Copertina 5,5

Info

Anno di uscita:2013
Durata:non disponibile
Etichetta:Inside Out

Tracklist

  1. MOUTH OF SWORDS
  2. GLASS CRUSH
  3. YELLOWISM
  4. BEWARE THE LEOPARD (JAGWAR)
  5. RED HATCHET
  6. WISE HANDS
  7. THE GHOSTS THAT WAIT FOR SPRING
  8. I AM TIME, THE DESTROYER
  9. OLD SOULS

Line up

  • Sean Robert McWeeney: Vocals
  • Derya Oisin Nagle: Guitar
  • Joaquin Ardiles: Guitar
  • Lorenzo Anton Carlo Peri: Bass
  • Calvin Simon Tulloch Smith: Drums

Voto medio utenti

Normalmente quando parliamo di un disco che esce sotto Inside Out già sappiamo dove questo andrà a parare e dato che non conoscevo i The Safety Fire prima di oggi, ero bello pronto ad ascoltare un po' di sano progressive di stampo inglese, quello a la Yes, Jethro Tull e compagnia bella opportunamente rivisti e corretti per tenersi al passo con i tempi moderni.

Ovviamente sono stato smentito dopo le prime 5 note di questo Mouth Of Swords, che di progressive ha soltanto la struttura contorta e articolata delle canzoni e che in realtà è un mix di metalcore (ancora?) e djent, genere che non ho ancora ben inquadrato e compreso fino in fondo e sul quale non mi dilungherò più di tanto. Sono certo che prima o poi questa mania di etichettare e categorizzare ogni cosa che ascoltiamo ci porterà e dividere in sottogeneri anche le canzoni di uno stesso album.

Allora, come dicevo il disco pesca sicuramente dal prog di un certo tipo, quello fatto di tanta tanta tanta tanta tecnica che ci regala un'infinità di parti diverse nella stessa canzone, tutte suonate in una maniera impeccabile con maestria e sicurezza ma palesemente fini a sé stesse. Sono tutti dei mostri, bravissimi, non sbagliano un colpo, anche se sul cantante si potrebbe dire diversamente, ma il tutto sembra, anzi non sembra, è senza anima, non c'è luce in nessun angolo e di conseguenze neanche ombre, non ci sono sensazioni o emozioni da provare, non ci sono paure da affrontare né sogni da infrangere. E' come trovarsi in una casa arredata alla perfezione, tutto al posto giusto, tutto di alto livello ma senza quella scintilla che la fa sentire casa nostra.

La prima canzone del lotto, la title track, un po' ti fa sperare perché le sfuriate metalcore alternate alle parti prog volutamente dissonanti e claustrofobiche non sono male e aprono bene la strada al resto. Il problema è che il resto riprende e ripropone fino allo sfinimento questa formula senza mai apportare un minimo di cambiamento che dopo i primi venti minuti di ascolto diventa realmente come un'oasi nel deserto ma che resterà purtroppo soltanto un miraggio. L'unica che ci prova è Wise Hands, ma oltre a essere troppo poco per risollevare le sorti di questo Mouth of Swords è anche troppo scialba di suo e non convince più di tanto. Mezzo passo falso per la Inside Out che fortunatamente ha ben altro nel suo roster e ci può far velocemente dimenticare questo disco. Addio... e grazie per tutto il pesce.
Recensione a cura di Massimiliano 'Koru' Cammarota

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