Maya Galattici - Analogic Signals From The Sun

Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:37 min.
Etichetta:Garage Records
Distribuzione:Go Down Records

Tracklist

  1. THE GIRLS ARE WAITING
  2. GREEN GREEN TOWN
  3. MECHANICAL COCK
  4. OUR HOUSE IS BURNING DOWN THIS SUMMER
  5. SAD & TIRED
  6. WAKE UP
  7. MRS DEATH
  8. RAZOR BIRD
  9. SWEET HONEY

Line up

  • Marco Pagot: vocals, various instruments
  • Alessandro Antonel: vocals, various instruments

Voto medio utenti

Dietro l’enigmatica denominazione Maya Galattici operano Marco Pagot e Alessandro Antonel, due brillanti polistrumentisti con un passato nei Chinasky e una passione per miscelare pop e psichedelia, in una felice combinazione tra nuovo e antico, realizzando un visionario viaggio nei reami della creatività e della suggestione emotiva.
“Analogic signals from the sun”, questo il titolo del fascinoso itinerario, mette a fuoco un impasto sonoro che unisce idealmente una galleria di celebrità musicali, riuscendo però nell’impresa di dilatare riferimenti e richiami, aprendo prospettive originali ed inedite.
Ed ecco che, per cercare di fornire qualche coordinata utile al lettore, bisogna, innanzi tutto, parlare del periodo psych di Beatles e Stones, di contributi Barret-iani, di forme stralunate di folk e roots anglosassone (tra CSN, Byrds e The Coral), di una versione aggiornata delle sensazioni flower-power, di vaghe intromissioni kraut e space- rock (Ozric Tentacles?), inserite in un sostrato che può rimandare al modus operandi di gente come Blur e Stereolab.
Come si può ben capire, un sacco di “roba”, eppure il punto di forza del duo è proprio quello di una rilettura “intelligente” del proprio background, forti di fibre musicali sempre fluide e suadenti, capaci di creare ambientazioni rarefatte e pulsanti, in cui la carica lisergica si stempera in orizzonti policromi e onirici, appena increspati dalle fluttuazioni di un basso o dalle spirali delicate delle chitarre.
Abilissimi nella costruzione di vaporosi impasti vocali, Pagot e Antonel affidano al nostro apparato uditivo riverberi di melodie pervase di seduzione, fornendo la netta impressione di una sorta di happening sonico ispirato da sentimenti quali libertà e catarsi, in un vagare senza meta tra un mare d’ipnotica e distesa popedelia.
Per una volta non cederò alla tentazione di una scansione dei singoli brani o ad una segnalazione di quelli maggiormente comunicativi (non posso esimermi, tuttavia, di esternare un’insana attrazione per la palpitante “Razor bird”, in grado di evocare, in qualche maniera, nella mia ormai costipata memoria musicale, l’approccio artistico straniante dei Jester Of Destiny …), lasciando che ognuno degli eventuali fruitori sia libero di tracciare i propri “appunti di viaggio”.
Le ultime righe sono riservate all’invito di non mancare il contatto con i Maya Galattici … anche in assenza di voci stentoree e suoni prorompenti (che pure tanto ci piacciono!), meritano tutta l’attenzione del sagace e glorioso popolo di Metal.it!
Recensione a cura di Marco Aimasso

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