(03 maggio 2008) Jaded Heart - 3 Maggio 2008 (Motorock AS, Mozzate - CO)

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Provincia:CO
Costo:non disponibile
Sono passati appena un mese fa dalle nostre parti in compagnia dei Poodles, ed avevo pensato bene di perdermeli (decisione rimpianta amaramente, dopo le mirabili impressioni riportatemi dai miei colleghi). Ora tornano di nuovo, questa volta nel ruolo di headliner, e la mia presenza alla data del Motorock AS non poteva che essere obbligata. Il locale di Mozzate è dalle mie parti e lo conosco bene, avendovi suonato spesso e volentieri con gli Holy Gates, uno dei miei vecchi gruppi.
Purtroppo arrivo troppo tardi per assistere allo show dei Phytons, uno dei due gruppi di supporto previsti (i Markonee sono risultati defezionari all’ultimo minuto.
L’affluenza del pubblico non è certo quella delle grandi occasioni, ma non c’è da stupirsi, considerando che i tedeschi non sono affatto popolari nel nostro paese, e che hanno deciso di suonare addirittura quattro concerti in Italia.

Poco dopo la mezzanotte, ecco i cinque (sei in realtà, dato che si presenta anche un personaggio misterioso piazzato accanto alle tastiere di Henning Wanner) fare il loro ingresso on stage. Prima di iniziare, il singer Johan Fahlberg si scusa col pubblico, dicendo di essere molto malato, ma promette che offrirà comunque una grande prestazione. Si comincia in quarta con “Hero”, opener dell’ultimo, bellissimo, “Sinister mind”, e subito si capisce che qualcosa non va. Al di là dei volumi altissimi, sicuramente non adeguati alla piccolezza del posto, i suoni sono confusi, e soprattutto la performance dei nostri lascia alquanto a desiderare. Johan è effettivamente senza voce, quasi afono, e nonostante sopperisca con una grandissima presenza scenica, le stecche si susseguono troppo numerose per passare inosservate. Il peggio però è costituito dai cori: Henning Wanner e il bassista Michael Muller sono fin troppo presenti, ma risultano quasi sempre stonati, e l’effetto generale è decisamente infelice.

A peggiorare il quadro, il sesto uomo di questa sera, che nessuno è ben riuscito a capire chi fosse e che ruolo avesse all’interno della line up: si aggira in maniera inquietante accanto alle tastiere, suonando qualche nota assieme ad Henning, incita il pubblico in maniera piuttosto sguaiata e si cimenta in cori che è meglio dimenticare. Insomma, un elemento di disturbo e nulla di più. La band appare decisamente su di giri: continui gli incitamenti al pubblico perché si avvicini al palco e partecipi attivamente allo show, Johan spesso e volentieri sale sui tavoli a cantare, interagisce (leggi, ci prova) con le ragazze presenti, e Michael regala plettri in continuazione ai ragazzi delle prime file.

La setlist è purtroppo ben poco bilanciata: è vero che in Italia non li conosce quasi nessuno, però da un gruppo con ben otto dischi all’attivo, tutti di qualità eccelsa, ci si sarebbe aspettata un maggiore coraggio di spaziare. In realtà, questa sera le canzoni degli ultimi due album la fanno quasi totalmente da padrone: “Justice is deserved”, “Sinister mind”, “Going under”, “Hellucinate”, sono gli estratti dal nuovo lavoro, mentre dal precedente “Helluva time” spiccano le meravigliose “Tomorrow comes” e “Dreams you’ll never see”, oltre che la cover di Anastacia “Paid my dues”, durante la quale i nostri mettono del tutto a ferro e fuoco lo stage. Sfortunatamente, i problemi vocali di qui sopra si fanno sentire sempre di più, e tutti i pezzi, nonostante il gran tiro offerto dalla sezione ritmica (il batterista Alex Kruse risulterà alla fine migliore in campo), risultano delle mere parodie delle versioni originali.

Nel prosieguo dello show poi, si nota come la band sia molto più intenzionata a bere che a suonare: a parte il chitarrista Peter Ostros, anche lui molto professionale, gli altri si distraggono in continuazione dai loro strumenti per tracannare birra, e il tutto sfocia ben presto in un party folle e divertente, che però pregiudica non poco il livello artistico del concerto.

Ad un certo punto poi, Johan si mette a chiamare a gran voce la barista, chiedendo se fosse possibile avere altro alcool, e non ricevendo risposta, decide di andare lui stesso a servirsi! Nel frattempo gli altri, divertiti dalla scena, attaccano una caotica versione di “Love gun”, e il misterioso intruso (che ha dato per tutta la sera di non conoscere minimamente le canzoni suonate), impazzisce riconoscendo il riff, si impossessa del microfono principale, e inizia a cantare in maniera orrenda, con tanto di mosse di bacino degne del peggior Elvis Presley: trionfo del trash, anche se il pubblico, per quanto basito, ha mostrato di gradire.

Finalmente, recuperato il beveraggio e ristabilito un minimo di ordine sul palco, si può riprendere: non pare ci sia nessuna scaletta già decisa, per cui, dopo un rapido sguardo all’orologio, Johan e Peter si accordano per suonare altre due canzoni. Questa volta ascoltiamo cose più datate: “Anymore”, opener del disco “Trust” e soprattutto il classico “Feels like home”, proposta in una versione casinara al massimo, dilatata dai roboanti soli di Peter Ostros.

Si va tutti a casa dopo poco più di un’ora di spettacolo: concerto intensissimo, divertente, ma assolutamente pessimo per quanto riguarda il livello tecnico. Non posso quindi che andare via deluso, soprattutto perché le aspettative della vigilia erano molto alte. Più di un collega mi aveva parlato benissimo della performance del mese prima a Verona, e i tedeschi hanno una fama consolidata di grande live band. Probabilmente la scarsa affluenza di pubblico e la location minuscola hanno fatto propendere alla band per uno show meno curato del solito. Peccato, perché avremmo meritato senza dubbio di più, visto e considerato che gruppi come questo non passano cos spesso dalle nostre parti.
Poco male, i Jaded Heart restano lo stesso una delle più grandi realtà dell’hard rock europeo. Speriamo solo che le date di Bologna e Verona siano andate meglio...
Report a cura di Luca Franceschini

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 17 feb 2011 alle 20:22

Peccato che ora il Motorock As sia stato fatto chiudere :-( Ci passava tanta bella gente, da quelle parti...