Copertina 7

Info

Anno di uscita:2004
Durata:36 min.
Etichetta:Relapse
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. WHY THEY HATE US
  2. KISS THE PIG
  3. MOTHER'S RUIN
  4. THIS MACHINE KILLS FASCISTS
  5. OUTLAND
  6. DON'T TREAD ON HOPE
  7. SYMPATHY JUNKY
  8. PLATINUM PUSSY
  9. TRAIN TRAIN
  10. BEE'S WAX AND STAR WARS
  11. BIRTHRIGHT

Line up

  • Steve Austin: vocals, guitars, samples
  • Chris Debari: bass
  • Mike Rosswog: drums

Voto medio utenti

Steve Austin, reverendo, in fondo è una persona molto simpatica e disponibile. Un paio di anni fa quando l’intervistai al telefono fu questa l’impressione che ebbi, lui preferisce esprimere il marcio che sente nei suoi dischi. Il precedente “Sadness Will Prevail” fu l’acme di un processo durato tre anni ed il risultato fu un disco che, nel tentativo disperato di buttare fuori tutto quanto accumulato in quegli anni, risultò per molti spropositato ed indigestibile. La paranoia, la depressione, la malattia che quel disco esprime è qualcosa che ancora adesso a ripensarci mi mette i brividi. Se “Sadness Will Prevail” risultava una zona d’ombra e di follia comunque introspettiva ed intimista, realmente disturbante, adesso è venuta l’ora di un po’ si sfogo, è l’ora di iniziare a picchiare, scalciare, spaccare teste, tutte cose che è possibile mettere in pratica ad un concerto della band. Insomma qualcosa di meno astratto e più concreto, più materiale e soprattutto più accessibile, ammesso e non concesso che la parola accessibile possa essere accostata ad un disco dei Today Is The Day.
La risposta a tutto questo è il nuovo “Kiss The Pig” il quale, a partire dalla “breve” durata di 36 minuti, si pone all’esatta antitesi del precedente disco. In questo disco la band torna a pestare duro, con scariche velocissime e bastarde di grind/noise/core, con un batterista, Mike Rosswog dei grandissimi Circle Of The Dead Children, incazzato e tecnico e che sa come (mal)trattare il suo drum-kit. La cosa che meno mi convince di questo disco è la voce di Steve, un paranoico screamin’, quasi sempre uguale a se stesso, a volte fastidioso e che solo sulla lunga distanza viene fuori come elemento volto a porre l’ascoltatore in uno stato di prostrazione psichica. Altro appunto è per la produzione che non è delle più pulite, anche se bisogna dire che il suo essere “muddy”, melmosa, da un fascino particolare alle composizioni.
La verità però è che questo disco non brilla eccessivamente, non essendo disturbante come era lecito aspettarsi. Stavolta la band ha cercato di spostare tutto il peso delle composizioni sulla mera esecuzione strumentale, che per carità è estrema e violenta, e non lascia un attimo di respiro, ma che tralascia la caratteristica principale che ha portato i Today Is The Day ad essere una band di culto, ovvero il loro essere perversi, malati, disturbanti, urticanti e caustici, al punto che su “Sadness Will Prevail” i silenzi e le pause erano pieni di angoscia e pregni di crudeltà. Per tutto il disco la band sembra che si preoccupa solo di pestare il più duro possibile, e le varie “Why They Hate Us” e “This Machine Kills The Fascists” ne sono la riprova, per poi cercare nell’ultima traccia “Birthright”, di oltre 12 minuti, di tirare fuori il coniglio dal cilindro, con una song che è più in linea con la tradizione passata della band. Sia chiaro che il disco è comunque di buona fattura e fa male, riesce ancora a mettere a nudo i nervi per scorticarli, ma almeno personalmente mi aspettavo di più. Che il Reverendo Austin stia guarendo dalla sua folle malattia? Dio ce ne scampi e liberi.
In definitiva una cupe, folle e disturbante quanto ordinaria lezione di violenza al grido di “Today Is The Day to destroy mankind and all that it stands for!!!”.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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