Voivod: avanti, sempre!

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Gruppo:Voivod

I Voivod: ovvero un altro pezzo di storia della musica. Costantemente un passo più avanti della loro epoca, hanno sempre goduto di un solido seguito di affezionati, non riuscendo a raggiungere numeri più ampi, proprio a causa della loro spiccata originalità. Appena sento Blacky al telefono non mi trattengo dal fare “scene da fan” e lui se la ride beatamente. Di cose di cui parlare ce ne sono parecchie. Il nuovo Target Earth è il primo disco composto completamente senza materiale del compianto Piggy. I tre membri originali dei Voivod non scrivevano insieme dal 1991, l’anno di Angel Rat e Away ha deciso di mettere da parte il concept sul Voivod, per dare una maggiore libertà compositiva agli altri, oltre a doverli, giocoforza, coinvolgere in maniera più estesa nella scrittura della musica, in cui prima le menti principali erano la sua e quella di Piggy. Chiedo a Blacky se il motivo per cui abbandonò la band nei primi anni ’90 avesse a che fare con questo, ma glissa…
Ho avuto un momento in cui ho sentito la necessità di sviluppare dei progetti personali… Forse un momento di stanchezza nei confronti della band. Ma, a quanto pare, per noi è impossibile stare lontani dai Voivod! Ahah!
Molto simpatico ma apparentemente distaccato, ha soddisfatto in parte le mie curiosità, rispondendo sempre in modo un po’ telegrafico.

Due cose che balzano subito all’orecchio sono una certa tendenza a rallentare e a prendere sonorità a volte rock, a volte quasi progressive metal ed una forte accentuazione del basso…
Sì, è un album decisamente progressive. Questa volta siamo stati io e Chewy a comporre la maggior parte della musica ed abbiamo voluto riallacciarci ai nostri lavori più prog. Ci sono maggiori dosi di melodia e tempi rallentati… mi sono ispirato a bands come i Mastodon. Riguardo al basso, lo suono come una chitarra ritmica, per quello risulta molto presente. Da questo punto di vista penso di essere tornato ai nostri dischi degli anni ’80.
Parliamo un attimo della genesi dell’album…
Conosco Chewy dal 2001, quando lo incontrai a Montreal. Siamo diventati subito grandi amici ed è nata l’idea di scrivere un disco insieme. Nel corso del tempo abbiamo fatto spesso delle jam session e da quelle abbiamo preso il materiale per Target Earth. Molte cose sono state scritte da lui, altre da me; Empathy for the Enemy, per esempio, è interamente mia, non solo la musica ma anche il concept ed il titolo del brano. Poi Snake ha scritto il testo e mi è subito piaciuto. Non sapevamo nemmeno come chiamare l’album, siamo semplicemente andati avanti a scrivere pezzi, dargli dei titoli, mentre Snake ne scriveva i testi. Questa volta abbiamo lavorato così e devo dire che ha funzionato benissimo. Chewy si è impegnato moltissimo, ha curato ogni singolo assolo di chitarra, portando idee nuove; ha uno stile futuristico. Considero gli attuali Voivod come una nuova band a tutti gli effetti, più che la reunion dei tre membri fondatori ed un nuovo chitarrista.
Ci sono dei brani a cui sei particolarmente legato?
Domanda difficile questa… Non penso, mi piacciono tutti e, dal momento che li ho composti già da un po’, non vedo l’ora di suonarli dal vivo. Piuttosto ci sono delle parti che amo particolarmente, come il testo di Kluskap O’Kom, molto scioccante , si adatta perfettamente alla musica. Ogni singolo brano è un mattone nella costruzione generale dell’album, quindi sono tutti fondamentali.
Avete presentato Kluskap O’Kom ad Ottobre dell’anno scorso, al Bloom, e mi ricordo la tua performance in pieno stile punk!
Ahahah! E’ vero, dal vivo diventiamo dei punk; non solo io, Chewy mi viene dietro a ruota! Sprigioniamo una grande energia. Snake è quello che si agita meno.
Altra novità è che i testi non sono più legati al concept del Voivod…
In realtà penso che sarà sempre presente; semplicemente le tematiche del nuovo disco, oltre a pescare dal passato, fanno riferimento anche a situazioni presenti e, comunque, sempre attinenti. Empathy for the Enemy parla della presunta minaccia del terrorismo, che il governo americano sta sbandierando da tempo, mantenendo una costante situazione di crisi, e analizza il tentativo di entrare nella testa del nemico per prevederne le mosse. Di riflesso c’è anche il comportamento dei soldati in guerra, anche loro cercano di pensare con la testa del nemico. I soldati americani vengono privati della loro umanità, resi delle macchine che non vedono in chi uccidono un essere umano ma un bersaglio mobile.
Continui ancora con la tua attività nella musica elettronica?
Ho avuto una etichetta discografica, la The Holy Body Tattoo Dance Society, fino al 1999, con la quale ho composto colonne sonore per film. Ancora sono in molti a chiedermi di lavorare per loro ed in effetti ho parecchio materiale messo da parte, ma non sto facendo nulla, perché non ho tempo di starci dietro con i Voivod. Io ed Away abbiamo curato la produzione del disco e stiamo anche curando la promozione. In futuro potrei riprendere il discorso, quando avrò tempo, per la mia nuova label, per la quale ho composto e registrato due dischi di musica sullo stile dei Nine Inch Nails. Continuo a collaborare di tanto in tanto con qualche artista.
So che stanno girando un film su di voi, è un bel riconoscimento…
La produzione è sia del Quebec che del Canada e ne stanno parlando già da tre anni. Dovremmo cominciare a pensare a cosa inserirci… Speriamo di restare tutti vivi prima che finisca!
Cosa pensi dell’attuale scena metal?
Che ci sono un sacco di bands che non mi piacciono! Alcune sono formate anche da brave persone, gente simpatica. Adoro gli ultimi Mastodon , meno i primi, perché, come ti dicevo, preferisco la musica progressive. Non sopporto ne i gruppi death/black ne quelli power metal (mi mima prima il growl e poi gli acuti alla Manowar N.d.A). Attualmente la maggior parte dei gruppi si assomigliano fra di loro; invece di cercare di essere il più possibile originali, tendono ad omologarsi a quelli più famosi per ottenere il consenso della gente. In questo modo l’arte muore. Noi abbiamo sempre voluto che ogni album avesse dei contenuti inediti e particolari. Ci considerano unici nel nostro stile, perché non vogliamo emulare quello che già c’è in giro.
Conosci i Meshuggah? A mio parere sono una band che ha ripreso molto da voi…
Sì, li conosco e mi piacciono. Se pensi che in qualche modo ci assomiglino, allora dobbiamo cambiare ulteriormente stile! Noi dobbiamo restare unici, ahahah!
Qual è la tua vita al di fuori della band?
Ho una vita molto normale. Ho una nuovo fidanzata e mi sto trasferendo da lei. Seguo lo studio di registrazione, ho tre gatti… d’inverno mi piace sciare. Niente di estremo…non sono americano! Ahahah!
Intervista a cura di Laura Archini

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