Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2009
Durata:50 min.
Etichetta:Osmose Productions
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. VILSELEDDA BARNASJALARS HEMVIST
  2. PLAGOANDE O'HELGA PLAGOANDE
  3. FULLSTANDIGTJAVLA DOD INUTI
  4. OHM (SOMMAR MED SIV) (SEIGMEN COVER)
  5. KROSSADE DROMMAR OCH BRUTHA LOFTEN
  6. TOTAL UTFRYYSNING

Line up

  • Kvarforth: vocals/keyboards
  • Wredhe: guitar
  • Peter Huss: guitar
  • Andreas Larssen: bass
  • Rickard Schill: drums

Voto medio utenti

Il sesto capitolo discogradico degli Shining intitolato VI - Klagopsalmer è la logica conseguenza del lavoro precedente, che metteva in mostra una certa vena stilistica maggiormente orientata al Metal più classico, con riff più complessi e melodici, per non parlare degli assoli di chitarra che in questo nuovo disco fanno una comparsa ulteriore. Gli Shining si stanno aprendo andando spesso ad infrangere quel muro di Depressive Black Metal che loro stessi hanno contribuito ad erigere, scavalcandolo, però senza dimenticarsi di guardare indietro, e nella lunga e conclusiva Total Uftrysning non si fanno problemi ad affogare la loro musica in un pozzo di tristezza. Nei momenti più melodici e "ariosi" gli Shining sembra proprio che abbiano studiato a dovere la lezione degli Opeth, e fa un certo effetto ascoltare Kvarforth mentre si cimenta con la voce pulita, tra l'altro con risultati che si fanno notare. In questo senso la cover Ohm (Sommar Med Siv) potrebbe veramente essere un nuovo e prossimo indirizzo musicale. VI - Klagopsalmer all'interno della loro nutrita discografia si pone come l'album più curato e personale, dove il dosaggio di malinconia e aggressività è maggiore e ben equilibrato, e qui vanno prese in causa Vilseledda Barnasjälars Hemvist, Plågoande O'Helga Plågoande e anche la successiva Fullständigt Jävla Död Inuti. Canzoni dove l'armonia dei riff di chitarra si adegua alla perfezione in atmosfere grigie, ma anche spezzate da una componente tipicamente Heavy Metal che fa spesso capolino. Inutile parlare inoltre di una produzione che sino ad ora si rivela la migliore della loro carriera sotto tutti i punti di vista, mettendo in luce un sound in rinnovamento, che tende ad allontanare quell'ideologico disgusto per la vita umana, pur non potendolo dimenticarlo del tutto. Si potrebbe definire un disco di transizione ma la sicurezza con cui viene esposto è più che altro una lucida e completa padronanza dei propri mezzi, soprattutto nel saperli indirizzare nel tempo verso un qualcosa in continua evoluzione.
Recensione a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

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