT
  3. ECLIPSE OF THE SANE PT.1: ISOLATION GHOSTS
  4. DUSK CONTEMPLATION...
  5. ...LAST EPISTLE
  6. WANDER IN SENSATION
  7. ECLIPSE OF THE SANE PT.2: FIDDLER OF THE BOTTLE
  8. THERE BEARS THE FRUIT OF DECEIT

Line up

  • Benoit Carel: guitar, synth, vocals
  • Sebastien Bismuth: vocals, guitar
  • Florian Leguillon: guitar, vocals
  • Romain Hauduc: bass, vocals
  • Baptiste Keriel: drums, vocals

Voto medio utenti

I parigini Abrahma si erano messi in luce, in ambito stoner-metal, con l'ottimo debutto "Through the dusty paths of our lives" (2012), seguito l'anno successivo da uno split con i monumentali Wo Fat. Nel 2015 è uscito, sempre per Small Stone, il secondo album "Reflections in the bowels of a bird", confermando il buon livello della formazione francese nel proporre una miscela di stoner-rock e metal moderno, gravido di atmosfere riflessive, ombrose, ma anche ottimo senso del groove e capacità di un songwriting elaborato e sostanzioso.
Adesso siamo al terzo capitolo, che porta con sè parecchie novità. Innanzitutto la line-up è stata completamente ricostruita intorno al suo fondatore, il chitarrista/cantante Sebastien Bismuth. Quattro nuovi elementi, che inevitabilmente immettono nel progetto il proprio bagaglio musicale e la propria visione stilistica. Infatti il sound di questo disco è diverso rispetto al passato: più metal, più oscuro, disperato, doloroso, con forti connotazioni post-metal. La limpida e gelida produzione di Jaime Gomez Arellano, che ha lavorato con Paradise Lost, Dream Death, Orange Goblin, accentua la sensazione della rinuncia alle più calde sfumature stoner per una direzione maggiormente atmosferica, doomy, complessa ed affilata. Tutto ciò si sposa bene con la tematica del disco, incentrata su aspetti intimistici di sofferenza come la depressione, l'isolamento emotivo, la perdita di uno scopo nella vita.
I brani sono lunghi, articolati, con attenzione maniacale verso i dettagli, le sfumature, le melodie vocali, i contrasti tra passaggi placidi e meditativi e le esplosioni metalliche. Non è un disco epidermico. Tutt'altro, richiede tempo, concentrazione, immersione, per poter essere apprezzato.
Ad esempio, la frastagliata ed intricata "Last epistle" ricorda certe cose di Intronaut o New Keepers of the water towers, mentre estesi percorsi come "Lost forever" o "There bears the fruit of deceit" uniscono l'andamento lento ed ombroso del post-rock a momenti di crescendo heavy molto ben congegnati.
Se vogliamo trovare un limite a questo album è una certa pesantezza complessiva, vedi tracce come la sconsolata e funerea "Wander in sedation", molto Paradise Lost, ma era forse una conseguenza inevitabile visto il deciso cambio di indirizzo della band parigina.
Disco di transizione ma anche di evoluzione, che pone le basi per un futuro ancora da scrivere. La certezza è che gli Abrahma sono già una band di ottimo livello, ma possiedono le potenzialità per crescere ulteriormente.

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