Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2011
Durata:42 min.
Etichetta:The Unlimited Records

Tracklist

  1. LIGHT SILENT DEATH
  2. HYPOTETICAL END
  3. QUESTION MARK
  4. CLEANSING MEMORIES
  5. THE SEA IN A GLASS
  6. ELECTRICAL STRANDED
  7. DEJA VU
  8. OBSCURATION
  9. ANAMORPHIC
  10. UNDER THE SIGN OF CANCER
  11. NEVERCOMIN' DAWN

Line up

  • Francesco Porchetti: vocals
  • Marco Delle Fate: guitars
  • Francesco Bronzini: guitars
  • Simone Zampetti: bass, backing vocals
  • Francesco Briotti: keyboards, piano, synths, programming
  • Luca Paparelli: drums

Voto medio utenti

Qualche attimo di attesa, e dopo l'intro strumentale, scopriamo cosa aspettarci da "Under the Sign of Cancer", album d'esordio dei Light Silent Death: un Death Metal che non punta alla melodia e nemmeno alla violenza tout court, spezzando le catene con incursioni nel Progressive e nel Gothic Metal, facendo largo sfoggio di blast beats e di inserti di tastiera.

Questa formazione umbra, per quanto sia all’esordio, non mostra alcun cedimento, con le vocals caustiche e rabbiose di Francesco Porchetti che non lasciano dubbi a proposito.
Almeno sino alla spiazzante "The Sea in a Glass", che pur mantenendo un'ossatura articolata, prende nettamente le distanze dal Death a favore di un sound più vicino al Dark & Gothic. Non so se si tratta semplicemente della voglia di sperimentare suoni diversi, oppure di un passaggio reso necessario dal concept attorno al quale ruota l'album (l'interazione dell'uomo nei confronti di una realtà che ormai gli impedisce di esprimere la propria umanità).
Ad ogni modo, ci sono un altro paio di canzoni che si segnalano per scelte simili, quali "Deja Vu" e "Nevercomin' Dawn", caratterizzate entrambe da una marcata vena melodica che si alterna a passaggi tipicamente Death, con risultati finali che ricordano quelli dei Crematory.
Sono comunque brani come "Hypotetical End" o "Electrical Stranded", tra i pezzi più interessanti, a tenerci ben saldi sul sentiero che segue quella che è la spina dorsale del disco, grazie anche ad un buon lavoro ritmico attorno al quale troviamo degli ottimi ceselli di chitarra e synth.

Al di là degli inevitabili riferimenti a gruppi cardine per il genere, ad esempio i Children Of Bodom o gli In Flames (come in occasione di "Anamorphic"), i Light Silent Death dimostrano di aver potenziale e personalità, e non avranno problemi nello smussare alcune spigolosità e le inevitabili ingenuità che oggi si possono ancora cogliere nel corso di "Under the Sign of Cancer".

Well, its a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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