BLANC FACES: Robbie La Blanc (lead vocals, guitars)

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I Blanc Faces, nonostante un passato piuttosto importante nell’ambito della scena rock statunitense, possono essere considerati come un nome “nuovo” dell’A.O.R., valorizzato grazie alla consueta lungimiranza e “cultura” specifica della Frontiers, diventata uno dei più accreditati punti di riferimento mondiale del genere e per questo suo ruolo, motivo di ”orgoglio nazionale”.
“Blanc Faces” è un disco molto bello, in cui convivono le classiche sonorità che hanno reso Journey, Foreigner e Survivor nomi fondamentali di queste coordinate stilistiche e che riesce, in ogni modo, a risultare appetibile anche a chi questi suoni e questi gruppi li conosce fin troppo bene, grazie ad una proprietà di “linguaggio” e una scelta di “fraseologia” molto conveniente, all’interno di un “discorso” musicale non inedito.
Quattro chiacchiere con un affabile Robbie La Blanc (che con il fratello Brian costituisce la vera struttura portante dei Blanc Faces), sono una buon’occasione per conoscere un po’ meglio questi nuovi AORsters e per “tastare il polso” ad un genere che dalle nostre parti, oggi come ieri, non è mai stato esattamente un campione di popolarità, pur potendo contare su una solida base di tenaci aficionados. Chissà che anche questo non sia utile per convincere qualche lettore a tralasciare, anche solo per un po’ di tempo, spadoni, draghi, piercing, abbigliamento oversize, espressioni truci o growling selvaggio e prestare un po’ d’attenzione a queste note suonate con una passionalità e competenza tecnica d’assoluto rilievo, magari meno “metalliche” e “violente” di quelle a cui sono maggiormente avvezzi, ma che potrebbero sorprenderli in modo alquanto positivo.

Allora Robbie, per iniziare un po’ di complimenti … Ho trovato le vocals del disco veramente entusiasmanti, denotano un grande fascino, sono melodiche e passionali, ma anche intense e “grintose” a sufficienza (“Edge of the world”, “Stranger to love”, “It's a little too late”, “Where do I go from here”, “Pray for me”, sono brani davvero favolosi …)
Grazie di cuore per i complimenti! Significano davvero molto per me!

Prego, è un piacere! E ora ti andrebbe di raccontarci qualcosa a proposito delle origini della tua band?
I Blanc Faces sono costituiti principalmente da mio fratello Brian al basso e backing vocals e da me che canto e suono la chitarra ritmica. Abbiamo collaborato in studio con parecchi musicisti importanti per anni e recentemente abbiamo ripreso anche ad esibirci dal vivo.
Serafino (Perugino N.d.A.) della Frontiers ha ascoltato un nostro demo e ha deciso di lavorare con noi.
Siamo stati molto fortunati e con l’aiuto d’alcuni bravi strumentisti, ci siamo chiusi nel mio studio casalingo e abbiamo realizzato di getto il Cd!

Quanto tempo è stato necessario per la scrittura delle canzoni?
Tre mesi circa per i brani nuovi, mentre alcuni li avevamo già scritti qualche anno fa.

Come avrai capito, penso che il disco sia ottimo e sembra evidente che le Vostre influenze principali siano Foreigner, Journey e Survivor, con un pizzico di Signal e Night Ranger … Si tratta di un’analisi esatta? Ho dimenticato di menzionare qualcuno?
L’analisi è assolutamente corretta e grazie di nuovo per le belle parole … penso che si possano aggiungere anche The Beatles, Creedence Clearwater Revival e Grand Funk Railroad.
Tra i gruppi nuovi mi piacciono molto i Maroon 5, una band maggiormente indirizzata verso la musica pop, ma molto valida.

Qualche tempo fa, intervistando il tuo compagno d’etichetta Rob Moratti (Final Frontier), gli ho chiesto se ritenesse possibile che l’A.O.R. d’estrazione ottantiana potesse essere apprezzato anche dagli ascoltatori più giovani. La sua risposta è stata affermativa, sostenendo, inoltre, che per ottenere questi risultati sono necessari tempo e soprattutto l’impegno di tutti i “vecchi” fans del rock classico nel sostenere le poche bands che stanno cercando di mantenere in vita questo suono. Cosa ne pensi? A quale tipo di pubblico pensi possa essere indirizzato il Vostro album?
Credo che Rob abbia proprio ragione. Molti ragazzi giovani hanno iniziato a comprare ed apprezzare questo tipo di rock. Pro-tools o correttori di tonalità non fanno parte di questa forma di approccio alla musica; ci sono le fasi d’editing, certo, ma non sono esasperate come in alcune produzioni odierne e credo che i kids stiano cominciando a notare la differenza. E’ chiaro che questo processo richiederà un po’ di tempo, ma basta guardare Mick Jones dei Foreigner … Non l’ho mai visto più in forma o suonare meglio di oggi. Per quanto riguarda il pubblico, beh, la speranza è, ovviamente, quella di attirare tutti i tipi d’audience possibili!

Il Cd è stato prodotto da Voi stessi e mixato da Dennis Ward. Come siete arrivati a questa scelta? Siete soddisfatti del risultato ottenuto o, a posteriori, c’è qualcosa che avreste voluto cambiare nel processo di realizzazione del disco?
Serafino pensava che Dennis Ward sarebbe stata la scelta migliore per le fasi di mastering e mixaggio del nostro disco e devo dire che ha avuto ragione. Dennis ha svolto uno splendido lavoro e per quanto riguarda la seconda parte della domanda devo dire che la nostra soddisfazione è completa e che non vorremmo nessun tipo di cambiamento.

Potresti dirci qualcosa sul conto dei musicisti che hanno collaborato a questo “affare di famiglia”?
Il batterista Kyle Woodring ha suonato parecchio con Dennis De Young degli Styx, mentre Tony Archer, che ha contribuito anche lui, con le sue bacchette, in due canzoni, è un vecchio amico della band da circa 15 anni. Butch Taylor si è occupato di tutti gli assolo ed è un grandissimo chitarrista proveniente dal Connecticut. Il tastierista Jeff Batter ha suonato a lungo con Jim Christian in un gruppo chiamato Eyes, sempre qui nel Connecticut e siamo amici da circa 20 anni.

Spesso, tra fratelli (o sorelle), si sviluppa una sorta di naturale spirito competitivo. E’ una cosa che succede anche a Voi? Non avete mai divergenze d’opinione in merito alla direzione musicale da seguire? Come si sviluppa il Vostro processo di scrittura?
Mio fratello si occupa della maggior parte della composizione ed il bello è che ha la capacità di sviluppare questa fase costruendola sulla mia voce. E’ ovvio che anche fra noi ci siano momenti di discussione o differenze d’opinione, ma credo che proprio da queste situazioni riescano ad emergere le nostre migliori qualità.

Preferite l’attività in studio di registrazione o suonare dal vivo? Ci sarà un tour per supportare il disco?
Adoriamo letteralmente suonare dal vivo! Spero vivamente di avere l’opportunità di farlo e se le vendite di “Blanc Faces” saranno soddisfacenti, questo capiterà sicuramente.

Quali sono i tuoi ascolti preferiti in questo momento?
Ho appena finito d’ascoltare e ti prego di non ridere ...... Herb Alpert and the Tijuana Brass!!!

Siano arrivati alla fine, grazie per il tempo dedicato e se vuoi aggiungere qualcosa questo è il momento di farlo…
Voglio solo ringraziarvi per gli elogi e per il sostegno che date alla nostra band. Tutto ciò ha veramente un enorme valore per i Blanc Faces!

Intervista a cura di Marco Aimasso

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