The 69 Eyes (Jyrky, vocals)

In una tranquilla Hall di un albergo bolognese, incontro il carismatico singer Jyrky per l’intervista pre concerto nella data di Bologna del loro tour italiano. Il nero crinito (e vestito) vocals dei 69 occhi è un ragazzo tranquillo, profondo nei pensieri, calibrato nelle parole ed amante del buon vino e delle moto, tant’è che la prima domanda me la fa lui…”sei venuto in moto? Hai una motoguzzi?”…a voi l’intervista più lunga che mi sia mai capitato di sbobinare!
Ps. Se sbagliate a scrivere o pronunciare il suo nome siete finiti…

Ciao Jyrky, dunque…avete iniziato la vostra carriera come una “sleazy” band, per poi spostare il vostro sound su lidi molto più oscuri, diventando una Dark band. Guardano il percorso che avete fatto, come puoi spiegare la vostra evoluzione ed il vostro cambiamento di pelle?
Penso che non sia subito facile la risposta. Quando abbiamo iniziato a suonare, eravamo tutti dei ragazzini con l’intento di fare musica estrema, completamente nell’ottica del classico motto Sex, Drugs & Rock’N Roll, con un bagaglio musicale basato su bands come i The Stoogies, i The Sisters Of Mercy o i The Cult, per farti qualche nome. Il nostro intento era quello di creare un sound fortemente Rock’N Roll, anche se oscuro, ma comunque una musica da suonare ad alto volume, che potesse trascinare le folle…una sorta di ‘Stadium Rock’, per capirci, come faceva il grande Alice Cooper o più tardi i Guns’N Roses. Con il passare degli anni le cose poi sono cambiate…noi eravamo rimasti intrappolati in noi stessi, c’eravamo spinti troppo in là, così ci siamo fermati un attimo, ed abbiamo ragionato, ponendoci ad un bivio: continuare con questa vita, o evolverci in una direzione musicale diversa, tanto più che altre bands, con cui siamo tuttora amici, irruppero sulla scena, facendo ottimi lavori, come Backyard Babies ed The Hellacopters per esempio. Furono giorni strani…noi non salvammo noi stessi dal Rock’N Roll, ma fu il Rock’N Roll che ci salvò da se stesso, paradossalmente. Ora abbiamo circa 27 anni, un’età tragica per il mondo del Rock’N Roll, ma oramai siamo fuori da quel genere, affascinante ma maledetto, e la nostra band non è mai cambiata negli elementi. Ne sono molto fiero di questo. Ora il nostro obiettivo è quello di riportare il Dark ed il Gothic ai livelli passati, sia come qualità musicale che come fama…magari fondendolo con la nostra ottica ed con il nostro atteggiamento Rock’N Roll, perché no, che è rimasto comunque annidato dentro di noi…o almeno provandoci. Si vede che era destino, che era scritto. Anche la mia voce con il passare del tempo è diventata sempre meglio, sempre più profonda, plasmandosi, perfetta per il Dark’N Roll, per non parlare della miscela che intercorre tra i vari membri della band. Una cosa che abbiamo comunque conservato si dall’inizio è la nostra fama, la nostra immagine di creature della notte, di vampiri, di esseri dannati. Certo, magari qualche anno fa era un pochino più Glam, ma questa fama è rimasta intatta. Oggi penso che il Dark Rock sia nel nostro sangue. Con l’album ‘Wasting The Dawn’ abbiamo dato un taglio, anche se non radicale, al passato, sia musicalmente che come look, andando alla ricerca anche del giusto produttore e pianificando tutto il lavoro; onestamente però non penso che ci siamo riusciti in pieno…quell’album è buono, ed un paio di songs le riproponiamo ancora oggi dal vivo, ma abbiamo forse mancato il nostro obiettivo. Con ‘Blessed Be’ le cose sono andate diversamente…finalmente il giusto sound, la giusta atmosfera, il giusto produttore. In quest’album ci sono parecchie hits, ed i riconoscimenti sia a livello di critica che di pubblico sono stati fantastici. Ora, nel 2002, abbiamo ‘Paris Kills’. Un album maturo, morbido, di cui siamo molto contenti. ‘Paris Kills’ è diventato album di platino in Finlandia e ci ha dato la possibilità di imbarcarci per un tour europeo, oltre che darci gettoni presenza nei maggiori festivals europei e procurarci una pubblicità notevole…devi sapere che siamo finiti su giornali famosi come il Metropolitan che ci ha definiti come gli “Helsinki Vampires” e la cosa ci piace, onestamente, o su vari televisioni, compresa Mtv…penso che oramai siamo ad un passo dal Mainstream, mantenendo comunque la nostra identità.
Ritornando al punto, comunque siano andate le cose, sono molto fiero di dove siamo oggi e di quello che abbiamo fatto, ora siamo ad un livello più alto…soprattutto vado molto fiero di suonare in una band che insieme ad altre, magari più famose di noi, come Sentenced, Amorphis ed H.I.M. per farti qualche nome, ha aiutato ad aprire la strada alla musica Metal in Finlandia, sia a livello di pubblico che di interesse delle varie labels.

Ora che il platter è fuori da diversi mesi, quali sono secondo te i punti forti ed i punti deboli di un album come ‘Paris Kills’?
Lasciami dire che trovo la domanda interessante, non banale. Penso che un punto di forza sia il fatto che chi ha ascoltato l’album, e ti sto parlando anche dei giornalisti, mi ha dato sempre una definizione diversa da quella di un altro o mi ha fatto notare particolari che magari mi erano sfuggiti: questo vuol dire che le songs sono varie e dinamiche, il songwriting è buono e che nel complesso l’album è vario…per esempio, nella song ‘Betty Blue’ io canto “I’m running into your eyes blue”…chi ha visto il film ‘Betty Blue’, un film francese molto gotico e romantico che consiglio vivamente di vedere, mi ha fatto notare che la protagonista Betty non ha gli occhi blu! Un altro punto di forza risiede nel fatto che ci sono songs che si prestano molto ad essere suonate dal vivo, come ‘Crashing High’, ‘Still Water Runs Deep’ o ‘Forever More’. Un punto debole invece è che forse abbiamo cercato di fare un album il più “radio friendly” possibile, con songs molto morbide. Ora come ora, penso che il prossimo album sarà decisamente più duro: ma non fraintendermi, adoro le songs contenute su ‘Paris Kills’ e penso che sia un fantastico Dark Rock album, il quale si può ascoltare tranquillamente in auto senza che risulti fastidioso, ma anzi gradevole.

Da ‘Blessed Be’, un album fondamentalmente Gothic Rock a ‘Paris Kills’, un album spostato più su una soluzione Dark Rock…album dopo album sembra che voi cerchiate sempre più di inoltrarvi verso una sorta di romanticismo e di tristezza...qual è la visione reale della vita per i The 69 Eyes?
Penso che man mano che avanza l’età, si diventi un amante migliore, forse è per questo che la nostra componente romantica sia molto accentuata. Mi viene in mente quando andavo a scuola e non riuscivo a capire cose le ragazze andassero a cercare nei ragazzi…ora lo so. Penso che esperienza dopo esperienza si acquisti sempre maggior consapevolezza e minor paura di dire le cose. Io suono in una Dark Rock band che non ha complessi particolari e che è passata oltre la fase di pubertà, ovvero non abbiamo bisogno di shockare le persone con quello che facciamo. Secondo il mio modesto punto di vista chi vive il Dark Rock deve conoscere il proprio lato romantico e lo deve coltivare, non ne deve aver paura. Non è facile, lo so, ma se pensi la vita come un film nel quale tu sei il personaggio principale, tutto ti è più facile, soprattutto conoscersi…gli altri personaggi possono cambiare, ma chi rimane sempre e comunque vero è il protagonista, senza rendere conto a nessuno. Il mio film è un film romantico, gotico, ove il romanticismo non viene nascosto. Noi, come The 69 Eyes abbiamo una filosofia strana, forse dannata…”you can dance with the Devil, but if you know it, you can be stronger than the Devil”

Penso di aver capito il concetto. Nel passato avete fatto una splendida cover, mi riferisco a ‘Call Me’ di Blondies. Ora che il vostro suono è cambiato molto, non pensi che sia giunto il momento di coverizzare un’altra song?
Quello è il passato, come hai detto tu. In quei giorni volevamo fare un qualcosa di strano, così abbiamo preso quella song e l’abbiamo rifatta in versione Industrial Goth. Il produttore dell’album ove è racchiusa la song era Timo Tolkki, il guitar hero degli Stratovarius…mi ricordo che si infuriò tantissimo per questa versione…ci disse che non potevamo suonare in quel modo, facendo di tutto per farcela eliminare! Vedi, io ho un concetto particolare delle covers: il remake di una song anche se non famosissima, se fatto bene, può innalzare la popolarità di una band, portandola ad un livello superiore, in quanto una band sconosciuta che propone a una cover è senz’altro più interessante di una band sconosciuta che suona una propria song anch’essa sconosciuta, almeno parlando in termini di “airplay” radiofonico. Oggi per noi non ha senso questo, noi abbiamo già superato quel livello di popolarità.

Oggi i The 69 Eyes hanno un sound difficilmente accostabile ad un monicker come il vostro, figlio di un’epoca ‘sleazy’. Se potessi, ricominciare da zero, partendo dall’attuale livello, però, quale altro monicker daresti oggi, alla tua band?
Non voglio dimenticare il nostro passato, ne siamo fieri…abbiamo già pagato il nostro pedaggio ed abbiamo già ballato con il Diavolo, sopravvivendo. No, cambierei nulla, neanche il nome…”we are the Helsinki Vampires, that’s all”

Non ci sono molte bands in giro che utilizzano atmosfere Dark come voi utilizzate e che al contempo si possano vantare di un contratto con una label prestigiosa come Roadrunner. Come te lo spieghi e cosa ne pensi dell’attuale scena Dark?
Ho sentito e visto suonare tante bands della scena Dark e Gotica, anche perché abbiamo partecipato ad alcuni festivals del genere nel Nord Europa, però non ho mai analizzato la cosa. Certo, so che ci sono varie correnti e movimenti più o meno underground all’interno della scena, come il Gothic Old School, il Dark rock, il Gothic Rock, l’Electro Goth e così via, ma sinceramente non mi sono mai soffermato sulla cosa. Un aneddoto però fa riflettere…l’anno scorso abbiamo suonato a Zillo Festival in Germania (uno dei più importanti appuntamenti Gothic/Dark dell’anno – nds) e parlando con l’amico Nick Holmes, il singer dei Paradise Lost mi ha fatto notare una cosa emblematica…”hey Jyrky”, mi ha detto, “hai notato che tra tutte le bands che ci sono al Festival ce ne sono solo due che hanno un batterista vero, in carne ed ossa e non una drum machine?…Voi e Noi!”…

Mai pensato, o avuto richieste, di firmare con un Major?
Ci sono tante cose che stanno accadendo nel panorama musicale, tutto legato al giro di soldi…attualmente non ti saprei dire…chi lo sa…

Guardando l’alba, qual è il primo pensiero che ti viene in mente?
Un viaggio, un lungo viaggio. Quando vedo l’alba sento che qualcuno è li che mi aspetta, di là da mare infinito, ed il mio impulso è quello di raggiungerlo. Hai visto il film Corto Maltese? Ecco, io sono un Gothic Corto Maltese (risate)!!!

Per Jyrky, qual è la bellezza che giace dietro l’oscurità?
…(dopo diversi secondi di pausa)…”it’s the thing that makes little girls hard to beat”…

Siamo alla fine, ora puoi dire quello che vuoi ai lettori di EUTK.net!
Se non abbiamo possibilità di vederci questa sera, spero di incontrarvi la prossima volta che verremo a suonare in Italia. Supportate le vostre bands locali, andate ai concerti e comprate i cd. Non preoccupatevi, prima o poi avrete la possibilità di dire “viva la figa, The 69 Eyes are back!!!!!!”


AREA 51:
Una domanda sul passato, una sul presente, una sul futuro

Se ti dicessi ‘Wrap Your Troubles In Dreams’, cosa mi dici?
Un album prodotto da Timo Tolkki, su cui vogliamo mettere la croce sopra. Se l’ascolto ancora oggi, posso dire che fotografa la magia di quei di giorni, giorni appesi ad un filo…con quell’album alle spalle siamo venuti a suonare in Italia per la prima volta…come ti ho detto erano giorni strani, ma quelli di oggi sono molto meglio!

Ed il nome Roadrunner?
Sono orgoglioso di fare parte di questa etichetta. Non ci hanno mai voltato le spalle ed hanno sempre creduto in noi. Con loro abbiamo prodotto tre albums. Sono un team veramente professionale che amano la musica e che cercano di pompare le loro bands il più possibile. È una grande label.

Cosa ci sarà dietro l’angolo i The 69 Eyes?
Saremo in tour ancora per molto tempo, forse per un anno e per supportarlo al meglio verranno estratti due ulteriori singoli da ‘Paris Kills’ da far girare…l’orologio del tempo si è fermato a questo album, non ci è concesso fare progetti a lunga scadenza, ci vogliamo concentrare sul breve periodo. Dopo il tour si vedrà il da farsi.

Intervista a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli

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