Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2013
Durata:non disponibile
Etichetta:Ulterium Records
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. ON THE NILE
  2. ENSLAVED
  3. THE PROMISED LAND
  4. LET US GO!
  5. WRATH OF PHARAOH
  6. THE TEN PLAGUES
  7. LAST DAYS IN EGYPT
  8. EXODUS
  9. SONG OF DELIVERANCE
  10. SOLE SURVIVOR
  11. MOUNTAIN OF GOD

Line up

Non disponibile

Voto medio utenti

Terzo album per i Signum Regis, creatura del bassista slovacco dei Vindex Ronny Konig che si segnala principalmente, e non me ne vogliano gli altri, per la presenza dietro al microfono di Goran Edman, indimenticato ed indimenticabile singer, tra gli altri, di due album imprescindibili come "Eclipse" e "Fire & Ice" di sua maestà Yngwie Malmsteen.

Col terzo cambio di label su tre (Locomotive --> Inner Wound --> Ulterium) giungiamo ad "Exodus", che ancora una volta non si discosta da un certo classic/power metal di stampo neoclassico e con qualche spruzzatina progressive più a livello di sonorità che di soluzioni, basate principalmente su un sound caro ai Royal Hunt, più i vari capisaldi del genere.

Probabilmente anche a causa della natura del disco, che è una sorta di "metal opera" più un concept album come è chiaramente intuibile dal titolo sulla schiavitù degli israeliani in Egitto, Goran Edman non è più il titolare indiscusso del microfono ma uno dei tanti ospiti che affolla questo "Exodus" e per la precisione troviamo Lance King [ex. Pyramaze, Balance of Power], Michael Vescera [Obsession, Animetal USA], Matt Smith [Theocracy], Daísa Munhoz [Vandroya, Soulspell], Eli Prinsen [Sacred Warrior, The Sacrificed], Samuel Nyman [Manimal], Thomas L. Winkler [Gloryhammer, Emerald], e Mayo Petranin [Castaway]. Il tutto condito da Tommy Hansen alla console che ci garantisce una produzione di tutto rispetto.

Anche a causa di questo sorprende qua e là, specialmente a metà disco,qualche episodio decisamente in tinta iron & steel ottantiano, in pieno delirio Judaspriestiano, come l'esagerata e grintosa "Wrath of the Pharaoh" e la bordata di "The Ten Plagues" ma, abbiate pazienza, senza libretto è pressochè impossibile chi canti cosa, se non in rarissimi casi.

Si passa da voci più cristalline, nitide, squillanti ad altre più roche e profonde, il tutto in un bel mix variegato e convincente, quando più quando meno anche a seconda dei gusti personali, fino a giungere alla bella cover degli Helloween "Sole Survivor" che allieta in maniera particolare il finale.

Da una parte fa un po' stranno questo pout-pourrì di suoni, uno non fa in tempo ad abituarsi ad un class-prog che poi tutto d'un tratto arriva la deflagrante "Wrath of the Pharaoh" ed allora boh? Ma tutto sommato come detto il risultato è quello che conta, di sicuro non è un disco che fa annoiare.

In definitiva un altro buon disco per i Signum Regis, che senza dubbio riesce a superare i valori espressi dai primi due: se siete adoratori di questo genere musicale troverete un buon album da parte di una discreta band che non spicca per un songwriting illuminato o una personalità spiccata ma che raramente fallisce e delude, se si sa bene cosa aspettarsi da loro, e che nell'occasione si arricchisce di mille comparsate fatte bene che alzano l'asticella.

Certo se tutti i brani fossero stati della portata di quella scatenata doppietta e "Song of Deliverance" allora staremmo parlando d'altro, ma per i Signum Regis va bene così.
Ed anche per noi!
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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