Copertina 7

Info

Anno di uscita:2004
Durata:40 min.
Etichetta:Megaforce
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. WHITE NOISE
  2. TRICKED
  3. !%
  4. WHATEVER YOU'VE GOT
  5. NO WAY
  6. SLIP TO FALL
  7. HISTORY
  8. 72 HOUR HOLD
  9. MISS YOU MORE THAN ANYTHING
  10. POSITIVITY

Line up

  • David Reilly: vocals, programming
  • Jeff Turzo: bass, programming

Voto medio utenti

Quarta uscita ufficiale per i God Lives Underwater con "Up Off The Floor". La band originaria della Pennsylvania, nata in una delle tante Xville americane, è ormai distante 10 anni dall'incontro dei 2 soci David Reilly and Jeff Turzo. Dopo i vari tours a seguito di bands del calibro dei No Doubt, Sublime e Deftones, i GLU sono rimasti comunque sconosciuti al grande pubblico, specie quello europeo. Mentre la proposta dei primi lavori puntava su un massiccio industrial elettronico con forti influenze reznoriane, ques'ultimo sembra rifarsi agli insegnamenti degli Orgy, Pitchshifter e gli ultimi Sneaker Pimps. "Upoffthefloor" si compone di 10 traccie, ognuna delle quali mantiene una propria importanza mostrando diversi lati di un gruppo poliedrico. Sicuramente l'integrazione tra strumenti analogici e digitali ha permesso alla musica del duo di districarsi nell'elaborazione dei singoli brani, lasciando una forte rilevanza al ruolo del pc. Più degli altri gruppi del genere verrebbe voglia di capire il loro modo di gestire la loro esibizione live sul palco. Infatti anche se la produzione del disco è stata realizzata a quattro mani, dal vivo sono ormai un quartetto stabile. Così i GLU giocano sapientemente con samples, campioni di batteria e chitarre, suoni sintetici, voci e riffs finemente filtrati, il tutto servito con un celato minimalismo che rende perfino orecchiabile alcuni pezzi. Nell'ascolto si procede come da copione da pezzi aggressivi ad altri più tranquilli. Ma passando ad un ascolto più approfondito ci si rende conto che la distinzione tra questi non è mai netta ed ascrivibile ai vecchi trucchetti di composizione (alza/abbassa volumi, distorto/non distorto, accellera/decellera), piuttosto ad un lavoro basato su groove ed atmosfere. Insomma la band ha superato da tempo la fase della maturazione e dimostra ormai di aver fatta propria l'arte di miscelare e rendere musica i suoni. Si parte così dall'impeto di "tricked" e "1%" fino ad arrivare a parti trascinanti e romantiche come "miss you more than anything" e "whatever you've got". Per il resto ogni altro brano sembra vivere di significato proprio e si muove su tempi cadenzati che spingono suoni freddi e metallici senza mai tendere o allentare troppo il filo della tensione. Alla fine emergerebbe anche una pecca creativa: non tutte le parti del disco risultano ugualmente fresche e brillanti. Stando alle considerazioni di Reilly sul grado di soddisfazione derivante dalla lavorazione al disco, si capisce che la produzione dei brani avrebbe avuto origine più da un intrinseco bisogno espressivo dell'artista che alle classiche scadenze contrattuali con l'etichetta. Tutto ciò potrebbe aiutarci a comprendere meglio la qualità di questo lavoro!
Recensione a cura di Valerio Damiano

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