Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:non disponibile
Etichetta:Mascot Records

Tracklist

  1. THE OUTSIDER
  2. MAN IN THE MIDDLE
  3. I CAN SEE YOUR SPIRIT
  4. THE BATTLE FOR HADRIAN'S WALL
  5. SAVE ME
  6. COLD
  7. SMOKESTACK WOMAN
  8. FAITHLESS
  9. AN ORDINARY SON
  10. LITTLE SECRET
  11. CROSSFIRE
  12. CRAWL

Line up

  • Glenn Hughes: bass, vocals
  • Joe Bonamassa: guitars
  • Derek Sherinian: keys
  • Jason Bonham: drums

Voto medio utenti

In attesa di vederli dal vivo in Italia alla fine del mese, ecco giungere a un solo anno di distanza dal predecessore il secondo capitolo della saga Black Country Communion, il suggestivo supergruppo composto da Glenn Hughes, Joe Bonamassa, Derek Sherinian e Jason Bonham.

Chiariamo subito le idee a tutti. Anche se per la recensione ho dovuto affidarmi allo streaming, risulta abbastanza chiaro che i problemi riscontrati nel primo album relativi alla produzione sono stati agilmente risolti: qui dentro tutto suona bene o male come deve. Gli strumenti si sentono tutti, si sentono bene e stavolta i suoni valorizzano i pezzi, anche se a mio parere qualcosina da limare sulle ritmiche e sui suoni dei piatti ci sarebbe ancora. Comunque, il lavoro di Shirley può considerarsi ampiamente sufficiente, al contrario di molte altre volte dove, forse per presunzione, ha parzialmente rovinato interi album.

Oltre ai suoni, finalmente si prendono il proprio spazio anche Bonamassa e Sherinian, che pur non eccedendo mai in virtuosismi fini a sé stessi, riescono a offrire una prestazione di estrema classe, caratterizzata da arrangiamenti mai banali e soli decisamente piacevoli. Bonham è una macchina da guerra, mentre per descrivervi la performance di Glenn Hughes mi tocca auto-citarmi, perché sentirlo cantare mi toglie qualsiasi barlume di lucidità: “L’efficacia delle iperboli canore di Glenn è quasi disarmante: ti toccano l’anima, ti percuotono, ti emozionano, ti stupiscono. Immenso.”
Avete presente la sensazione che si prova quando si rincontrano alcuni vecchi amici che non si vedono da anni? Si dice che con alcuni il tempo sembri non passare mai: spesso le persone si trovano a proprio agio con qualcuno che non vedono da tempo, come avessero passato insieme ogni minuto degli ultimi anni. Avere nelle orecchie un disco dei Black Country Communion regala esattamente la stessa sensazione, grazie a un’impronta Led Zeppelin e più in generale ‘70s che non abbandona mai la band (anche nel primo lavoro è stato così) e che riesce a conferire a tutto l’insieme un’atmosfera calda e rassicurante, in grado di cullare l’ascoltatore e trascinarlo in un mondo che solo chi è cresciuto a pane e hard rock può apprezzare fino in fondo.

Come nel primo episodio, le canzoni risultano parecchio eterogenee. Si parte con la sassata veloce The Outsider, caratterizzata da un incedere accattivante e assoli pregevoli, che un po’ richiamano Burn. Man In The Middle è invece più dura e cadenzata, con aperture orientaleggianti sul ritornello davvero interessanti. La zeppeliniana The Battle For Hadrian’s Wall, tra chitarre acustiche, organo e percussioni introduce a Save Me, bel pezzo, parecchio articolato, che si apre con maestria nei refrain. Smokestack Woman ci mostra il lato blues oriented della band, con una strofa ad uso e consumo della voce di Glenn, mentre Faithless presenta un’attitudine funky irresistibile, che dal crescendo delle strofe porta a un bellissimo ritornello e ad una parte centrale con arrangiamenti di alto livello. Interlocutoria l’altalenante An Ordinary Son, mentre con I Can See Your Spirit si torna a correre veloce, prima di una perla assoluta come Little Secret: blues lento e sofferto, voce da brividi e intensità assoluta che riporta alla mente, tanto per restare in tema Zeppelin, Since I’ve Been Loving You. L’intro AOR di Crossfire ci riporta verso territori più hard rock, anche perché il riff che ne segue è davvero prepotente. La conclusiva Cold, invece, è un grande contenitore in grado di far apprezzare tutto ciò che i BCC sono in grado di offrire oggi: parti lente e veloci, melodie e assoli si rincorrono amalgamate da linee vocali geniali e irriproducibili per diverse migliaia di cantanti sparsi per il globo.

Al debut album avevo dato 8,5. Anche 2 si becca lo stesso voto, perché siamo di fronte ancora una volta a un disco che non mi pare proprio il caso di lasciare sugli scaffali dei negozi. Per quanto mi riguarda, se i BCC desiderano continuare a sfornare un lavoro così una volta all’anno, mi troveranno sempre qui ad aspettarli, felice e contento.

Recensione a cura di Alessandro Quero

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 23 giu 2011 alle 17:18

ok. verso i contributi e pago l'irpef poi dopo il sei luglio se mi rimane qualcosa lo compro, promesso. dannato mese di giugno (e anche settembre e dicembre non scherzano)

Inserito il 23 giu 2011 alle 15:58

stiv, vai tranquillo, l'album è decisamente bello: "The Battle At Hadrian's Wall" riecheggia addirittura i Led Zep di "Battle Of Evermore", "Smokestack Woman" è un funk-hard rock irresistibile stile "Come Taste The Band", "Cold" è strepitosa... ti ripeto, vai vai... ;)

Inserito il 23 giu 2011 alle 11:20

Rhi bathory avrei giurato che tu invece fossi un detrattore

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