Vanden Plas - Chronicles Of The Immortals - Netherworld II

Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2015
Durata:non disponibile
Etichetta:Frontiers Records
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. VISION 11 – IN MY UNIVERSE
  2. VISION 12 – GODMAKER’S TEMPTATION
  3. VISION 13 – STONE ROSES EDGE
  4. VISION 14 – BLOOD OF EDEN
  5. VISION 15 – MONSTER
  6. VISION 16 – DIABOLICA COMEDIA
  7. VISION 17 – WHERE HAVE THE CHILDREN GONE
  8. VISION 18 – THE LAST FIGHT
  9. VISION 19 – CIRCLE OF THE DEVIL

Line up

  • Andy Kuntz: vocals
  • Stephan Lill: guitars
  • Torsten Reichert: bass
  • Andreas Lill: drums
  • Günter Werno: keyboards

Voto medio utenti

Interrompendo la tradizione che li vedeva uscire ogni 3-4 anni con una nuova release, i tedeschi Vanden Plas ci mettono meno di un giro intorno al sole per dare alle stampe il secondo capitolo della loro rock opera "Chronicles of the Immortals", sempre per Frontiers Records. Colpevoli noi di non aver recensito la prima parte (provvedo quanto prima, giuro), eccovi servito il secondo gustosissimo capitolo di una storia complicata e affascinante, di una guerra tra dei e uomini, tra universi diversi in collisione.

Come descrivere a chi non lo conosce il sound dei Vanden Plas? Prendete una damigiana da almeno venti litri, riempitela bene fino all'orlo di CLASSE e poi versatela addosso ad una band prog-metal melodica, molto attenta alle atmosfere e con un singer delizioso come Andy Kuntz. Anche in questo "Netherworld II" il risultato è felicemente scontato, e vi ritroverete tra le mani il "solito" album dei Plas, ossia un coacervo di emozioni, suoni, accelerate improvvise e dolci discese, brani pesantissimi e atmosfere rarefatte, il tutto in perfetta coerenza interna. Ottimo il sound, un filo più indurito rispetto al recente passato, ed ecco che la storia prende vita, sorretta da una band in forma smagliante.

L'unica pecca che riesco a trovare a questo album è forse una non immediata fruibilità della proposta, fattore comunque di per sé fondante del genere, ma qui spesso legato a linee vocali talmente non scontate da risultare a volte ostiche da mandar giù. Ma questo, come molti album del suo genere, è un lavoro che necessita di tempo, tempo, e ancora tempo per entrare sottopelle.

Apre le danze "In My Universe", e siamo già nel brano perfetto, seguito a ruota da uno degli highlights del disco, "Godmaker's Temptation", potenza e classe (sì, sempre quella) a tonnellate. I frequenti cambi di tempo e atmosfera sono perfettamente collegati e giostrati con perizia dalle tastiere di Günter Werno, vero mastermind degli arrangiamenti, che guida la band come un direttore d'orchestra, dettando tempi e atmosfere. Bellissimo e un filo Kamelotiano il brano "Diabolica Comedia", cantato in più lingue. L'album forse risente di composizioni lunghe praticamente su ogni traccia, ma se siete amanti del prog questo non dovrebbe essere un gran problema per voi.

Vi lascio con la bella "Stone Roses Edge", e con il consiglio di tenere assolutamente sott'occhio questo album, davvero delizioso. Da ascoltare mille volte.



Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 17 dic 2015 alle 09:29

Io ho sempre pensato che "The god Thing" fosse di una noia mortale. Della serie il mondo è bello perchè è vario :D

Inserito il 15 dic 2015 alle 23:35

The God Thing beh, il mio secondo preferito! li ho conosciuti con questo bell'album...ascoltato per la prima volta il giorno stesso in cui li vidi di spalla ai Dream Theater (1997 o 98)

Inserito il 15 dic 2015 alle 19:57

The God Thing

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