Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2018
Durata:41 min.
Etichetta:AOR Heaven

Tracklist

  1. VICTORY
  2. FIGHT FOR LOVE
  3. SECOND HAND HEART
  4. LATE NIGHT LIASON
  5. DANCED IN THE MOONLIGHT
  6. LOVE AND HATE
  7. REACH UP
  8. ANYTHING
  9. AMERICA
  10. RUN AND HIDE

Line up

  • Jules Millis: vocals
  • Xavier Millis: keyboards, vocals
  • Enzo Almanzi: guitars
  • Ben Webster: bass
  • Gavin Hill: drums

Voto medio utenti

Diciamolo subito … da ardente estimatore di White Sister, Giuffria, Angel, Touch e Legs Diamond adoro i White Widdow e la loro miscela di AOR copiosamente irrorata dalle tastiere, una formula espositiva molto collaudata che rimanda direttamente proprio ai suddetti maestri del cosiddetto pomp rock.
Dall’altra parte, rivestendo altresì l’impegnativo ruolo di “critico” della gloria, devo ammettere che gli australiani, oltre a non essere soverchiamente originali, sono stati alla lunga anche un po’ monocordi nel loro songwriting.
In questo “Victory”, quinto albo di una carriera discografica piuttosto regolare, le cose non cambiano in maniera sostanziale, ma ciò non toglie che la prova dei nostri continui ad essere coinvolgente e appagante.
Una certa freschezza espressiva e una spiccata vocazione al genere rendono dunque l’opera un ascolto alquanto appassionante, in cui l’esplicita dipendenza stilistica non intacca l’effetto euforizzante, instaurato fin dal primo frammento sonoro, una title-track di grande suggestione emotiva edificata su imponenti ondate tastieristiche, su un ritornello contagioso e su una linea melodica sopraffina.
Le atmosfere suadenti e vellutate di “Fight for love” e “Danced in the moonlight” aggiungono la nobile effige dei Foreigner all’elenco dei modelli facilmente identificabili e tuttavia nell’operazione non c’è l’ombra di molesta soggezione, allo stesso modo in cui “Second hand heart” richiama alla memoria Survivor, Starship e qualcosa di Rick Springfield.
Si continua con l’appeal vagamente Toto-esque di “Late night liason”, la spigliata eleganza di “Love and hate” consente di evidenziare l’ottimo cesello chitarristico di Enzo Almanzi, mentre nella poppettosaReach up” è Xavier Millis a tornare a essere il protagonista della situazione, concedendosi addirittura un fugace assolo.
La ballata pianistica “Anything”, pur gradevole, “galleggia” sui sensi, e se “America” sembra veramente un gioioso inno (con tenui bagliori dei Van Halen di “Jump” nell’impasto armonico …) alla nazione che ha fornito ai White Widdow la prospera fonte ispirativa, “Run and hide” è il vigoroso epilogo di un programma adatto anche ai palati esigenti, che, sono sicuro, apprezzeranno l’estrema competenza di un lotto di belle canzoni, molto prossime a far scoccare la scintilla “definitiva” nel loro avido apparato cardio-uditivo.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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