Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2016
Durata:48 min.
Etichetta:Underground Symphony

Tracklist

  1. STRANGE THOUGHTS
  2. THE PIDE PIPER
  3. VLAD
  4. TERMINATORS
  5. MAN OF LIGHT
  6. MAN IN BLACK
  7. IN WOODSTOCK
  8. STEEL HEART
  9. SMOKING JOE
  10. WIND SONG

Line up

  • Sebastiano Conti: guitars
  • Corrado Giardina: bass
  • Michael Vescera: vocals
  • John Macaluso: drums

Voto medio utenti

Il secondo lavoro dei Bastian, "Rock Of Daedalus", vede sempre le illustri partecipazioni di Michael Vescer alla voce e di John Macaluso alla batteria.

Il gruppo italo/americano fondato da Sebastiano Conti nel 2003 continua quindi con la formula dei "super-ospiti" (per chi non lo sapesse i due hanno suonato nel gruppo di Malmsteen) che dovrebbe garantire, almeno nelle intenzioni del fondatore, quella marcia in piu' per far decollare il disco. Diciamo subito che, pur essendo in presenza sicuramente di un discreto lavoro, dopo l'ascolto rimane la sensazione che manchi qualcosa, che ci si trovi in presenza di un disco frettoloso, incompiuto. Musicalmente siamo lontani anni luce dal neoclassicismo alla Malmsteen, è bene sottolinearlo subito, qui abbiamo una matrice hard rock con spunti metal ("Steel Heart", "Man In Black") che si basa tutta sulle trame chitarristiche di Conti che pur senza strafare, sciorina una serie di riff pregevoli, armonizzazioni, uso del wah-wah componendo brani dal forte impatto ("Strange Thoughts", "Man In Black", "In Woodstock") e brani piu' tranquilli ( le ballads "Man Of The Light" e "Wind Song", forse i brani migliori di questo cd ) ma comunque tutti sorretti da una forte vena melodica. Purtroppo però, come accennavo all'inizio, si sente una certa urgenza esecutiva unita ad una produzione davvero appena sufficiente che non rende onore alle composizioni. Va bene il mood live che credo sia stato voluto in sede di registrazione, ma mancano adeguate sovraincisioni, sembra che tutto sia stato registrato in presa diretta o quasi. Questo poteva andare bene per gruppi che hanno un suono grezzo, "rozzo" alla Venom per intenderci, ma non certo per una band come i Bastian che volendo sembrare americani avrebbero dovuto puntare su una produzione più curata, con orchestrazioni, con un suono magari piu' levigato ma con maggior appeal mainstream. Così sembrano una (ottima) band underground, ma non credo davvero che questa sia stata l'intenzione di Sebastiano Conti. Un vero peccato, perché i Sebastian sono una bella realtà. Sarà per il prossimo disco.
Recensione a cura di Marco ’Metalfreak’ Pezza

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