Copertina 7

Info

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Anno di uscita:1990
Durata:non disponibile
Etichetta:CGD

Tracklist

  1. TUTTO QUELLO CHE VOGLIO
  2. CHE DONNE SAREMO
  3. SARANNO ANGELI
  4. QUALCUNO
  5. DOVE SEI
  6. LETTERA AL PRESIDENTE
  7. QUESTI AMORI
  8. DANNATO ANGELO
  9. QUELLE DEL ROCK'N'ROLL
  10. UOMINI E NOI

Line up

  • Isabella Bolognesi D’Emey: vocals
  • Katia Taghetti: guitars
  • Raffaella Minniti: drums
  • Marisa Bersani: bass
  • Chris Tjring: keyboards

Voto medio utenti

Avevo 14 anni quando nel Febbraio 1990, come tutti i bravi figli delle mamme italiane, mi accingevo come ogni anno (ma ancora per poco...) a guardare Sanremo in famiglia.

Ci aveva già pensato Scialpi al Festivalbar del 1983, ben sette anni prima quindi, con la sua "Rockin' Rolling" a farmi capire, ovviamente a posteriori, che sarebbe stato il metal con l'hard rock la musica della mia vita ma nel 1990 il sottoscritto aveva iniziato solamente da pochissime settimane la propria strada che lo avrebbe portato fin qui... (fin qui dove? manco fossi una rock star adesso...)

In ogni caso, queste Lipstick vengono annunciate a Sanremo dalla Carlucci (la Gabriellona gambalunga) e dal mitico Johnny Dorelli come cattive e rock, suscitando immediatamente la mia attenzione tra uno sbadiglio e l'altro, causato dai soliti Toto Cutugno e Pooh, peraltro per ironia della sorte coinvolti anche loro nella sorte delle Lipstick, dato che proprio Red Canzian fu il loro mentore e, pur ripulendole nel look ed ammorbidendone il sound, le fece approdare al festival più nazional-popolare del mondo che peraltro quell'anno sarà vinto proprio dai Pooh con una canzone immonda che mi rifiuto di citare.

Insomma, sul palco arrivano 'ste Lipstick ed io da quasi quindicenne alle prese con le prime cotte vengo subito incuriosito dall'esplosività e dalla capigliatura alla Europe delle nostre (Europe che già avevo imparato ad amare sempre a Sanremo qualche anno prima con "The Final Countdown" quando Sanremo era ancora una cosa seria, Maria De Filippi devi MORIRE) nonchè, lo ammetto, rapito dalla bellezza della chitarrista musona e dalla arrabbiatissima singer, belloccia ed irresistibile anch'essa.

Lì per lì non mi accorgo di nulla riguardo i poi famigerati problemi tecnici che le poverette dovettero sostenere, ovvero una batteria muta per buona parte del brano. Vengono eliminate quasi al volo ma, in nome della musica e della giustizia, gli viene concesso di risuonare il brano per farlo ascoltare nella sua totalità: a questo punto non si sente la chitarra e le nostre si congedano sconsolate tra le scuse di un Dorelli davvero umano.

Per me solo 'sta botta di sfiga totale, unita alla direzione rock ed all'innamoramento per la chitarrista, è sufficiente per farmi cercare e comprare il disco uscito appena dopo Sanremo per la CGD, ovvero l'omonimo "Lipstick", che ho consumato per diversi mesi prima di essere stato abbandonato per 23 anni tra gli scaffali di casa mia.

Un bruttissimo avvenimento di qualche giorno fa, ovvero la morte della povera, bellissima e bravissima Jan Kuehnemund delle Vixen, mi ha fatto ripensare alle Lipstick a cui ovviamente le accumunavo quando ero piccolino e così mi sono messo alla ricerca di questo CD sepolto in qualche anfratto della mia taverna, ed è fantastico constatare che dopo tutto questo tempo, con miliardi di cd ascoltati nel frattempo, è bastato il primo ascolto per ricordare tutte le parole e cantarle insieme a quella amabile sguaiata di Isabella.

Mi rendo conto, la mia valutazione di questo disco è FORTEMENTE influenzata dal ricordo di quegli anni, il sentimentalismo, l'adolescenza e bla bla bla, ma tutto sommato questo "Lipstick" presenta tantissimi lati positivi che ancora oggi, alla suonata età di 38 anni riesco a cogliere sebbene in maniera diversa, così come gli ovvi difetti, legati a testi a dire la verità solo pochissime volte tra il ridicolo e l'elementare (ma altre volte più profondi di quanto si potrebbe pensare in prima istanza), a brani un po' troppo edulcorati, a tantissimi richiami qua e là che rappresentano più di qualche citazione ed altre baggianate del genere.

Da una parte ringrazio Red Canzian perchè probabilmente senza di lui e Sanremo non le avrei mai conosciute, ma dall'altra lo maledico perchè avrei avuto tanto piacere di ascoltare le Lipstick prima dell'operazione di maquillage a cui sono state sottoposte, ovvero nella loro anima maggiormente rock/metal che i milanesi un poco più grandi di me avranno potuto godere, data la grande attività live delle ragazze, almeno a quanto pare a leggere le poche informazione che si trovano su di loro.

Chissà che senza quest'avventura le Lipstick avrebbero fatto una normale carriera underground, come appunto i Vanadium, i Dark Quarterer e le altre centinaia di formazioni perdute nel tempo o sopravvissute fino ad oggi...non lo sapremo mai, ma certo è che le Lipstick una volta terminato Sanremo sarebbero state destinate all'oblio, e così fu.

Lasciando le considerazioni sul futuro che sarà di lì a poco, il quindicenne Graz una volta acquistato il disco omonimo quasi in contemporanea col primo degli Skid Row si gasava con l'opener "Tutto Quello che Voglio" (che adesso mi ricorda un brano degli 883 che sul momento mi sfugge EDIT: "Non me la menare"!) nonostante un testo da sorriderci, tra Rambo e l'uomo Del Monte, l'energica "Quelle del Rock 'n' Roll" a conti fatti una delle migliori del disco e si commuoveva con la conclusiva ballad "Uomini e Noi", solo per il fatto che fosse cantata non solo da Isabella ma da tutto il resto della band era un qualcosa di speciale ed unico.

Alla luce di questi 23 anni, i giudizi di fondo non sono affatto cambiati: gli unici brani che non mi piacevano allora sono quelli di oggi, ovvero la scontatissima e troppo sanremese "Qualcuno", davvero pessima, e la trascurabile "Questi Amori", con cui sfido chiunque a non iniziare il chorus con "si può daaaare di piùùù" che tre anni prima vinse il festival col trio Morandi Ruggeri e Tozzi.

Invece ho valutato, in meglio, dei pezzi come l'attualissima "Lettera al Presidente", liricalmente fin troppo morbida per il nostro indegno capo di stato, tutto appositamente in minuscolo, e la rabbiosa "Dove Sei" con un testo davvero valido e toccante dedicato ad un padre troppo assente verso una figlia: e pazienza se talvolta assomiglia troppo a "Donne" di Zucchero.

Menzione particolare per "Dannato Angelo", una sorta di cupa ballad metropolitana, nuovamente con un testo che non è scemo per niente ed un refrain ipnotico ed onirico che mi ha stregato fin dal primo ascolto 2013 edition, con la voce di Isabella sugli scudi, così rabbiosa e rassegnata, vera marcia in più della band insieme alla semplice bellezza delle composizioni: stiamo parlando di musica, una "cosa" semplice, non di astrofisica, e quando i brani riescono ad emozionare e comunicare qualcosa significa che la storia che hanno attraversato è valsa la pena.
Quella produzione un po' troppo pop ha perlomeno il merito di rendere così dannatamente anni '80 gli assoli della Katia Taghetti e la cosa ci esalta (quello di "Lettera al Presidente" è l'emblema del mio decennio preferito!), mentre una maggiore cura e varietà negli arrangiamenti di tastiera e batteria avrebbe giovato un bel po' al dinamismo dei pezzi, ma tant'è.

Rimangono assolutamente invariate le mie due canzoni preferite che ascoltavo duecento volte al giorno: una giocoforza il pezzo portato a Sanremo ovvero "Che Donne Saremo", che sembra uno scherzo dirlo oggi ma è uno dei brani "più importanti" della mia vita, e chi se ne frega se poi qualche anno dopo ho scoperto che dei tali Whitesnake nel 1982 ne avevano composta una così simile...

L'altra, meravigliosa ed emozionante oggi come quando l'ascoltavo sul letto della mia cameretta, col lettore portatile AIWA tra l'Amiga 500 ed il videoregistratore della Phonola, nonchè la mia favorita del disco è "Saranno Angeli" con un refrain che, voi non ci crederete, ancora oggi mi sogno di ascoltarlo dal vivo, ed in cambio darei tutte le millemila volte che ho visto su un palco Slayer, Metallica e Dream Theater (Iron Maiden no...) per poter volare indietro nel tempo e cantare anche una sola volta a squarciagola "QUANTI CE N'EEEEEEEEEEEE, PRESI A CALCI DALLA VITAAAAAAAAAAA!!!!!!!!" con queste cinque ragazze.

Regà, c'ho i brividi mentre scrivo sta rece.

Allora mamma mia, ste Lipstick che hanno fatto, un miracolo? Meglio di Lita Ford, di Doro e delle Vixen messe insieme?
Non scherziamo.
Ripeto che questo disco risente ASSAI pesantemente delle mie emozioni di allora, ma già il fatto che oggi non mi faccia vomitare ma anzi tutt'altro, lo ascolti con grande piacere più e più volte è un sintomo di qualcosa: peccato aver conosciuto queste ragazze spogliate di gran parte della loro aggressività e con una produzione spogliata e pressochè pop, ma al piccolo Graz andava bene così.

Ed anche a quello grande. <3

Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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