Drakkar: un ritorno in grande stile!

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Gruppo:Drakkar

Mi sono messo per la prima volta all'ascolto di "When Lightning Strikes" dei conterranei Drakkar con addosso la convinzione che sarei andato ad ascoltare il ritorno di uno di quei gruppi che nel panorama power nazionale costituiscono una sorta di leggenda. Il disco sarebbe stato all'altezza della loro fama decennale? Altroché! Ed è quindi con enorme piacere che mi ritrovo a fare due chiacchiere con il vero mastermind del gruppo, Dario Beretta.

Per prima cosa benvenuti sulle pagine virtuali di Metal.it! E’ un vero piacere e un onore avervi qui con noi.
Grazie, il piacere è tutto nostro, ti assicuro!
Essendo la nostra una webzine metal non saranno molti i lettori che non vi conoscono. Ma per le nuove leve, chi sono i Drakkar? Da dove nasce il vostro moniker?
I Drakkar nascono nell'ormai lontano 1995 in quel di Milano. Sin dal principio, il nostro scopo è stato quello di fare un power metal di stampo prettamente tedesco, traendo ispirazione da gruppi come Rage, Blind Guardian, Running Wild e via discorrendo. Ovviamente, col tempo siamo maturati e abbiamo inglobato anche influenze differenti, soprattutto da quando, poco prima dell'uscita del nostro debutto, "Quest For Glory", passammo dalla formazione originale a due chitarre a una con una sola chitarra più tastiera. In questi ormai 17 anni abbiamo pubblicato 4 album e un EP, sempre nel solco dell'heavy metal tradizionale, anche se ci siamo concessi qua e là un po' di sperimentazioni necessarie per continuare a crescere. Adesso, dopo un lungo periodo di semi-inattività, siamo tornati con rinnovato entusiasmo e cercheremo di recuperare il tempo perduto!

Riguardo al nome del gruppo, fu scelto dal primo bassista e fondatore della band, il mitico "Sator" Sandrini, in omaggio al suo interesse per la storia e la mitologia dei paesi nordici. Ho sempre pensato che fosse un nome molto efficace: semplice e d'impatto, facile da ricordare.
Quasi 10 anni. E’ il periodo di tempo passato dal vostro ultimo lavoro, “Razorblade God”. Come sono cambiati i Drakkar in questi due lustri?
Siamo sicuramente cambiati e maturati parecchio, sia come musicisti che come persone, e spesso le due cose vanno a braccetto. Dal 2002 a oggi abbiamo passato periodi difficili, affrontato situazioni scomode e rischiato anche di porre fine all'avventura anzitempo, ma è tutta roba che ci ha fatto crescere e ha cementato i rapporti tra di noi, sia a livello personale che musicale. Ormai io, Corrado e Davide suoniamo insieme da 12 anni, Simone è con noi quasi da 6... abbiamo una lunga storia alle spalle, un percorso anche difficile, ma è bello poter dire di averlo affrontato insieme e sicuramente è un punto di forza anche dal punto di vista compositivo.
"When Lightning Strikes” è soprattutto un concept, oltre che un album. Com’è nata l’idea di base della storia? Siete appassionati di fantascienza?
Qui il colpevole sono io, lo ammetto! Ho una grande passione per la fantascienza, sia moderna che classica, ed essendo autore dei testi posso permettermi di usarli per veicolarla. Nello specifico, devo dire che When Lightning Strikes non doveva, nelle intenzioni originali, essere un concept; lo è diventato da un certo punto in poi, quando mi sono reso conto che c'era un fil rouge che attraversava tutto il materiale che avevamo composto fino a quel momento, anche e soprattutto a livello di testi. Realizzato questo, ho cominciato a pensare che sarebbe stato bello sfruttare questa caratteristica trasformando l'album in un concept con tutti i crismi, con una vera e propria storia e un'atmosfera il più possibile cinematografica. L'ispirazione principale mi è venuta dalla fantascienza classica, quella americana degli anni dai '50 ai '70, ben rappresentata da opere come i fumetti di Jack Kirby, piuttosto che da Star Trek o da film come "The Day The Earth Stood Still", tutte fonti di ispirazione diretta, facili da riconoscere nei vari brani per chi ne fosse appassionato. Si tratta di un sentito omaggio a tutte quelle opere, così fantasiose e con una visione del futuro ancora molto ottimista, anche ingenua se vuoi, ma proprio per questo affascinante.
Come si innesta la cover dell’album con la storia del concept?
La storia del concept narra di un uomo che attraversa le epoche dell'umanità, dal nostro passato a un lontano futuro, reincarnandosi ad ogni sua morte per via delle macchinazioni di alcuni misteriosi alieni. La prima incarnazione del protagonista, quella che è la sua vera, prima vita, durante la quale è stato rapito e trasformato dagli alieni di cui sopra, è quella di un navigatore vichingo. La copertina lo rappresenta proprio mentre sta per essere prelevato dagli alieni dopo l'affondamento della sua nave. Prestando attenzione al riflesso del personaggio nell'acqua, si può anche notare un presagio del suo futuro...
n “Revenge is Done”, una delle più belle canzoni del disco, fate riferimento, citandola, alla filastrocca della celebre Guy Fawkes Night. Come mai questa scelta? C’entra qualcosa “V per Vendetta”?
Assolutamente sì. Il brano prende ispirazione proprio da "V for Vendetta", ma dal fumetto, attenzione, non dal film. Il film non è male, Dave in particolare lo adora, ma il fumetto originale di Alan Moore e David Lloyd secondo me ha un altro spessore. Questo è uno dei brani il cui testo è stato elaborato prima che nascesse l'idea del concept; per inserirlo nella storia, è stato sufficiente spostare l'ambientazione in un futuro più remoto di quello ideato da Moore e fare di "V" una delle incarnazioni del nostro protagonista.
Ho notato, come precisato in fase di recensione, che la prestazione di Davide dietro il microfono sia stata eccellente. C’è stato qualche fattore che l’ha impennata in questo modo o è una semplice crescita naturale?
Un insieme di fattori, direi. Davide è sicuramente cresciuto e migliorato tantissimo in questi anni, ha raggiunto una consapevolezza della propria voce che in precedenza non aveva. A questa naturale evoluzione va unito il fatto che, avando lavorato insieme per così tanto tempo, io e lui ci capiamo ormai alla perfezione, a livello compositivo. Siamo stati perciò in grado di lavorare su melodie e testi in modo da valorizzare al massimo le sue doti. Va citato, ovviamente, anche l'ottimo lavoro svolto da Mattia all'Elnor Studio, perché senza un ingegnere del suono con le palle certi risultati non si ottengono.
In “Winter Soldiers” mi avete ricordato molto piacevolmente i leggendari Running Wild. Trovate anche voi calzante il paragone o ho preso una cantonata?
Il paragone è assolutamente azzeccato e ci onora. Io sono un fan sfegatato di Rock 'n' Rolf e compagni e considero da sempre i Running Wild una delle principali fonti di ispirazione dei Drakkar. Del resto, è una cosa di cui non abbiamo mai fatto mistero, anzi.
Se non vado errato, nella vostra carriera non avete mai inserito una canzone in italiano nei vostri dischi. Come mai questa scelta? Avete mai pensato di farlo? Anche come una sorta di “tributo” ai vostri fans.
Non erri, finora abbiamo usato solo un parlato in "Inferno", un brano di Razorblade God dedicato all'opera di Dante. Riguardo al perché, beh, semplicemente non ce n'è mai stata occasione. I Drakkar sono un gruppo che canta in inglese, questa è la lingua che abbiamo scelto e che ritieniamo sia più adatta alla nostra musica e ai nostri testi. Non escludo che, in futuro, noi si possa anche registrare un pezzo o più in lingua italiana, ma dev'essere una scelta spontanea, un qualcosa che nasce dalle esigenze di un brano su cui stiamo lavorando (come fu per il parlato di "Inferno", ad esempio), non una cosa programmata a tavolino, altrimenti si rischia di scadere nel ridicolo o comunque di creare qualcosa che sta insieme con lo sputo... magari con un testo italiano forzato su una metrica tipicamente inglese. No grazie.
Passeranno altri 10 anni prima del prossimo disco o avete intenzione di tornare presto in studio?
Direi che abbiamo perso già abbastanza tempo! Il gruppo oggi è compatto, determinato e voglioso di andare avanti, i periodi bui sono dietro le spalle, quindi sicuramente non ci sarà da aspettare un'altra decade per avere un successore di "When Lightning Strikes", anche perché abbiamo già iniziato a lavorare sui nuovi brani. Non avevamo una tale energia da anni e ovviamente i riscontri positivi che stiamo ottenendo, sia dai fan che da recensioni come la tua, ci danno ulteriori stimoli.
Da “vecchietti” della scena metal italiana, come vedete la situazione odierna delle band nostrane? C’è qualche nuovo gruppo che vi sentite di consigliare particolarmente?
Sinceramente sì, trovo che ci siano parecchie nuove band italiane interessanti. La scena, nonostante affronti delle difficoltà impensabili per altre realtà (il paragone tra gli spazi che abbiamo in Italia e quelli che hanno i gruppi tedeschi o svedesi a casa loro è imbarazzante a dir poco), è piena di artisti e di gruppi di grande valore, sotto tutti gli aspetti. Volendo fare qualche nome e limitandoci solo a gruppi di uscita relativamente recente, mi vengono in mente i Red Warlock, gli Eversin, gli Your Tomorrow Alone, i Soul Seller, gli Aeternal Seprium. E facci caso: ti ho citato 5 band di genere diverso, ma tutte di qualità, questo la dice lunga sulla salute della nostra scena dal punto di vista artistico.
Avete già qualche programma per il 2012 in fatto di concerti o festival?
Ci stiamo lavorando. Per il momento non possiamo ancora annunciare nulla, ma sicuramente le possibilità per vederci live non mancheranno. Appena ci sarà qualcosa di ufficiale, ve lo faremo sapere attraverso la nostra pagina facebook, che è sempre aggiornata, quindi... sapete dove guardare!
Direi che è tutto, grazie mille per il tempo che ci avete dedicato e..al prossimo disco! Che la Gloria di Metal.it sia con voi!
Grazie a te dello spazio, dell'intervista e della bellissima recensione! Horns up!

Dario
Intervista a cura di Andrea Gandy Perlini

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