Sang Real o Metal che scorre nelle vene ?

Info

Gruppo:Sangreal

Sir Leigh Teabing: “Sai mantenere un segreto? Sei in grado di sapere una cosa e non dirla mai più?” (dal film “Il codice da Vinci”).
Beh... noi qui a Metal.it invece i segreti dei Sangreal e del loro album d’esordio li andiamo a svelare con Jahn (chitarra), Alex (tastiere) e Gabriele (voce).

I progetti paralleli, spesso estemporanei ormai abbondano, dobbiamo includere anche i Sangreal tra queste realtà?
Jahn - Sangreal è un sicuramente un progetto nuovo ed alternativo, rispetto alle nostre band storiche. Ma il fatto che si trattasse di un side project ha permesso ad ogni membro di affrontare le proprie parti nel migliore dei modi, senza stress da prestazione, senza una deadline precisa per la pubblicazione del disco. Originariamente l’idea era quella di produrre un solo album, ma il feeling che è nato tra i componenti del progetto ed il buon successo ottenuto, ci han fatto venire voglia di realizzare un nuovo capitolo. Ci stiamo pensando davvero.
Jahn, nella biografia si fa riferimento proprio a te come fattore scatenante del gruppo.
Jahn - Sono da sempre un amante dell’epic metal anche se poi con la mia band ho seguito maggiormente la strada del power metal. Ma il mio sogno nel cassetto era di realizzare un album che richiamasse le sonorità dei primi dischi dei Manowar come “Into Glory Ride” e “Sign of the Hammer”. I gusti musicali poi si sono ampliati abbracciando band come i Warlord e Bathory più epici e i Maiden ovviamente. Dopo aver pubblicato tre dischi con i Great Master ho deciso di dare vita a questo progetto epico, componendo così canzoni con tempi cadenzati come richiesto dal genere. Realizzata la prima canzone “Martyr” ho proposto la partecipazione al progetto ad alcuni amici, primo fra tutti Alessandro che ha capito subito il valore aggiunto che avrebbe potuto apportare. Tramite Maurizio Chiarello dell’Underground Symphony abbiamo coinvolto Gabriele Grilli, che è stato fondamentale per dare un’anima al progetto. Ci siamo messi a lavoro realizzando i pezzi che successivamente son stati completati dai restanti strumenti di Francesco, Paris e Matti.

Chiarito questo punto, sono curioso di sapere come vi siete trovati, visto che non solo siete musicisti provenienti da varie città... ma anche di diverse nazioni.
Alex - Lo zoccolo duro della band è composto da musicisti vicini all’Underground Symphony, quindi non è stato difficile partire in quarta. Per la sezione ritmica abbiamo optato per due musicisti stranieri dall'attitudine idonea al genere, il finlandese Matti Auerkallio (Ultimatium) alla batteria e il cipriota Paris Lombrou (ex Arrayan Path) al basso. La prima volta che ci siamo incontrati faccia a faccia è stato all'uscita del disco, nel quartier generale della label di Maurizio Chiarello. E a questo meeting non hanno purtroppo potuto prendere parte, per ovvie ragioni logistiche, sia Matti che abita in Finlandia, sia Paris, che vive a Cipro. Probabilmente la line-up al completo si unirà solamente quando capiterà l’occasione di salire su un palco tutti assieme in occasione di un live-show.
Dall'unione delle vostre forze, alla realizzazione del disco. Il passo é stato breve oppure ci sono stati dei momenti difficili?
Alex - Abbiamo fin da subito trovato un metodo che ha funzionato. Jahn ci proponeva una base delle canzoni sulle quali Gabriele scriveva le melodie ed io un arrangiamento utile a centrare l’atmosfera. Poi da lì in poi ogni membro della band ci metteva del proprio per completare il pezzo e, man mano che prendevano forma ci accorgevamo di stare creando qualcosa che ci soddisfaceva appieno.
E ora tocchiamo due aspetti che sono altrettanto importanti per la riuscita di un album: registrazione e mastering...
Alex - Non abbiamo voluto lasciare nulla al caso, per la produzione dell’album ci siamo avvalsi di due pezzi da novanta della scena italiana. Daniele Mandelli degli Elfo Studio si è occupato del mix dell’album, mentre Simone Mularoni ha dato il tocco finale con il mastering nei suoi Domination Studio. Crediamo che il risultato finale sia adeguato al nostro genere e faccia spiccare il lavoro di ognuno di noi al meglio.
Ma come sono andate le cose in studio di registrazione, il risultato finale ha rispecchiato ciò che avevate in mente oppure avete dovuto rinunciare a qualcosa?
Jahn - Ognuno ha lavorato indipendentemente con i propri strumenti registrandosi nel proprio home studio. La fase di mixaggio è sempre la più delicata, poiché bisogna cercare il giusto compromesso, concedere qualcosa in certe linee per avere qualcosa in più in altre. Il risultato alla fine ha soddisfatto appieno tutti e credo sia giusto così, perché un disco deve sempre essere discusso da ogni membro della band, che deve cercare di far risaltare le parti più esaltanti e nascondere eventuali debolezze. Vista la distanza, gran parte del lavoro è stato discusso dalla parte italiana del progetto e, una volta completato il brano, lo si sottoponeva anche agli “stranieri” per eventuali giudizi e modifiche.
Credete che band e musicisti che hanno una lunga carriera alle spalle abbiano poi difficoltà nel realizzare materiale nuovo che sia sempre all'altezza?
Alex - Bella domanda. Un momento di crisi compositiva credo possa capitare nel corso di una lunga carriera, ma tutti noi musicisti non siamo mai pronti ad affrontarla. Chiaro, posso parlare per noi che facciamo parte di una scena underground ed alla fine non vivendo di musica, incappare in un album meno ispirato cambia poco o nulla. Non è mai bello dedicare tanto tempo al songwriting e ritrovarsi con canzoni che non ci soddisfano appieno: a quel punto sta a noi decidere se dare alle stampe qualcosa che sappiamo già non essere all'altezza, oppure chiudere un…orecchio. Ovviamente non dirò mai nemmeno sotto tortura se nel corso della mia carriera, tra album con Dark Horizon, Ghost City e collaborazioni varie, ci sono dischi o canzoni che non avrei voluto pubblicare.
Per i contenuti lirici come vi siete invece organizzati ed ispirati?
Jahn - E’ iniziato tutto un giorno in cui ho ascoltato un passo tratto dalla bibbia, che parlava del profeta Elia. Una storia che mi ha colpito molto per la sua intensità, la difficoltà e sofferenza del personaggio nell'affrontare l’impresa e l’ambiente ostico. Ho pensato che sarebbe stata una bella idea poterla musicare. E da li ho iniziato a comporre “The Prophet”. Quando Gabriele ha aggiunto la linea vocale mi sono reso conto di come fosse nato un pezzo straordinario ed emozionante. Mi ricordo che al tempo il commento di Gabriele fu: ”Sto pezzo è da Gods of Metal”!
Da qui ha preso piede l’idea di dedicare più spazio ad argomenti tratti da testi religiosi o da qualunque altro argomento che apportasse un tocco di mistero, storicità e misticismo al progetto.
... e per l'aspetto grafico?
Jahn - L’aspetto grafico ovviamente è a tema con gli argomenti trattati. In copertina abbiamo il santo Graal adorato da una folla di persone. I Sangreal prendono il nome proprio da questa tematica, in base ad un’ipotesi molto intrigante trattata nel saggio “ll Santo Graal” (The Holy Blood and The HolyGrail nell'originale inglese) di Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln, in cui si racconta che Gesù avrebbe avuto una propria discendenza. I figli, si sarebbero poi sposati con membri di famiglie nobili della Francia meridionale dando così origine alla Dinastia Merovingia, prima dinastia dei re franchi. Da qui la linea di sangue reale e il nome Sang Real.
Il resto di immagini è sempre a tema religioso o richiamante il concetto di Graal come artefatto divino. Il booklet è stato trattato come se fosse un antico testo con caratteri in ebraico, come le stesse foto dei componenti.
Quali state sono le prime risposte da parte del "mercato"?
Alex - Vorrei dirti che abbiamo venduto in sei mesi migliaia di copie in tutto il mondo, ma sarei bugiardo. Purtroppo il mercato, si sa, è ai minimi termini e piazzare qualche centinaio di cd per una band rappresenta già un traguardo. Ma noi non vogliamo accontentarci, perché “Sangreal” ha ricevuto responsi positivi in Grecia, Germania, Svezia e Giappone, non solo tra gli appassionati di Epic, ma anche tra la frangia dei sostenitori del movimento Christian Metal.
... e più in generale dalla critica?
Gabriele - All'uscita dell'album c'è stato un consenso inaspettato ed energico.
Molte riviste, nazionali e straniere, hanno valutato molto positivamente il nostro lavoro; questo, va da sé, ci ha inorgoglito e resi ancora più entusiasti.
Probabilmente (ma è una mia semplice supposizione) gli addetti, ascoltando “Sangreal”, percepiscono una genuinità creativa fine a se stessa, lontana dalle classiche fatue ambizioni.
C'è la musica prima di tutto e noi abbiamo semplicemente seguito il nostro istinto creativo.
Questo elemento passa in qualche modo e la critica lo riconosce.
Qual è il giudizio che più vi ha fatto piacere e quello che avete ritenuto il più ingiusto?
Gabriele - Giudizi “ingiusti” non ne abbiamo ancora raccolti e speriamo di continuare così. Qualcuno ha scritto che non abbiamo inventato nulla di nuovo, ma non c'era alcuna intenzione da parte nostra, quindi non l’abbiamo presa come una critica. Apprezzamenti invece tantissimi, fortunatamente; uno di quelli che personalmente ho visto ricorrere più frequentemente è riferito all'ottima amalgama musicale della band, probabilmente anche perché formata da una miscela nordico-mediterranea che fonde più culture e modi di «fare musica».
Mi piacciono i termini come «impatto sonoro» che spesso abbiamo letto: rendono giustizia a ciò che volevamo fare e che alla fine siamo riusciti a generare con grande soddisfazione.
Scenari futuri per i Sangreal: pensate già a dare un seguito a "Sangreal"? O magari supporterete il disco con delle date live?
Gabriele - Il futuro è sempre un gigantesco punto interrogativo...
Ovviamente un riscontro positivo come quello ricevuto non può che galvanizzare e stimolare ulteriormente a nuove produzioni. Sarebbe bello, certo che sì, un nuovo album ma la creatività necessita anche d'ispirazione, divinità suprema che non ama essere forzata.
Abbiamo ricevuto delle proposte live (di cui una davvero ghiotta all'estero), ma al momento siamo in una fase di analitica attesa; vediamo che succede e come si muove quell'immenso motore di persone ed opportunità che generalmente poi fa scattare l'occasione, soprattutto quando meno ce lo si aspetta. In ogni caso da parte della band c'è entusiasmo quando si parla di live; siamo musicisti ed il palco rappresenta sempre un amore da cui difficilmente ci si allontana.
Avete già intenzione e previsto, in futuro, di apportare qualche variazione al vostro sound?
Jahn - Squadra che vince non si cambia è il detto. Il sound è stato molto gradito da chi ha avuto modo di ascoltare il disco e le recensioni son state tutte più che positive. Probabilmente potremo inserire qualche ritmica più robusta, ma senza esagerare. I tempi cadenzati sono perfetti per questo progetto ed ognuno ha potuto sbizzarrirsi come meglio poteva, dagli arrangiamenti orchestrali di Alessandro ai magistrali passaggi drammatici di Gabriele. Qualcuno nei Sangreal mi ha sempre fatto presente la frase “epic needs to be simple”.
A voi l'ultima parola ...
Alex - Date una chance ai Sangreal! Siamo convinti che “Sangreal” meriti un ascolto da parte non solo dei fan dell’epic metal, poiché abbiamo si attinto dalle radici degli anni ottanta, ma virando verso un sound più moderno e cinematico negli arrangiamenti. Abbiamo provato a “dare vita” ai testi con la nostra musica creando momenti di drammaticità, eroicità, tensione e teatralità, sfruttando tutte le sfaccettature del genere. E grazie a Metal.it e a te Sergio per lo spazio che ci avete concesso.
Intervista a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?